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Una ricerca di qualità per spingere l’economia

Il segretario di Stato Mauro Dell'Ambrogio è uno dei pochi ticinesi ad essere ai vertici dell'amministrazione federale

La politica universitaria della Confederazione deve garantire un irradiamento internazionale della ricerca ed un solido legame tra mondo scientifico, economia e società. È la visione del nuovo segretario di Stato per l'educazione e la ricerca Mauro Dell'Ambrogio.

La ricerca svizzera deve dar prova di capacità innovativa e la qualità dell’insegnamento va mantenuta ai livelli più alti. Senza questi presupposti, ritiene Mauro Dell’Ambrogio, sarà difficile far fronte alla concorrenza internazionale.

«Per raggiungere risultati significativi è quindi necessario disporre di un mandato politico chiaro», ha indicato venerdì a Berna il segretario di Stato, in occasione della tradizionale conferenza stampa a 100 giorni dall’inizio del mandato.

In particolare, sarà essenziale definire alcuni punti chiave, come ad esempio la questione del finanziamento degli istituti accademici, della pianificazione strategica e della posizione dei politecnici federali di Zurigo e Losanna nel panorama universitario del paese.

Ricerca ed economia

Tra le priorità della futura politica universitaria svizzera spicca l’intensificazione dei partenariati tra scienza e settore privato. Questo tipo di relazione, rileva Fritz Schiesser, neo presidente del Consiglio dei politecnici federali, fornisce uno slancio sostanziale all’economia regionale.

«Oltre il 50% dei partner industriali dell’ETH di Zurigo e dell’EPFL di Losanna hanno la loro sede in Svizzera», osserva Schiesser, in carica da inizio anno. «Bisogna ad ogni modo preservare l’indipendenza della ricerca – sottolinea – per prevenire i conflitti d’interessi».

Come ribadito qualche giorno fa dalla Federazione delle imprese svizzere, primordiale per l’economia elvetica è la qualità della formazione e della ricerca universitaria. Uno standard che secondo economiesuisse va mantenuto elevato aumentando la concorrenza tra università, conferendo loro maggiore autonomia e introducendo per gli studenti tasse d’iscrizione commisurate ai risultati.

«Quest’ultimo punto merita di essere esaminato – commenta Dell’Ambrogio – anche perché vi sono effettivamente degli studenti migliori di altri, indipendentemente dalla durata della carriera accademica. Si tratterebbe di accettare, a poco a poco, il principio valido anche in altri settori della società secondo cui la prestazione va premiata».

Programmi europei

In merito alla partecipazione elvetica ai programmi di ricerca dell’Unione europea (Ue), Dell’Ambrogio traccia un bilancio molto soddisfacente. «Il sesto programma quadro di ricerca (2003-2006) è stato un successo: il ritorno finanziario per le piccole e medie imprese elvetiche è stato superiore ai contributi al programma che Berna ha versato all’Ue».

Recentemente in visita a Bruxelles, dove ha incontrato i suoi omologhi della Commissione europea, il segretario di Stato ha già avuto modo di chinarsi sul vincolo che lega la collaborazione internazionale all’accordo sulla libera circolazione delle persone.

L’esecutivo europeo ha chiaramente indicato che un mancato prolungamento dell’intesa bilaterale sulla libera circolazione (il popolo elvetico si pronuncerà probabilmente sulla questione nel 2009), metterebbe fine alla partecipazione svizzera ai programmi di scambio.

«Non credo che la Svizzera si ritroverà improvvisamente isolata – afferma a swissinfo Mauro Dell’Ambrogio – anche se è chiaro che la mobilità dei giovani e degli studenti ne risulterà ostacolata».

Non affrettare le decisioni

Durante la fase negoziale, la Svizzera tenterà di convincere l’Ue a non affrettare le sue decisioni. «Vorremmo che Bruxelles non facesse dipendere già sin d’ora l’accordo sulla mobilità di studenti e docenti dall’accordo sulla libera circolazione».

Nel caso il popolo svizzero dovesse respingere la riconduzione dell’intesa bilaterale in vigore dal 2002 (e che per il momento concerne 15 paesi), Dell’Ambrogio spera di disporre perlomeno di un margine di tempo sufficiente per «adattare, ridimensionare e mettere in funzione le strutture elvetiche».

swissinfo, Luigi Jorio

In Svizzera vi sono dieci università (Berna, Zurigo, Ginevra, Losanna, Basilea, Lucerna, San Gallo, Lugano, Friburgo e Neuchâtel) e due politecnici federali (Zurigo e Losanna).

L’offerta accademica è completata da quattro istituti di ricerca: Istituto Paul Scherrer (Villigen, canton Argovia), Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (Davos, Grigioni), Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Dübendorf, Zurigo) e Istituto federale per l’approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque (Losanna).

Considerati anche i mezzi per sostenere la cooperazione sulla ricerca con l’Unione europea, già approvati dal Parlamento svizzero nel dicembre 2006, le risorse federali destinate alla promozione del settore ERI (educazione, ricerca, insegnamento) per il periodo 2008-2011 ammontano in totale a 21,310 miliardi di franchi.

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