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Università Oxford: tassa sulla carne per tutelare salute

L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nel 2015 che la carne rossa lavorata è cancerogena e quella rossa non lavorata potenzialmente cancerogena. Keystone/MARTIN RUETSCHI sda-ats

(Keystone-ATS) Troppe salsicce e bistecche fanno ammalare di cancro, malattie cardiache e diabete, e le cure sono un costo per la società. Così, per coprire questi “costi sociali occulti” della carne rossa, serve una “meat tax”, una tassa sulla carne.

L’imposta su braciole e insaccati è il punto focale di una ricerca dell’Università di Oxford, pubblicata sulla rivista specializzata Plos One. Lo studio sostiene che le malattie legate alle carni rosse costano 285 miliardi di dollari all’anno nel mondo in cure mediche. Viene quindi proposta una imposta del 20% sulla carne non lavorata (come le bistecche) e del 110% su quella lavorata (come gli insaccati e la pancetta), che fa ancora più male.

La misura raccoglierebbe 170 miliardi di dollari all’anno nel mondo e farebbe risparmiare 41 miliardi di dollari annui in cure mediche: in pratica, si eliminerebbe o compenserebbe il 70% dei costi sanitari dovuti alle carni rosse, e si eviterebbero 220’000 decessi all’anno. Il consumo medio di carne sarebbe ridotto di due porzioni alla settimana: attualmente nei paesi ricchi la media è una porzione al giorno. Il consumo di carni rosse lavorate calerebbe del 16%.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nel 2015 che la carne rossa lavorata è cancerogena e quella rossa non lavorata potenzialmente cancerogena. Nel settembre scorso l’assemblea dell’Onu ha approvato un documento in cui afferma che non esistono “cibi sani o insalubri”, ma “diete sane o insalubri”.

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