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Il reddito di base incondizionato tra fascino e repulsione

Daniel Häni davanti a una foto di una delle azioni più eclatanti della campagna per un reddito di base incondizionato: nell'ottobre 2013 un camion scarica otto milioni di monetine da cinque centesimi davanti alla sede del parlamento svizzero. Keystone

La campagna per instaurare un reddito di base incondizionato ha suscitato ammirazione e costernazione e ha dato luogo a innumerevoli articoli e reportage. swissinfo.ch ha partecipato a due serate di informazione per sondare il terreno in vista della votazione del 5 giugno.

È una calda serata di maggio a Basilea. Daniel Häni lascia una sala di conferenze e si dirige verso un bar nelle vicinanze nel centro storico della città renana. Ha appena finito di presentare il progetto di un reddito di base incondizionato in un locale dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice).

Il risultato era prevedibile. Nessuno dei circa 60 partecipanti, prevalentemente persone di mezza età, era favorevole alla controversa proposta.

«È stata una sfida», afferma il promotore dell’iniziativaCollegamento esterno. «È stato divertente, ma la gente aveva già la sua opinione. Comunque sia, è stato un bell’esercizio democratico».

Häni ammette che la presentazione con un power point avrebbe potuto essere più breve e, col senno di poi, si dice che avrebbe dovuto reagire meglio alle preoccupazioni di un’anziana membro del partito. Costei aveva espresso il timore di perdere la sua donna delle pulizie, che nel caso in cui l’iniziativa venisse accettata potrebbe decidere di rinunciare al suo lavoro.

Nella sala altri hanno chiesto chiarimenti e di tanto in tanto i toni del dibattito sono stati accesi. Häni non nasconde che vi sono stati attimi in cui i commenti e i mormorii lo hanno irritato.

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Tuttavia non intende abbassare le braccia. «La nostra campagna è in piena attività», afferma con ottimismo. I risultati dei recenti sondaggi non sono di certo rosei, ma Häni guarda più in là.

«Il reddito di base non sarà introdotto il 5 giugno, ma è solo una questione di tempo», ha affermato davanti ai presenti.

Centro sociale

Due giorni dopo, in un centro sociale alla periferia di Berna, oltre 80 persone visionano un film prodotto dai promotori dell’iniziativa. Nell’affollata sala l’aria è un po’ viziata e la pioggia tamburella sul tetto dell’edificio rinnovato, un vecchio fienile circondato da un parco.

Il pubblico è composto di giovani e anziani della classe media; vi sono pressappoco altrettanti uomini che donne. Si può presumere che molti di loro siano piuttosto aperti all’idea di un reddito di base e la speranza degli organizzatori è di riuscire a convincerli entro la fine della serata.

I quattro oratori devono lottare per l’unico microfono sul palco. È sorprendente come alcuni di loro cerchino di catturare l’attenzione del pubblico raccontando aneddoti famigliari o esperienze politiche e professionali per dimostrare il loro punto di vista.

Dopo circa 60 minuti di scambi animati, il dibattito affronta finalmente la questione centrale in gioco nella votazione: il valore etico e monetario del lavoro. Solo il lavoro vale uno stipendio? E che dire di un’attività di volontariato?

Domande aperte

«Raramente ho visto un pubblico così vivace», osserva Oswald Sigg, del comitato d’iniziativa, poco impressionato dallo stile polemico adottato da un politico locale, responsabile degli affari sociali, che si oppone all’iniziativa.

Quest’ultimo, economista di formazione, ha affermato che i promotori lasciano troppe domande aperte. Si dice però impressionato dalla campagna e dal fascino che l’iniziativa sembra avere sul pubblico.

Sigg da parte sua mantiene la calma. Ciò che lo irrita sono soprattutto i commenti di alcuni giornali, che gli ricordano la retorica conservatrice della fine degli anni 1960, quando nuove idee di una società più liberale erano arrivate in Svizzera dalla vicina Francia.

Lasciando la riunione in tarda serata, due donne di mezza età aprono gli ombrelli e cercano di schivare le pozzanghere. «È stato interessante, vero? Anche se non ho capito tutto ciò che hanno detto», afferma una di loro. «Oh, beh, in ogni caso il reddito di base non è per oggi», le risponde l’altra.

Forza creativa

L’esito del voto del 5 giugno è tutt’altro che promettente per l’iniziativa. I promotori lasceranno però probabilmente una traccia importante nella recente storia politica delle campagne per la loro forza creativa.

L’elenco delle trovate pubblicitarie negli ultimi tre anni è lungo: otto milioni di monetine scaricate davanti al parlamento, banconote da dieci franchi distribuite gratuitamente nelle stazioni, un manifesto entrato nel Guinness dei primati, un’automobile dorata, una dimostrazione di robot di cartone nelle strade di Zurigo in occasione della Festa del lavoro, diverse pubblicazioni, così come innumerevoli articoli pubblicati dai media nazionali e internazionali.

Per non parlare poi del ruolo predominante dei media sociali, ad esempio con il lancio di un’azione di crowdfunding.

Campagna tradizionale tralasciata

Alcune voci critiche hanno trovato da ridire su questa strategia, sostenendo che così facendo ci si è dimenticati di quella frangia di opinione pubblica che si raggiunge solo con campagne tradizionali.

Un’opinione che il politologo e esperto di relazioni pubbliche Mark Balsiger non condivide. «I sostenitori dell’iniziativa hanno avuto idee brillanti, concretizzate con successo. È un gruppo composto di volti nuovi, che è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico per un lungo periodo».

Pertanto è comprensibile che l’approccio tradizionale, con dibattiti pubblici ed eventi informativi, sia stato un po’ tralasciato, prosegue il politologo.

Balsiger aggiunge che le figure chiave della campagna hanno dato l’impressione di essere persone sveglie e ‘cool’, mentre l’iniziativa ha potuto beneficiare di una certa benevolenza da parte dei media, in particolare perché la proposta non ha nessuna possibilità di uscire vittoriosa dalle urne.

Traduzione di Daniele Mariani

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