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I rifugi sicuri rimarranno, ma avranno meno successo

Il mercato dei cambi può essere altrettanto scivoloso di un molo gelato a Ginevra. Keystone

Il rifugio sicuro del franco svizzero continuerà ad attirare gli investitori, malgrado la decisione della Banca nazionale svizzera di rinunciare a difendere la sua valuta. È l’opinione di numerosi esperti presenti al Forum economico mondiale (WEF) di Davos.

L’interrogativo è stato sollevato durante una tavola rotonda al WEF: «Esiste oggi effettivamente un rifugio sicuro?». Gli esportatori svizzeri e l’industria del turismo sarebbero costernati di sentire che la risposta è chiaramente affermativa. Gli investitori si rifugeranno sempre nei tradizionali valori sicuri nei momenti difficili, ma i livelli attuali di volatilità dimostrano che ogni rifugio ha il suo punto di rottura.

La svolta della Banca nazionale svizzera (BNS) ne è un esempio. Teoricamente, l’istituto centrale elvetico avrebbe potuto continuare a difendere il franco all’infinito. Alla fine ha però dovuto riconoscere che la soglia minima di 1,20 franchi per un euro era insostenibile.

La pressione politica interna, a cui si sono aggiunti i problemi del rublo, il calo del prezzo del greggio e la minaccia di un alleggerimento quantitativo (“quantitative easing”) da parte della Banca centrale europea, hanno creato la tempesta perfetta che ha costretto la BNS a rinunciare alla sua politica.

Altri sviluppi

Gli investitori continueranno ciononostante a a puntare sul franco svizzero. I depositi delle banche commerciali nella BNS sono saliti dai 388,7 miliardi di franchi di due settimane fa ai 402 miliardi della settimana scorsa. E questo malgrado l’annuncio della BNS di introdurre il tasso d’interesse negativo, nel mese di dicembre, e l’abbandono della soglia minima dell’euro lo scorso giovedì.

Una persona con una visione d’insieme della situazione è David Puth, direttore di CLS Group, che ogni giorno tratta ordini sul mercato dei cambi per un valore di circa 5’000 miliardi di dollari. Nel giorno in cui la BNS ha rinunciato alle sue difese del franco, il volume delle transazioni della sua società è raddoppiato.

«Abbiamo visto passare un volume record di 2,25 milioni di transazioni, che hanno totalizzato 9’200 miliardi di dollari di pagamenti di valute e che sono state regolate senza problemi in 45 minuti», indica David Puth a swissinfo.ch, precisando che quasi la metà delle transazioni concerneva il franco svizzero.

Rifugi “alla moda”

Rispetto all’euro, il franco si è apprezzato di circa il 30% in poche ore, prima di ridiscendere a un valore leggermente superiore alla parità. David Puth, ex dirigente e trader di JP Morgan, non crede che gli investitori si lasceranno scoraggiare dalla volatilità del franco svizzero, altrimenti stabile.

«La BNS ha tentato tutto il possibile per dissuadere la gente dall’investire nella sua valuta. Ma non ha funzionato», rileva. «Il mondo si trova oggi in un contesto volatile. I tassi d’interesse stanno scendendo ovunque e nella maggior parte dei paesi industrializzati si assiste a una pressione deflazionistica. Penso che la gente continuerà a considerare la Svizzera un paese in cui investire siccome non ci sono molte altre alternative».

Anche Tobias Straumann, storico dell’economia all’Università di Zurigo, ritiene che la Svizzera continuerà a essere vittima del proprio successo, attirando volumi indesiderati d’investimenti nei momenti critici.

«Nel 2007, gli economisti hanno creduto che l’effetto del rifugio sicuro era scomparso siccome l’euro era così forte», dice a swissinfo.ch. «Un anno più tardi, i rifugi sicuri sono di nuovo diventati di moda»

Dal 2011, prosegue Tobias Straumann, «l’economia svizzera non è stata migliore di quella della Svezia o della Norvegia. Storicamente, i mercati hanno però l’abitudine di rifugiarsi nel franco quando le valute principali sono in difficoltà. I mercati non sono completamente razionali».

Problemi nell’aria

I delegati presenti a Davos ritengono che le cose non andranno molto meglio per la Svizzera . Alcune banche centrali stanno infatti abbandonando le misure per rilanciare artificialmente l’economia (come ad esempio la Federal Reserve americana), mentre altre continuano a spendere (Banca centrale europea).

Questo condurrà a «un’era di un’enorme volatilità inattesa», secondo Anthony Scaramucci, fondatore e amministratore delegato della società d’investimento alternativa Skybridge Capital.

Intervenendo al dibattito al WEF, l’ex governatore della Banca del Messico Guillermo Ortiz ha detto che «la divergenza delle politiche monetarie delle banche centrali incrementa il fattore di rischio, il quale genera incertezza e volatilità».

Da sole, le banche centrali non possono gestire i problemi che affliggono l’economia globale, è stato ribadito nel corso di diversi dibattiti a Davos. Soltanto le riforme dei governi, ad esempio la riduzione degli sprechi, possono placare la tempesta.

La volatilità ridurrà l’efficacia dei rifugi sicuri tradizionali, come la Svizzera, la quale continuerà comunque ad attirare investitori in tempi più difficili, sostiene David Puth. «Il problema è che la Svizzera ha accumulato uno stock di riserve che minacciava di sommergere il sistema. Non aveva altra scelta che fermarsi. Penso che per un’economia di medie dimensioni come la Svizzera sia impossibile essere un rifugio sicuro efficace nel contesto attuale».

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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