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Un voto che esprime timori nei confronti dell’Islam

Perplessità e delusione: Eveline Widmer-Schlumpf mentre commenta il risultato della votazione Keystone

Il divieto di nuovi minareti esprime i timori della popolazione nei confronti delle correnti fondamentaliste islamiche. Secondo il governo, ora bisogna però evitare di isolare la comunità musulmana. Per i promotori dell'iniziativa, la Svizzera ha invece lanciato un segnale chiaro agli altri paesi europei.

“Il Consiglio federale e la maggioranza del parlamento avevano raccomandato al popolo di respingere questa iniziativa. Gli elettori hanno deciso diversamente e dobbiamo rispettare questa decisione democratica”, ha dichiarato la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf, durante una conferenza stampa tenuta domenica sera a Berna, assieme ai colleghi Doris Leuthard e Moritz Leuenberger.

Illustrando la reazione del governo ai risultati delle votazioni federali del fine settimana, la consigliera federale ha tenuto innanzitutto a rammentare la portata del verdetto popolare. Il divieto di costruire nuovi minareti, che viene ora ancorato nell’articolo 72 della Costituzione federale, non tocca i 4 minareti già esistenti in Svizzera. E non impedisce neppure di costruire nuove moschee o centri di preghiera per la comunità musulmana, ha sottolineato Eveline Widmer-Schlumpf.

“Questa decisione concerne soltanto la costruzione di nuovi minareti e non deve essere vista come un rifiuto della comunità musulmana, della sua religione e della sua cultura. I musulmani e le musulmane potranno continuare a praticare la loro religione anche dopo questo voto”, ha aggiunto la consigliera federale.

Lungo processo

Secondo Eveline Widmer-Schlumpf, “il risultato della votazione esprime però l’esistenza di paure e insicurezze presso la popolazione nei confronti di correnti islamiche fondamentaliste, che potrebbero rifiutare le nostre tradizioni democratiche e non riconoscere il nostro ordinamento giuridico”.

La ministra di giustizia e polizia ha tuttavia rammentato che la stragrande maggioranza dei musulmani residenti in Svizzera accettano totalmente l’ordinamento dello Stato. Il voto di questa domenica “non può quindi portare ad un isolamento della loro comunità sulla base di differenze religiose o culturali. Ciò avrebbe conseguenze estremamente negative per un paese aperto come la Svizzera, in cui numerose minoranze convivono in uno spazio esiguo”.

Anche il consigliere federale Moritz Leuenberger ha cercato di sdrammatizzare il risultato della votazione sui minareti. “La lotta per la libertà religiosa è sempre stata un processo molto lungo per la Svizzera. Il percorso è stato ad esempio molto lungo per arrivare ad una convivenza pacifica tra cattolici e protestanti, come pure per giungere al riconoscimento dei diritti della comunità ebraica”.

Problemi in vista per il governo

Nonostante queste rassicurazioni, il risultato della votazione mette non poco in difficoltà e in imbarazzo il governo svizzero. Da un lato perché il divieto di costruire nuovi minareti potrebbe essere interpretato come un atto di discriminazione della libertà di religione, che viola la Convenzione europea dei diritti umani. Alcuni oppositori hanno già annunciato di voler rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.

Inoltre, le autorità temono ora possibili effetti negativi all’estero, in particolare presso i paesi islamici. “Le ripercussioni di questa decisione non possono ancora essere valutate, tuttavia possiamo presumere che incontreremo delle difficoltà. Ad esempio per quanto riguarda le esportazioni e il turismo. Negli ultimi anni gli ospiti provenienti dai paesi del Golfo avevano registrato una crescita del 15% all’anno”, ha indicato Eveline Widmer-Schlumpf.

Destra nazionalista soddisfatta

Il verdetto popolare ha suscitato invece grande soddisfazione da parte dei promotori dell’iniziativa popolare, in particolare l’Unione democratica di centro, che da diversi anni utilizza i problemi legati alla convivenza con gli stranieri quali cavalli di battaglia elettorale.

“La gente non vuole minareti, muezzin e sharia. È un sentimento molto diffuso presso buona parte della popolazione in Svizzera, ma anche in tutto il resto dell’Europa. E oggi gli svizzeri hanno dato un segnale chiaro agli altri paesi europei”, ha dichiarato il consigliere nazionale Walter Wobmann, presidente del comitato d’iniziativa.

Secondo l’UDC, non vi è da preoccuparsi per le eventuali conseguenze all’estero del voto di questa fine settimana. “Una reazione di stizza da parte dei paesi islamici è possibile, ma l’alta qualità dei prodotti elvetici proteggerà le ditte svizzere, ha dichiarato ad esempio il vicepresidente Yves Perrin.

Delusione dei musulmani e dei vescovi

La delusione dei musulmani che risiedono in Svizzera è invece immensa. Un “avvenimento catastrofico” lo ha definito Youssef Ibram, imam del centro culturale islamico di Petit-Saconnex, nel canton Ginevra. “Avevamo fiducia nella lucidità del popolo svizzero, è una delusione enorme”, ha aggiunto.

Per Farhad Afshar, presidente del Coordinamento delle organizzazioni musulmane della Svizzera (KIOS), il ‘sì’ all’iniziativa antiminareti “non è degno della Svizzera”. Afshar ha criticato i maggiori partiti elvetici, che a suo avviso avrebbero dovuto impegnarsi maggiormente nella campagna elettorale, dal momento che erano in gioco diritti fondamentali per la Svizzera, come quello della protezione delle minoranze.

L’accettazione dell’iniziativa antiminareti è “un ostacolo sulla via dell’integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto”, ritiene la Conferenza dei vescovi svizzeri. Secondo il portavoce Walter Müller, sul risultato del voto ha influito anche la situazione dei cristiani in alcuni paesi musulmani, vittime di discriminazione e oppressione.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Secondo il presidente dei Verdi Ueli Leuenberger, “i musulmani non hanno ricevuto solo una sberla, ma addirittura un pugno in faccia”. La decisione del popolo svizzero è il risultato di “una propaganda estremamente ben fatta, che ha fatto leva sui pregiudizi”.

Il consigliere nazionale del Partito popolare democratico Jacques Neyrinck si è detto preoccupato per un possibile boicottaggio dei prodotti svizzeri da parte paesi islamici: “potrebbero esserci perdite miliardarie”.

A detta del consigliere nazionale del Partito liberale radicale Hugues Hiltpold, il risultato di questa votazione rischia di avere ripercussioni negative anche per la Ginevra internazionale, in cui risiedono numerosi musulmani.

“L’UDC ha giocato con il fuoco, ora dovrà trarne le conseguenze”, ha affermato la consigliera nazionale socialista Ada Marra. A suo avviso, l’esito del voto potrebbe avere ripercussioni anche sul destino degli ostaggi elvetici in Libia.

L’approvazione del divieto di costruire minareti indica chiaramente che la popolazione non vuole un’ulteriore diffusione di un Islam radicale in Svizzera, ha dichiarato invece il presidente dell’UDC Toni Brunner.

L’Unione democratica federale (UDF) ha reagito “con soddisfazione” al voto popolare, sottolineando che rappresenta un puro e semplice divieto di costruzione e non di una limitazione della libertà religiosa dei musulmani.

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