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Una stella, sette pianeti – e nessuna vita ancora

Nessuno ha visto ancora il sistema HD 10180, ma l’artista se lo immagina così. ESO

È il sistema più ricco mai scoperto. Ha caratteristiche simili al nostro, tuttavia i ricercatori dell’università di Ginevra, che l’hanno individuato, sono scettici sulla possibilità di trovarvi della vita.

HD 10180, una stella come ce ne sono a miliardi nella nostra galassia. Tanto banale che il suo nome è il numero assegnatole tra il 1918 e il 1924 dall’astronomo amatoriale americano Henry Draper.

A 127 anni luce dalla Terra, nella costellazione australe dell’Idra, questa stella assomiglia molto a quella che illumina le nostre giornate: stessa grandezza, stessa temperatura, stessa luce. Recentemente si è scoperto che si trova al centro di un sistema di pianeti: sono sicuramente cinque, molto probabilmente sette.

L’importante scoperta è stata comunicata il 24 agosto scorso dagli astronomi dell’università di Ginevra e dal loro team internazionale diretto da Michel Mayor, il ricercatore che nel 1995 ha osservato, con Didier Quéloz, il primo corpo celeste orbitante attorno a una stella che non fosse il Sole. Finora, sono stati identificati circa 500 esopianeti (vedi dettagli a fianco) e il loro numero è destinato a crescere ancora.

Le profondità del cielo

Eppure nessuno ha mai visto uno di questi mondi, talmente lontani e poco luminosi da sfuggire ai nostri telescopi più potenti.

Per la loro osservazione, si è ricorsi al metodo detto delle velocità radiali. Si misurano le variazioni di traiettoria di una stella che provocano immancabilmente la gravitazione dei pianeti attorno ad essa.

Ancora una volta questa scoperta è da attribuire all’occhio acuto dello spettrografo Harps (High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher), un particolare strumento di progettazione elvetica posto sul telescopio dell’Osservatorio europeo meridionale di La Silla, in Cile.

Dalla sua installazione in Sudamerica nel 2003, questo straordinario strumento – capace di individuare variazioni di velocità dell’ordine di tre chilometri all’ora a decine di anni luci di distanza – ha già un centinaio di pianeti in bacheca.

Sei anni di osservazione

Ma come si fa a scoprire cinque o addirittura sette pianeti in un colpo solo?

«Quando ce ne è una sola, è relativamente semplice individuarla. Si riceve un unico segnale sinusoidale. Invece, per questa recente scoperta inizialmente non riuscivamo bene ad interpretare i dati raccolti. Osservavamo la stella che variava, ma in una maniera apparentemente caotica. Abbiamo continuato a raccogliere i dati e man mano abbiamo rilevato differenti segnali: una frequenza di 6 giorni, un’altra di 16, di 50, di 120 e di 600», spiega l’astronomo Christophe Lovis, l’autore principale della pubblicazione su HD 10180.

Si tratta del tempo impiegato dai cinque corpi celesti – della massa approssimativa di Nettuno – per percorrere la propria orbita. Il sistema potrebbe però comprendere anche altri due pianeti: quello grande – simile a Saturno – percorre l’orbita attorno al suo sole in 2200 giorni e quello piccolo – 1,4 volte la massa terrestre – impiega soltanto 28 ore per il moto di rivoluzione.

Perché questa incertezza sull’esatto numero di corpi? Uno si trova molto lontano, l’altro è invece molto piccolo. Il loro influsso sulle misurazioni è quasi impercettibile e quindi difficilmente misurabile. Christophe Lovis è comunque sicuro al «99%» dell’esistenza del pianeta più piccolo.

Non è un gemello del sistema solare

Finora si conoscevano 15 sistemi con più di tre copri celesti, uno dei quali conta cinque pianeti. Cosa c’è di eccezionale nella scoperta di HD 10180?

«Sono pianeti relativamente piccoli. Abbiamo così dimostrato che ora siamo in grado di individuare sistemi complessi formati da piccoli corpi celesti. Si aprono così prospettive immense, dato che ci sono probabilmente molti sistemi di questo tipo», risponde Christophe Lovis.

L’altra scoperta interessante è che i pianeti attorno a HD 10180 sembrano, come nel nostro sistema solare, disposti secondo la legge detta di Titius-Bode: iniziando dal corpo celeste più prossimo alla stella, rispetto a quello precedente la distanza dal Sole del pianeta successivo si raddoppia.

Il sistema HD 10180 non è comunque un gemello del nostro. I pianeti sono nettamente più vicini gli uni agli altri. Così, dei cinque identificanti senza ombra di dubbio, il più lontano si trova più vicino alla sua stella che Marte dal Sole.

E la vita?

I cinque pianeti hanno tutti una massa approssimativa a quella di Nettuno, ovvero da 13 a 25 volte quella della Terra. Sono con grande probabilità grosse bolle di gas, completamente inadatte a ospitare della vita. Il pianeta più piccolo assomiglia piuttosto a un inferno di roccia in fusione che a un gemello della Terra.

«Sarà per un’altra volta», commenta Christophe Lovis. Come alla maggior parte dei suoi colleghi, gli piacerebbe scoprire una forma di vita extraterrestre. Per il momento, si accontenta di raccogliere in un catalogo i pianeti potenzialmente abitabili vicini al nostro sole.

Missione iniziata. E a 32 anni, il giovane astronomo ha ancora tutto il tempo per vedere crescere questa lista.
Sono così numerosi i mondi…

Marc-André Miserez, swissinfo.ch
(traduzione dal francese, Luca Beti)

Sono dei pianeti situati al di fuori del nostro sistema solare.

La scoperta del primo esopianeta è stata annunciata il 6 ottobre 1995 dagli svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz, dell’osservatorio di Ginevra


Fino ad oggi sono stati identificati quasi 500 esopianeti.

La scoperta della maggior parte degli esopianeti è molto difficile poiché emettono una luminosità pari a meno di un milione di volte quella di una stella. La loro presenza può essere rivelata utilizzando tecniche di indagine indiretta.

L’universo è infinito ed è poco «popolato». Le distanze fra i corpi celesti sono immense e vengono espresse non in chilometri, ma in anni luce, ovvero la distanza percorsa dalla luce in un anno (approssimativamente 10’000 miliardi di chilometri).

Il Sole è a 8 minuti luce dalla Terra. Gli otto pianeti del sistema solare ruotano su un disco di 8 ore luce di diametro.

Al di là c’è il baratro. Prossima Centauri, la stella più vicina si trova a 4,2 anni luce. Il sistema di pianeti HD 10180 si trova a 127 anni luce dalla Terra.

Il nostro Sole e le centinaia di miliardi di stelle che lo circondano fanno parte di una vasta struttura a spirale chiamata Via Lattea, il cui diametro supera i 100’000 anni luce.

Un altro baratro sta al di là dei confini della galassia. Andromeda, la galassia più vicina, è a 2 milioni di anni luce. I telescopi più potenti ci permettono di osservare galassie distanti fino a 13 miliardi di anni luce.

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