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Vaccino obbligatorio e nuovo confinamento in Austria

Le strade del centro di Vienna ancora frequentabili liberamente fino a domenica.
Le strade del centro di Vienna ancora frequentabili liberamente fino a domenica. Copyright 2021 The Associated Press. All Rights Reserved

Le autorità austriache hanno deciso di usare le maniere forti per cercare di contenere l'impennata delle nuove infezioni di Covid-19. Berna invece resta prudente.

Da lunedì entrerà in vigore per venti giorni il regime di confinamento generalizzato, che si protrarrà in seguito solo per i non immunizzati e dal primo febbraio del prossimo anno scatterà l’obbligo vaccinale per tutti. L’Austria è il primo paese europeo ad adottare questa drastica misura.

“Ci sono troppe forze politiche che fanno campagna contro il vaccino, le conseguenze di questo sono terapie intensive intasate ed enorme sofferenza umana”, ha dichiarato il nuovo premier Alexander Schallenberg nella conferenza stampa in cui ha annunciato il lockdown nazionale e la vaccinazione obbligatoria dal prossimo febbraio.

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“Non è stato facile prendere questa decisione, a nessuno piace adottare misure che limitano la libertà”, ha aggiunto il premier affermano che questa decisione è necessaria perché “troppi tra di noi si sono comportati senza solidarietà”.

Le cifre austriache

Da inizio settimana i non vaccinati erano già tenuti ad osservare il confinamento ma questo non è riuscito ad evitare l’esplosione dei contagi nel paese danubiano.

Il tasso d’incidenza, tra i più alti in Europa, ha continuato a segnare nuovi primati, fissandosi a 991 nuove infezioni su 100’000 abitanti alla settimana, secondo l’ultimo bilancio ufficiale. Di fronte a questa ondata due regioni – quella di Salisburgo e l’Alta Austria – avevano annunciato giovedì confinamenti locali, mettendo così pressione su Vienna.  

Mentre la quota di immunizzati con doppia iniezione contro il Covid-19, pari a circa due terzi della popolazione, è tra le più basse in Europa Occidentale. “Non siamo riusciti a convincere sufficientemente le persone a farsi vaccinare”, si è lamentato in proposito il cancelliere Alexander Schallenberg.  

Svizzera prudente (per il momento)

Mentre l’esempio austriaco potrebbe essere seguito a breve da altri paesi, in primis la Germania in cui non si esclude la riproposizione del lockdown, polemiche sulla situazione epidemiologica e sulle scelte politiche non hanno risparmiato in queste ore neanche la Confederazione.

“Al momento non sono necessarie ulteriori misure per far fronte al coronavirus”, il futuro ” dipenderà dal comportamento di ognuno di noi”, aveva detto proprio giovedì il consigliere federale Alain Berset, nonostante il sensibile aumento delle cifre sui contagi nelle ultime settimane.

Non tutti concordano però con la prudenza di Berna, dettata forse anche dal voto popolare del 28 novembre in cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi anche sulle recenti modifiche alla legge Covid-19 (in particolare sul certificato Covid).

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Diversi virologi propongono una stretta sui Green Pass nella Confederazione, rilasciandoli solo alle persone immunizzate o guarite (regime a 2 G: “geimpft” e “genesen”), analogamente a quanto fatto in altri paesi vicini.

La discussione è particolarmente accesa a Berna dove le autorità cantonali vagliano una stretta di questo tipo sui certificati Covid, che la categoria dei ristoratori giudica comunque come una soluzione più sopportabile rispetto alla minaccia reale di un nuovo lockdown.

Un obbligo è possibile anche in Svizzera

“Se la libertà personale mette a repentaglio la salute altrui, questa può essere limitata”: a dirlo è il professor Alberto Bondolfi, professore di etica sociale e già membro della Commissione nazionale di etica per la medicina. Per questo motivo ritiene che anche in Svizzera, se ciò dovesse rendersi necessario, sarebbe possibile introdurre l’obbligo vaccinale, come ha deciso di fare l’Austria, diventando il primo Paese occidentale a farlo.

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Una misura simile in Svizzera potrebbe essere appoggiata dalla Legge sulle epidemie: anche se l’obbligo non è esplicitato, un margine di manovra c’è. “Aspettiamo di vedere come si sviluppano i numeri, ma dobbiamo essere pronti anche a scenari d’intervento molto muscoloso da parte dello Stato”.

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