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Una moratoria di 5 anni per gli agrocarburanti

Circa 200 kg di mais sono necessari per produrre un solo litro di etanolo Keystone

La produzione di agrocarburanti sta aggravando l'emergenza alimentare mondiale. Un'alleanza di partiti e di organizzazioni terzomondiste propone quindi di introdurre una moratoria di 5 anni sulle importazioni di tutti i carburanti prodotti con derrate alimentari.

Tra gli Obbiettivi di sviluppo del Millennio, fissati nel settembre del 2000 dalle Nazioni unite, quello più drammaticamente urgente mira a dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che soffrono la fame. Più la scadenza si avvicina e più la realizzazione di questo obbiettivo sembra però allontanarsi.

Anzi, l’emergenza alimentare sta crescendo di anno in anno. Secondo quanto comunicato il mese scorso dall’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il numero delle persone sottoalimentate è salito a 925 milioni nel 2007, con un aumento di 75 milioni rispetto all’anno precedente. Ogni giorno la fame uccide quasi 25’000 persone a livello mondiale.

Tra i fattori che stanno aggravando la crisi alimentare vi è da alcuni anni il forte incremento della domanda di agrocarburanti, legato in buona parte al caropetrolio, che ha fatto esplodere i prezzi delle materie prime agricole su tutto il pianeta.

Una truffa ecologica

In vista della giornata mondiale dell’alimentazione, che ricorre il 16 ottobre, un’alleanza di partiti politici e di organizzazioni terzomondiste propone quindi di introdurre una moratoria di 5 anni sulle importazioni di agrocarburanti.

“Gli agrocarburanti sono stati pubblicizzati da potenti gruppi industriali come rimedi miracolosi per ridurre il consumo di energie fossili e abbassare le emissioni di CO2. In realtà, si tratta di una vera e propria truffa: come dimostrato da vari studi, il loro bilancio energetico è addirittura peggiore di quello dei carburanti prodotti con il petrolio”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa, tenuta lunedì a Berna, il deputato socialista Rudolf Rechsteiner.

Per introdurre rapidamente una moratoria, il presidente dell’organizzazione umanitaria Swissaid ha inoltrato recentemente un’iniziativa parlamentare, che ha ricevuto il sostegno di 105 parlamentari. Il testo dell’iniziativa propone di vietare solo l’importazione di carburanti derivanti da prodotti alimentari, mentre resterebbero autorizzati gli agrocarburanti ottenuti da biomassa, olio esausto o rifiuti agricoli e forestali.

“Oggi gli agrocarburanti costituiscono soltanto il 2% delle energie impiegate per i trasporti a livello mondiale. La loro produzione, a cui sono legati enormi interessi da parte delle industrie agroalimentari, sta però raddoppiando ogni 2 – 3 anni”, ha sottolineato Rechsteiner.

Colpo di acceleratore alla fame

“Come contadina posso solo rattristarmi, quando vedo quello che si sta facendo con i terreni agricoli nei paesi poveri. Le migliori superfici coltivabili vengono sacrificate per produrre agrocarburanti”, ha ribadito la deputata del Partito popolare democratico Elvira Bader.

Secondo studi dell’Organizzazione per lo sviluppo e la crescita economica (Ocse), gli agrocarburanti hanno contribuito in misura del 30 – 75% all’aumento dei prezzi dei generi alimentari registrato negli ultimi anni, ha indicato la consigliera nazionale.

“A farne le spese non sono i responsabili, ossia coloro che consumano questi carburanti nei paesi ricchi, ma le popolazioni più povere del pianeta. Si sta dando un vero e proprio colpo di acceleratore alla fame nel mondo”, ha aggiunto Elvira Bader.

Monoculture dannose e pericolose

Anche la deputata del Partito ecologista Maya Graf ha attirato l’attenzione sui danni umani, sociali e ambientali provocati dagli agrocarburanti nei paesi del Sud.

“Le monoculture destinate alla produzione di agrocarburanti stanno provocando un esodo di contadini dalle loro terre in molti paesi in via di sviluppo e stanno aggravando la distruzione delle foreste tropicali. Non possiamo permetterci di circolare con automobili che consumano questi carburanti, a spese delle popolazioni indigene, della biodiversità e degli spazi vitali per la flora e la fauna”.

Per queste monoculture, ha pure rilevato Maya Graf, vengono inoltre sacrificate enormi quantità di acqua: la produzione di 1 litro di bioetanolo richiede ben 4’000 litri di acqua.

“In Brasile, Argentina e Paraguay si ricorre sempre più spesso ad organismi geneticamente modificati (ogm) per produrre diesel consumato in Europa e negli Stati uniti. Gli ogm, che suscitano forti resistenze tra la popolazione in campo alimentare, si stanno quindi diffondendo sempre più grazie alla produzione di agrocarburanti”, ha deplorato la rappresentante dei Verdi.

Sostegno dei contadini

La moratoria sulle importazioni di agrocarburanti viene sostenuta anche dalle maggiori organizzazioni svizzere dei contadini.

“In un mondo in cui centinaia di milioni di persone soffrono la fame, il compito dell’agricoltura deve essere prioritariamente quello di assicurare le derrate alimentari”, ha dichiarato Jacques Bourgeois, direttore dell’Unione svizzera dei contadini.

swissinfo, Armando Mombelli

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), 925 milioni di persone soffrivano la fame nel 2007. Il loro numero è aumentato di 75 milioni rispetto all’anno precedente.

Ogni anno 3,5 milioni di bambini muoiono nei paesi poveri in seguito a malnutrizione.

A livello mondiale, il prezzo dei generi alimentari è aumentato l’anno scorso del 24%, rispetto al 2006. Nei primi 7 mesi di quest’anno l’aumento è stato del 50%, in base ai dati della Fao.

Gli agrocarburanti vengono prodotti soprattutto tramite mais, colza, soja, bietola, canna da zucchero. Per 1 litro di etanolo sono necessari 200 kg di mais e 4’000 litri di acqua.

Oggigiorno gli agrocarburanti coprono il 2% del consumo mondiale di combustibili. In Svizzera la loro quota è dello 0,2%.

A livello mondiale nel 2007 sono stati prodotti 52 miliardi di litri di bioetanolo, ossia tre volte di più rispetto al 2000. Tra i principali paesi produttori vi sono gli Stati uniti (27 miliardi), il Brasile (19 miliardi), l’Unione europea (2 miliardi) e la Cina (2 miliardi).

La produzione di diesel ottenuto da derrate alimentari ha raggiunto invece 10 miliardi di litri nel 2007, ossia dieci volte di più rispetto al 2000. I maggiori produttori sono l’Unione europea (6 miliardi), Stati uniti (2 miliardi), Indonesia (400 milioni) e Malaysia (300 milioni).

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