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Una vetrina tutta nuova per la moda elvetica

Una sfilata a Lugano per il battesimo ufficiale della Camera nazionale della moda svizzera

Nata un anno fa a Lugano, la Camera nazionale della moda svizzera si prefigge di mettere in valore la creatività degli stilisti nel campo dell'abbigliamento e degli accessori.

Tra gli obiettivi della nuova organizzazione – la terza per importanza al mondo dopo le consorelle italiane e francesi – c’è anche la promozione del “made in Switzerland” all’estero.

“Prestigioso gruppo internazionale leader mondiale nel settore dell’abbigliamento di alta qualità, cerca tecnico di confezione. Luogo di lavoro Mendrisio, Svizzera”.

Annunci di offerte di lavoro come queste fioriscono nei siti specializzati su internet. Per una ragione molto semplice: in Ticino l’industria dell’abbigliamento sta conoscendo da qualche anno una nuova primavera.

La concentrazione di famose “griffe” è la migliore conferma di questa netta ripresa, favorita anche dalla politica di promozione economica del Cantone. Stelle delle sfilate come Hugo Boss, Gucci, Zegna, Akris, Armani, hanno infatti scommesso sul Ticino.

È dunque in questo contesto favorevole che nasce la Camera nazionale della moda svizzera, diretta da Franco Taranto, che ha lavorato nel settore prima come modello e poi come fotografo. Un settore, quello del tessile e dell’abbigliamento, che occupa più di 110 mila persone in Svizzera e all’estero; un cifra che corrisponde più o meno alla popolazione di Losanna, quintà città svizzera.

Non casuale, per la Camera nazionale della moda, la scelta di Lugano come base operativa. La città sta infatti progressivamente rafforzando il suo ruolo di cerniera tra Milano e Zurigo, due grosse capitali economiche di richiamo internazionale.

Una creatività tutta da scoprire

È vero: non si è profeti in patria. Questo vecchio adagio vale anche per la moda. Eppure in Svizzera nel settore tessile non c’è solo una tradizione industriale di altissimo livello, compresi i pizzi di San Gallo, che non sono per nulla passati di moda. Ci sono anche stilisti affermati – come non citare Christa di Carouge – o con grandi potenzialità.

“In Svizzera c’è molta creatività – spiega a swissinfo Franco Taranto – che merita di essere maggiormente conosciuta e promossa. Molti giovani, che si sono diplomati con lavori interessanti, spesso rimangono fermi per mancanza di una piattaforma di lancio, o vanno all’estero. In questo senso la Camera nazionale della moda svizzera colma un vuoto istituzionale”.

E di proposte interessanti, che meritano visibilità, ce ne sono molte. Specialmente in Svizzera romanda e in Svizzera tedesca. “A livello di idee e creatività – osserva Taranto – in Svizzera francese c’è molto fermento, tanto a livello di concetto che di ricerca dei materiali. Frequenti i tocchi eccentrici”.

Molta innovazione anche nella Svizzera tedesca, dove la linearità e la vestibilità dei capi riveste un ruolo importante nella concezione degli abiti. “Scegliere, nel proprio percorso creativo, di privilegiare la linearità – annota Taranto – richiede comunque molto rigore e molto mestiere”.

Il battesimo pubblico con una sfilata

Nonostante il Ticino sia la “Fashion Valley” della Svizzera, alla sfilata che segna il battesimo ufficiale della Camera nazionale della moda (il primo e il due marzo a Lugano) non c’è nessuno stilista ticinese sui nove selezionati. “In Ticino gli stilisti ci sono, ma tra quelli che si sono proposti – spiega il direttore – non abbiamo trovato il profilo che stavamo cercando”.

Questione di gusto? “È vero che la creatività si apprezza anche in base ad una percezione soggettiva – commenta Taranto. Ci sono comunque dei criteri oggettivi di valutazione che permettono ai professionisti della moda di operare delle scelte, tanto più quando si tratta di selezionare delle proposte da portare in passerella”. Così a Lugano ci saranno quattro stilisti in provenienza da Ginevra e Losanna, tre dalla Svizzera tedesca (Basilea, Berna e Winterthur), uno da Milano e un altro ancora dalla Bulgaria.

La Camera nazionale della moda, aperta al mondo ma composta nella misura dell’80 per cento da stilisti svizzeri o che rappresentano la moda svizzera, punta moltissimo sulla promozione delle nuove generazioni. “In un settore come quello della moda – sottolinea il direttore – il ricambio è importante”.

Premiare l’innovazione

Lo sguardo sul mondo della creatività in Svizzera ha anche una fedele tradizione istituzionale. Dal 1918, infatti, l’Ufficio federale della cultura organizza annualmente il Concorso federale di design destinato a giovani designer di talento. Il concorso si prefigge di creare delle strutture in grado di aiutare le vincitrici e i vincitori ad emergere, e a fare evolvere la propria carriera.

L’Ufficio federale della cultura sostiene, per esempio, anche l’agenzia Quer, basata a Zurigo, che funge da mediatore per i giovani marchi. Perché fare carriera nel mondo della moda in Svizzera è difficile, soprattutto per mancanza di sbocchi professionali.

Sull’innovazione punta anche la Federazione svizzera dell’industria tessile. “Molti prodotti creativi e innovatori – sottolinea Swiss Textiles nel rapporto annuale del 2007 – sono parte integrante del successo delle aziende svizzere. La Federazione stessa sostiene il settore puntando sulla formazione e con il lancio di un nuovo marchio, swiss+cotton”.

Nell’intento di imprimere nuovo dinamismo al settore, la Camera nazionale della moda svizzera intende sfruttare al massimo le sinergie con Milano, dove l’industria della moda ha radici molto solide. “Sfruttare la metropoli lombarda, con il quale ci sono già diversi agganci – aggiunge Franco Taranto – significa beneficiare di grande visibilità”. A cui la moda non può rinunciare.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Nei futuri progetti della Camera Nazionale della Moda Svizzera, vi è anche la realizzazione del Palazzo Nazionale della Moda Svizzera, all’interno del quale dovrebbe trovare posto anche un Museo svizzero dello Stile e del Design.

Un museo voluto mettere in valore le forme di espressione culturale del nostro tempo e per divulgare la storia e le realizzazioni più significative di uno dei pilastri dell’ economia nazionale. Il museo dovrebbe ospitare una collezione permanente ed accogliere in parallelo esposizioni temporanee. Uno studio di fattibilità, che dovrebbe anche stabilire la collocazione geografica dell’edificio è attualmente in corso.

L’industria svizzera del tessile e dell’abbigliamento gode di buona salute. Nel 2006 la cifra di affari è cresciuta del 4,6% per raggiungere 4,13 miliardi di franchi.

Con una crescita di di 4,9 punti percentuali, l’esportazione ha registrato 4,20 miliardi di franchi. Il il 72% dei prodotti tessili e il 52% di quelli legati all’abbigliamento sono destinati all’Unione europea.

Alla fine degli anni 1930-40 l’industria svizzera. dell’abbigliamento raggiunge quasi il 100% della quota di mercato sul mercato interno, che perde poi progressivamente dopo la Seconda guerra mondiale. Nonostante il calo delle quote di mercato e del numero di aziende e impiegati dagli anni 1960-70, la produzione registra un incremento fino al 1978.

Per molto tempo l’industria svizzera dell’abbigliamento rinuncia a dislocare la propria produzione all’estero. Perdendo gradualmente la propria competitività, decide successivamente di trasferire una parte della produzione in Paesi con manodopera a basso costo.

Rivolta verso il mercato cittadino, l’industria dell’abbigliamento si insedia in un primo tempo specialmente. nelle città di Zurigo e San Gallo. Verso il 1940 le imprese cominciano a dislocare una parte della produzione in regioni rurali situate vicino ai confini e con manodopera a basso costo.

L’industria zurighese dell’abbigliamento, per esempio, trasferisce gradualmente la produzione nel Ticino, che in seguito diventa la più importante cantone. (Fonte: Dizionario storico della Svizzera)

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