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Un traguardo con gli occhi al futuro

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L'Istituto svizzero di Roma (ISR) festeggia i sessant'anni d'attività con l'intenzione di consolidare – nel quadro di un nuovo mandato di prestazioni – i buoni risultati ottenuti finora, correggendo alcuni errori del recente passato.

«In un luogo come Roma, caratterizzato da un’enorme concorrenza, l’esistenza di un ente culturale non è né facile né scontata. Noi possiamo affermarlo con fierezza: l’Istituto svizzero esiste ed è in buona salute!», dice a swissinfo Charles Kleiber, ex segretario di Stato per l’educazione e la ricerca, ora nuovo presidente del consiglio di fondazione dell’ISR.

Kleiber aggiunge: «L’ISR ha saputo conquistarsi un posto fisso di primo piano nella scena culturale italiana non soltanto per la qualità delle sue proposte, ma anche per la loro originalità. Inoltre, tutto questo è stato realizzato con un numero esiguo di collaboratori e risorse modeste, se confrontate a quelle di istituzioni analoghe».

Secondo il presidente, le componenti del successo dell’ISR sono due: «La tradizione – ossia quella di favorire il dialogo costruttivo tra arte e scienza – e la capacità di adattarla all’evoluzione della società».

Maggior rigore finanziario

In merito al deficit finanziario – con una perdita di oltre 1 milione di franchi su un budget di 2,5 milioni – registrato nel corso della precedente gestione, quella di Domenico Lucchini, Kleiber rileva che l’indubbia qualità delle iniziative culturali non è stata accompagnata da un’adeguata gestione a livello finanziario.

Per questo motivo, nel quadro del nuovo mandato di prestazioni tra la Confederazione, la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia e l’ISR per il periodo 2008-2011 sono state inserite precise disposizioni per garantire una pianificazione più chiara e controlli maggiori.

«Nell’immediato – aggiunge – saranno effettuati risparmi in ambito artistico per ristabilire l’equilibrio. In ogni caso continueremo a crescere, avvalendoci del nuovo regolamento finanziario istituito appositamente per evitare il ripetersi di situazioni simili».

Gli fa eco Christoph Riedweg, direttore dell’ISR: «Una struttura come questa deve innanzitutto fiorire attraverso manifestazioni artistiche e culturali, che ovviamente hanno costi più elevati rispetto alla ricerca scientifica. Occorrerà pertanto vigilare per restare all’interno delle risorse disponibili».

Guardare avanti

«Invece di perderci nelle polemiche dobbiamo essere fieri di quanto di buono è stato fatto e guardare al futuro con fiducia», afferma Christoph Riedweg. Il nuovo mandato di prestazioni 2008-2011 – presentato venerdì a Roma – «è infatti all’insegna del consolidamento, per proseguire il proficuo lavoro svolto durante gli anni precedenti».

Nell’introduzione al documento viene lodato lo sviluppo recente e le sinergie realizzate. «L’autonomia e la responsabilità dell’ISR», si legge nel testo, «dovranno essere ulteriormente rafforzate».

Punto centrale del nuovo contratto è l’obiettivo di «rinforzare l’attività artistica e scientifica, garantendo un inserimento ancora maggiore nel contesto artistico e universitario italiano».

In merito alla condivisione del sapere con l’Italia, il presidente di Pro Helvetia Mario Annoni ha ricordato che l’italianità costituisce una componente fondamentale dell’identità elvetica, in ragione dei 600’000 italofoni che risiedono nella Confederazione.

Dal canto suo, il consigliere nazionale Carlo Sommaruga – membro del consiglio di Fondazione – ha auspicato che l’attività dell’ISR prosegua «nel solco dello spirito di chi ha donato Villa Maraini alla Confederazione».

Risorse maggiori

Per adempiere a questi scopi, il parlamento ha deciso di aumentare i contributi all’ISR: il Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca ha infatti triplicato – da 400’000 a 1’200’000 franchi annui – il suo sostegno finanziario fino al 2011.

«Si tratta di un evidente riconoscimento alla bontà del lavoro svolto: l’ISR è riuscito a convincere il mondo politico che i soldi destinati alla sua attività costituiscono un investimento vincente», commenta Charles Kleiber.

Il nuovo presidente aggiunge: «Trattandosi di denaro pubblico, dimostreremo di essere degni della fiducia nei nostri confronti».

Una rete di contatti

La presenza culturale svizzera in Italia comprende altri due poli: Venezia e Milano. «Abbiamo scelto di non associare un certo tipo di offerta a un’unica sede, ma di proporre le nostre attività nel quadro di una rete di contatti che ha l’italianità quale denominatore comune. A Milano, per esempio, sono stati allacciati legami con il cantone Ticino, la città di Lugano e l’Università della Svizzera italiana», spiega Riedweg.

«La nostra idea è quella di affiancarci agli eventi culturali importanti che avvengono nei vari centri: per esempio, in occasione della Biennale dell’arte e dell’architettura di Venezia, organizziamo eventi collaterali che mettono in risalto l’arte e la cultura elvetiche».

Esplosività e silenzio

Volgendo lo sguardo ai prossimi anni, il neo presidente Charles Kleiber è fiducioso: «Il mio sogno è che questo istituto diventi un laboratorio delle nuove tendenze culturali e scientifiche».

«Questa è anche la sfida maggiore: Villa Maraini dev’essere un alveare di sperimentazione, di confronto, di produzione, rimanendo nel contempo un luogo di silenzio e riflessione», conclude Kleiber.

swissinfo, Andrea Clementi, Roma

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