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Uno sciopero blocca il più grande cantiere d’Europa

Gli operai delle NTFA manifestano contro il vuoto contrattuale Keystone

Diverse centinaia di operai hanno incrociato le braccia per 24 ore sui cantieri delle Nuove trasversali ferroviarie alpine (NTFA), annunciano i sindacati.

Lo sciopero è una protesta contro la disdetta del Contratto collettivo di lavoro nel settore edilizio. Severe le condanne degli impresari che parlano di un vero e proprio blocco.

La protesta è iniziata venerdì sera alle 20.00 nei cantieri ferroviari del San Gottardo. Stando a una nota diffusa sabato dai sindacati Unia e Syna, dopo i cantieri ticinesi di Bodio e Faido e quello urano di Amsteg, stamattina anche gli operai attivi a Sedrun (Grigioni) hanno aderito allo sciopero.

«La scelta del luogo dello sciopero è simbolico, giacché il cantiere delle NTFA sul San Gottardo è il maggiore per dimensioni attualmente in Europa», ha indicato Jacques Robert del sindacato Unia.

Organizzati in turni, gli operai impediscono l’accesso al cantiere e l’utilizzo delle macchine. I sindacati comunicano che i turni di mezzogiorno sui vari cantieri hanno aderito allo sciopero, che in base alle stime avrebbe coinvolto circa 600 persone.

Cantieri pericolosi

«L’agitazione sui cantieri della NTFA segna l’inizio di una serie di agitazioni» che coinvolgerà l’intero paese, ha avvertito Robert.

Lunedì i lavoratori edili intendono incrociare le braccia a Ginevra, Neuchâtel e Berna. A Zurigo – dove il mese scorso sono scesi in strada 17’000 lavoratori dell’edilizia – è prevista un’agitazione di lotta il 1. novembre.

Con gli scioperi i sindacati mirano a ottenere un nuovo Contratto collettivo di lavoro per le oltre 80’000 persone attive nel settore. Il vecchio contratto è stato disdetto per la fine di settembre dalla Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC).

«Le esigenze di una flessibilità maggiore auspicata dal padronato implica un aumento dei pericoli per i lavoratori», ha sottolineato Robert. Secondo i sindacati, i minatori di Sedrun devono ad esempio ritornare sul posto di lavoro troppo rapidamente dopo le esplosioni. Ciò che li espone a gas e polveri nocive.

Il prossimo incontro negoziale tra le due parti è programmato per il 5 novembre.

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Impresari furiosi

Decisamene arrabbiati per contro i responsabili della direzione dei lavori. «Siamo molto delusi di quello che sta succedendo. Non ce lo aspettavamo», ha reagito il direttore del Consorzio TAT attivo a Faido e Bodio, Bruno Gugelmann.

«I nostri cantieri si sono fermati per un blocco dovuto all’ingerenza di persone venute dall’esterno, ciò che ci dà profondo fastidio visto che riteniamo di aver sempre trattato correttamente i nostri operai», ha aggiunto.

Intervistato dalla Radio svizzera di lingua italiana, il presidente della SSIC, Werner Messmer, ha parlato di «un’azione anticostituzionale». «Le ditte di costruzione ci hanno comunicato che i loro operai vogliono lavorare. Non si tratta quindi di uno sciopero tradizionale, ma di un blocco vero e proprio dei cantieri».

La SSIC ha poi messo in guardia i sindacati sostenendo che con questo comportamento si mette a rischio il proseguimento dei negoziati. Con blocchi di questo genere che causano perdite non si può estorcere un nuovo Contratto nazionale mantello.

Sui cantieri del San Gottardo, ha ricordato la SSIC, i lavoratori ricevono stipendi superiori alla media e godono di generose prestazioni sociali.

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I costi dello sciopero

La ditta Implenia, che dirige i lavori di scavo nei cantieri di Bodio, Faido e Sedrun, ha fatto sapere che nessuno dei suoi operai (1500) partecipa all’agitazione.

Interrogato sui costi causati dall’astensione dal lavoro, il portavoce di Implenia Luzi Gruber ha avanzato, solo per i salari, una stima di 2 milioni di franchi. Tale somma è stata calcolata sulla base di 2 mila persone che lavorano dieci ore al giorno.

La cifra non tiene conto dei costi derivanti dal ritardo accumulato dai cantieri.

swissinfo e agenzie

Con lo sciopero i sindacati sperano di giungere alla conclusione di un nuovo Contratto collettivo di lavoro nazionale (CCL) per i circa 80’000 dipendenti attivi nel settore edile.

Il vecchio CCL, che non è più in vigore dal 1. ottobre, è stata rescisso in maggio dalla Società svizzera degli impresari costruttori.

I partner sociali non riescono a trovare un accordo. Il padronato vorrebbe più flessibilità per evitare la disoccupazione invernale. Auspica inoltre la parziale introduzione di una rimunerazione al merito.

I sindacati coinvolti, UNIA e Syna, rifiutano al contrario ogni deterioramento delle condizioni di lavoro, peraltro già difficili per chi è attivo nella costruzione.

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