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Un villaggio umanitario come laboratorio di pace

Roberta Zuchegna, responsabile del volontariato giovanile presso il segretariato della Federazione delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa swissinfo.ch

Migliaia di volontari della Croce rossa e della Mezzaluna rossa provenienti dai quattro angoli della terra, si sono riuniti a Solferino per celebrare i 150 anni del movimento creato dallo svizzero Henry Dunant. Reportage dal villaggio umanitario.

Umanità, imparzialità, neutralità, universalità, unità, indipendenza e volontariato: si articola su questi principi il Movimento internazionale della Croce rossa. Un movimento in cui l’azione del singolo può fare la differenza nel cambiare il mondo in cui viviamo.

Al villaggio umanitario allestito dalla Croce rossa italiana e situato poco fuori dal paese di Solferino, c’è un via vai di gente. Tutto è pronto per ospitare i cinquemila volontari e i partecipanti al terzo incontro mondiale della gioventù, Youth on te move – Doing more. Doing better. Reaching further.

Nonostante l’inevitabile stress – organizzare un evento del genere richiede enorme energia – prevalgono i sorrisi e la collaborazione. Tommaso Della Longa, responsabile dell’Ufficio stampa, non si ferma mai. Eppure trova il tempo per dare ascolto a tutti. Come gli altri volontari, preparati a gestire donne e uomini in rappresentanza di 186 società nazionali di tutto il mondo.

Sono arrivati dalla Sierra Leone, dalla Costa d’Avorio, dall’Afghanistan, dalla Birmania da Israele e dalla Palestina. Sono arrivati motivati, pieni di speranza, con il desiderio di confrontarsi con gli altri, di scambiare esperienze e visioni del mondo. Sono arrivati spinti soprattutto da uno slancio ideale che spesso si manifesta lontano dai riflettori, nel silenzio della quotidianità.

Si incontrano, si confrontano, tracciano le mappe di una nuova solidarietà come se il villaggio umanitario fosse un singolare laboratorio della pace, di cui questo nostro mondo ha disperatamente bisogno.

Umanità e ancora umanità

Roberta Zuchegna, 33 anni, romana, vive a Ginevra dove lavora per il segretariato della Federazione delle società della Croce rossa e della Mezzaluna rossa. È responsabile del volontariato giovanile. Lei stessa volontaria della Croce rossa da quindici anni, non ha perso lo slancio ideale degli inizi del suo impegno.

Per la gioventù partecipare ad un raduno mondiale è sempre un’occasione di crescita. Confrontarsi con giovani di paesi diversi ma che condividono uno stesso ideale e medesimi valori, è un momento privilegiato, specialmente per coloro che provengono da realtà molto lontane, come le isole del Pacifico. “È un modo per poter vivere la grandiosità del movimento, che nel mondo può contare su 100 milioni di volontari”.

Roberta Zuchegna non ha dubbi: tra i principi cari ad Henri Dunant, fondatore della Croce rossa, l’umanità è sicuramente il più importante. “È quello che ha guidato i 150 anni della Croce rossa dalla sua creazione. È quello che guida ancora oggi giovani e vecchi volontari, che quotidianamente si mettono a disposizione e al servizio dell’umanità, per migliorare la vita delle persone vulnerabili, senza alcuna discriminazione e senza alcun pregiudizio”.

Quando l’aiuto è anche invisibile

Ma che sguardo portare su un mondo che sembra mancare disperatamente di umanità? “Nel mondo c’è sempre stato il bene e il male. Ma posso assicurare che la voglia di solidarietà non è per nulla sopita. Quando all’inizio di aprile il terremoto aveva ferito mortalmente l’Abruzzo, la lista di attesa dei volontari pronti a dare una mano era davvero molto lunga. Quando c’è bisogno, insomma, i volontari rispondono presente: sono i primi ad arrivare e gli ultimi a partire”.

Roberta, a chi come noi palesa un certo pessimismo e molta preoccupazione per un mondo sempre più arido ed egoista, risponde con un messaggio di speranza. “È vero, nel mondo ci sono un sacco di problemi: violenza, emergenze migratorie, insicurezza. Ma posso assicurare che ci sono sempre persone pronte a mettere a disposizione se stesse per aiutare gli altri. È quello che ho fatto io come giovane volontaria”.

“È quello che fanno nel mondo i 100 milioni di volontari della Croce rossa e della Mezzaluna rossa. Ogni giorno, e spesso in silenzio. I volontari sono la base invisibile del movimento della Croce rossa. Invisibile, ma presente, concreta, affidabile, generosa, che non chiede nulla in cambio. E nelle nuove generazioni il seme per fare crescre un mondo migliore aspetta solo di poter germogliare”.

Troppo spesso dimentichiamo, sottolinea ancora Roberta, che sono proprio i giovani ad essere i più idealisti, sono spesso i giovani a scendere nelle piazze per chiedere giustizia, uguaglianza, libertà.

“Il volontariato non costa niente ma dà tantissimo”

Da un corso della Croce rossa a responsabile del volontariato giovanile. Roberta di strada ne ha fatta tanta, seguendo una spinta ideale che aveva già dentro di sé da adolescente. È stata vicina ai bambini malati di cancro ricoverati negli ospedali, ha soccorso vittime di terremoti e alluvioni, ha assistito migranti sfiniti che sbarcavano sulle coste italiane. E ora lavora a Ginevra. “Il volontariato non costa niente, ma dà tantissimo”.

E se avesse potuto incontrare Henri Dunant, le chiediamo, che cosa avrebbe voluto dire o fare? “Avrei sicuramente voluto passare delle ore a parlare con lui. Era un giovane molto idealista e al tempo stesso si interessava di altre culture, aveva anche cominciato ad avvicinarsi all’Islam. La sua apertura e la sua assenza di pregiudizi ha cambiato la storia del mondo”.

Françoise Gehring, Solferino, swissinfo.ch

Il 2009 segna la riccorrenza di eventi importantissimi nella storia dell’aiuto umanitario.

150 anni della nascita dell’idea di Croce Rossa, in occasione della Battaglia di Solferino, combattuta il 24 giugno 1859
90 anni della nascita della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR)
60 anni dell’adozione delle Quattro Convenzioni di Ginevra, corpo giuridico fondante del diritto internazionale umanitario
50 anni della fondazione del Museo Internazionale di Croce Rossa di Castiglione delle Stiviere.

All’interno del Villaggio umanitario, realizzato dalla Croce rossa italiana, è stata allestita un’ampia area dedicata alle attività, l’Humanitarian Boulevard, uno spazio in cui i volontari si metteranno alla prova in dimostrazioni e competizioni.

La Fiera umanitaria include una serie di stand espositivi delle società nazionali e dipartimenti della federazione, per condividere conoscenze e esporre attività.

Il 27 giugno è stata programma una fiaccolata che ripercorre il tragitto delle infermiere e degli aiutanti che portarono i feriti dal campo di battaglia di Solferino fino al primo avamposto medico.

La delegazione delle società nazionali più numerosa è quella italiana (745 volontari), seguita da quelle francese (310) e spagnola (262).

Il più giovane partecipante è Arif Prasetya, indonesiano, 18 anni; il più anziano si chiama Ah-Lan Lam Yan Fon, presidente della Croce rossa delle isole Mauritius, 70 anni.

La delegazione che arriva da più lontano è quella delle isole Cook (Oceania).

La mensa, curata da cuochi siciliani, preparerà oltre 15 mila pasti al giorno divisi in cinque diete diverse per rispondere alle esigenze di religioni e culture: kasher (ebraica), vegetariana, musulmana, mediterranea e priva di glutine (per chi soffre di celiachìa).

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