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Una mano tesa per uscire dal doping

Morto tragicamente nel 2004, Marco Pantani ha iniziato il suo declino dopo un controllo antidoping Keystone

Capire meglio i meccanismi che spingono a fare uso di sostanze illecite, per aiutare gli sportivi a liberarsi da questa piaga e a evitare le ricadute: è l'obiettivo di un progetto lanciato a Losanna e sostenuto dall'Agenzia mondiale antidoping.

Vero e proprio flagello dello sport moderno, nel corso degli ultimi anni il doping è stato l’oggetto di attenzioni sempre più importanti da parte delle istituzioni sportive internazionali e dei governi.

Parola d’ordine: intransigenza nei confronti dei disonesti, che possono essere puniti con sanzioni quali la sospensione per quattro anni in caso di prima infrazione, come sancito dalla nuova versione del codice mondiale antidoping, in vigore a partire dal 1° gennaio 2009.

«È stato privilegiato l’aspetto repressivo, necessario per stabilire un quadro chiaro, ma nel contempo si constatano lacune per quanto concerne l’accompagnamento e il sostegno agli sportivi condannati per utilizzo di sostanze dopanti», spiega lo psicologo delle sport Mattia Piffaretti.

Nella società civile, infatti, quando un criminale viene arrestato, quest’ultimo ha comunque la possibilità di acquisire nuove competenze – soprattutto professionali – tali da favorire il suo reinserimento e diminuire il rischio di recidiva.

Secondo Mattia Piffaretti lo stesso dovrebbe avvenire in ambito sportivo. In collaborazione con l’Università di Losanna – nel quadro delle borse di ricerca in scienze sociali – lo psicologo ha quindi lanciato il programma Windop, sostenuto finanziariamente dall’Agenzia mondiale contro il doping. Si tratta di una prima mondiale.

Ricostruzione psicologica

Dieci atleti – attivi in discipline diverse, provenienti dalla Svizzera e dai paesi limitrofi – hanno dato il loro accordo per partecipare al progetto pilota, della durata di un anno. Durante questo periodo, gli sportivi sono seguiti costantemente.

L’intervento è focalizzato sull’aspetto psicologico. «Per ridurre il rischio di recidiva, è necessario fornire agli atleti coinvolti i mezzi per effettuare la necessaria resilienza e ricostruirsi un futuro come sportivi ma soprattutto come persone», spiega Mattia Piffaretti.

La sanzione rappresenta infatti una cesura traumatizzante che può avere quali conseguenze disturbi psicologici molto importanti. In questo senso, la tragica morte di Marco Pantani è stato il caso più emblematico degli ultimi anni.

Per lasciarsi il doping alle spalle, occorre svolgere un lavoro di responsabilizzazione, di sviluppo delle risorse interiori e della fiducia in sé stessi. «Gli atleti sono sottoposti a una pressione costante. Spesso lo sport ha offerto a loro e alle loro famiglie la possibilità di abbandonare delle situazioni socio-economiche difficili. Dopo una punizione, è quindi necessario rimettere in discussione una vita intera», evidenzia Piffaretti.

Accettare i propri limiti

Parallelamente alla ricostruzione mentale, i partecipanti a Windop beneficiano pure di aiuto per quanto riguarda la loro preparazione fisica. Gli atleti imparano a conoscere meglio il loro metabolismo.

«L’idea è quella di proporre soluzioni alternative al doping. La condizione necessaria è l’adesione completa dell’atleta al progetto, affinché lui stesso possa capire quando vi sono stati degli errori a livello di preparazione fisica e mentale», spiega Georges-André Carrel, direttore del Dipartimento dello sport presso l’Università di Losanna.

L’ottimizzazione delle possibilità di successo passa dall’alimentazione, dalla qualità dell’allenamento e persino dalla biomeccanica, che insegna per esempio a migliorare il gesto atletico: «Roger Federer è un maestro in questo senso, e riesce a risparmiare molta energia», fa presente Carrel. Il concetto essenziale è chiaro: far capire all’atleta che deve accettare i propri limiti.

Infatti, «lo sport d’alto livello è diventato disumano. Ci sono pochi allenamenti, troppe competizioni e il tempo dedicato al recupero è completamente trascurato», dice Georges-André Carrel. Inoltre, a suo parere nelle discipline estremamente professionalizzate – quali hockey, calcio, ciclismo – le pressioni sono tali che è difficile resistere alle tentazioni.

Georges-André Carrel è convinto che per gli sportivi onesti è comunque possibile gareggiare ai massimi livelli. A questo proposito, cita l’esempio del francese Stéphane Diagana, campione del mondo nei 400 metri a ostacoli nel 1997: «Questo atleta sapeva che non avrebbe potuto raggiungere il massimo della forma due volte l’anno. Per essere in forma nei grandi avvenimenti, ha quindi rinunciato a numerosi meeting e di conseguenza a parecchi soldi. Si tratta di una scelta coraggiosa che deve servire da esempio».

Un’alternativa alla sanzione

Il programma Windop prevede anche un aspetto preventivo. «La testimonianza dei partecipanti permetterà ai giovani sportivi di capire cosa significa subire una sanzione e di rendersi conto che ciò può distruggere una carriera», aggiunge Piffaretti.

Nella versione definitiva di Windop, lo psicologo dello sport auspica che siano previste delle riduzioni di pena per gli atleti partecipanti al programma. «Ciò implicherà l’implementazione di un meccanismo di controllo più severo e la determinazione di criteri precisi per affermare che il rischio di recidiva è diminuito».

Parecchie federazioni internazionali – tra cui l’Unione ciclistica – collaborano già alla realizzazione dello studio pilota. La vera difficoltà – anche se l’anonimato risulta garantito – è stata quella di trovare dei candidati volontari che hanno accettato di riconoscere il loro errore e di rimettersi in discussione. «L’omertà che regna attorno al doping è ancora molto importante», conclude Mattia Piffaretti.

Progetto. Sostenuto finanziariamente dall’Agenzia internazionale antidoping, il programma di ricerca Windop è stato sviluppato dallo psicologo sportivo Mattia Piffaretti in collaborazione con l’Università di Losanna.

Sostegno. L’atleta partecipa volontariamente al programma e riceve un sostegno psicologico, fisico così come aiuto nella pianificazione della carriera e degli allenamenti. In tal modo, lo sportivo impara a conoscere meglio il proprio metabolismo e il funzionamento psicologico, per aumentare le prestazioni in modo naturale.

Obiettivi. Windop mira a ricostruire su basi sane la carriera sportiva e professionale degli atleti sanzionati per doping, evitando le ricadute. Il programma è inoltre inteso come opportunità – per i ricercatori – di capire meglio i meccanismi che spingono all’uso di prodotti dopanti.

Futuro. Windop è attualmente un progetto pilota. Nella sua versione definitiva, potrebbe costituire un’alternativa alla sanzione (pena ridotta o trasformata per chi s’iscrive al programma).

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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