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Un summit svizzero per parlare della ripresa dell’Ucraina

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Irina Zubchenko cammina con il suo cane Max tra le macerie di un centro commerciale a Kiev bombardato dall'esercito russo, 21 marzo 2022. Keystone

Come indirizzare l’Ucraina sulla strada della ripresa: questo il tema dell’importante conferenza internazionale che si terrà nella città svizzera di Lugano ai primi di luglio. Con la guerra ancora in corso in varie parti del Paese e tanti dubbi sulla corruzione vigente, però, potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi.

“La nostra priorità rimane mettere fine al conflitto, perché finché la guerra va avanti la popolazione continuerà a soffrire”, dice Manal Fouani, rappresentante del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) in Ucraina. “La situazione non fa che peggiorare, con nuove sfide da affrontare ogni giorno”.

L’evento del 4-5 luglio era già stato programmato prima che la Russia invadesse l’Ucraina il 24 febbraio, nell’ottica di una serie di conferenze internazionali che si tengono in diversi Paesi fin dal 2014 per sostenere le riforme e i tentativi di democratizzazione ucraini.

Alla luce dell’invasione russa, però, l’argomento della conferenza di Lugano è stato modificato e ora verte sui programmi di ricostruzione e sviluppo del Paese. Le ostilità hanno lasciato molti grandi centri urbani, incluse la capitale Kiev e la città di Charkiv, devastate da bombardamenti aerei, missili e pezzi d’artiglieria. Più di cinque milioni di ucraini e ucraine sono stati costretti a darsi alla fuga e il conflitto ha reclamato migliaia di vite, distrutto mezzi di sostentamento e trasformato infrastrutture essenziali in cumuli di macerie.

Altri sviluppi

Il 20 giugno, nel corso di una conferenza stampa, il presidente della Confederazione e capo del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis ha dichiarato che la Ukraine Recovery Conference (UCR2022) non è da intendersi come evento per raccogliere donazioni, ma come un’occasione per introdurre nuove riforme in favore di buongoverno, decentralizzazione, separazione dei poteri e lotta alla corruzione. Secondo il sito della conferenzaCollegamento esterno, la discussione si concentrerà soprattutto sul piano per la ripresa e lo sviluppo elaborato dal Governo ucraino, oltre che sulle riforme, le priorità e le condizioni per favorire il rilancio del Paese.

Cassis ha definito l’evento come una “responsabilità e un’opportunità per la Svizzera di contribuire alla stabilità europea”.

Gli invitati a partecipare includono 41 Paesi e 19 organizzazioni internazionali, inclusi alcuni importanti esponenti della Banca mondiale e delle Nazioni Unite. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha confermato la propria partecipazione, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parteciperà in videoconferenza. All’evento saranno presenti anche rappresentanti del settore privato.

Si può cominciare a ricostruire prima ancora che la guerra finisca?

Secondo gli esperti e le esperte del settore, le possibilità di un cessate il fuoco o di negoziati di pace nel breve termine sono piuttosto risicate, ma ciò non significa che non si possa già iniziare a pensare alla ripresa. Ora che gli scontri si concentrano nella parte orientale dell’Ucraina, in altre aree del Paese regna una relativa calma, unita all’urgenza di ricostruire.

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Alcuni uomini cercano persone superstiti tra le macerie del liceo di trasporti ferroviari di Ljubotyn dopo un attacco missilistico russo nella regione di Charkiv, nell’Ucraina nord-orientale, 20 giugno 2022. Keystone

L’UNDP sta fornendo al governo ucraino l’esperienza tecnica di cui ha bisogno per sviluppare il proprio piano di ripresa e sviluppo, oltre che per fare una valutazione dei danni, dice Fouani, la quale parteciperà alla conferenza a Lugano. Il piano, aggiunge, prende in considerazione “una ripresa economica, sociale, ambientale e infrastrutturale”, concentrandosi sull’efficienza e sulla presa di responsabilità, ma tenendo anche conto dell’”opinione popolare” grazie a un’ampia procedura di consultazione.

Le esigenze più immediate, continua, andranno affrontate con l’obiettivo di “ricostruire per il meglio”. La popolazione delle aree liberate sta già tornando nelle proprie case, che però vanno messe in sicurezza. Gran parte del territorio è ancora minato, cosa che ha causato diverse vittime tra la popolazione civile. La ricostruzione non potrà cominciare a pieno ritmo finché le rovine degli edifici crollati non saranno rimosse. “Riparazioni rapide e miglioramento di infrastrutture e servizi pubblici devono cominciare quanto prima, insieme al recupero dei mezzi di sostentamento, della produzione alimentare e delle attività economiche”, afferma Fouani.

Il problema della corruzione

La supervisione degli aiuti internazionali destinati al Governo ucraino per la ricostruzione e le relative condizioni sono oggetto di numerosi interrogativi.

Il 20 giugno scorso, Simon Pidoux, vicecapo dell’ambasciata svizzera in Ucraina e ambasciatore speciale della Svizzera per la URC2022, ha dichiarato: “La ricostruzione è nelle mani del Governo ucraino, sono loro a dirigerla, per cui qualunque decisione andrà presa di concerto con loro”. Tuttavia, Cassis ha sottolineato che uno dei principi chiave della conferenza riguarda la “totale trasparenza e sorveglianza dei flussi di denaro”.

Nell’Indice di percezione della corruzione 2021Collegamento esterno, l’Ucraina si è classificata solo 122° sui 180 Paesi presi in esame. Un sondaggio condotto nell’agosto 2020 dalla Ilko Kucheriv Foundation for Democratic InitiativesCollegamento esterno, con sede a Kiev, ha rilevato che, se il 41,8% delle persone partecipanti ha dichiarato che la corruzione “è un fenomeno vergognoso, privo di basi oggettive”, il 36% ha invece sostenuto che si tratta di “parte integrante delle tradizioni sociali”. L’applicazione di tangenti nei servizi pubblici è da sempre un problema nel Paese, per cui c’è chi ha sollevato dubbi su come verrebbero gestiti i fondi internazionali.

ponte distrutto
Automobili ucraine attraversano un ponte di fortuna costruito accanto a una strada distrutta, 30 maggio 2022. Keystone

Fouani, dell’UNDP, sottolinea che negli ultimi anni ci sono stati notevoli progressi in questo senso, ma che è bene che ci sia sempre una qualche forma di controllo sull’uso dei fondi internazionali per la ricostruzione.

“Di recente sono stati ipotizzati più di 600 miliardi di dollari di danni, cifra che non può fare altro che aumentare”, sottolinea. Sebbene il programma di ricostruzione dell’Ucraina non abbia ancora un prezzo definito, richiederà certamente grosse somme di denaro in aiuti internazionali.

“Gli obiettivi della conferenza includono riforme, responsabilità e trasparenza, per cui ci saranno delle sessioni specifiche dedicate a questi argomenti”, spiega Fouani. “Il problema è stato sollevato da più parti e il governo [ucraino] lo prende molto seriamente”.

Questione di priorità

Margaret Harris, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che avrà la sua rappresentanza a Lugano, richiama l’attenzione sulla necessità di rispondere alle esigenze sanitarie della popolazione, sottolineando che almeno 295 strutture ospedaliere ucraine sono state colpite dai bombardamenti russi e che la ricostruzione e il miglioramento del sistema sanitario locale devono essere una delle principali priorità. Nonostante i problemi, la sanità ucraina sta continuando a funzionare grazie a team dedicati e altamente qualificati che fanno di tutto per mantenere in funzione gli ospedali.

“Interveniamo dove ci sono stati danni alle strumentazioni, agli edifici, dove mancano le risorse, ma cerchiamo anche di capire quali siano le esigenze più pressanti”, afferma a swissinfo.ch. “Una delle principali necessità, ora, riguarda l’assistenza a livello psicologico. In questo senso, stiamo lavorando a stretto contatto con la moglie del presidente, Elena Zelensky, la quale ha avviato un’iniziativa per cercare di raggiungere tutta la popolazione ucraina”.

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La mattina del 2 giugno, questa scuola elementare a nord di Charkiv è stata bombardata dalle forze russe. Il bidello della scuola è morto durante l’attacco. Keystone

Harris spiega che già prima della guerra si registravano parecchi casi di problemi psicologici, dati dall’abuso di alcol o da disturbi mentali cronici, ma che “adesso l’intera popolazione è tormentata dal terrore, dal dolore e dalle sofferenze a cui è stata sottoposta”, per cui le strutture di supporto psicologico hanno un enorme bisogno di risorse.

Poi ci sono le malattie non trasmissibili come ipertensione, diabete e ictus. Nelle “aree liberate”, i medicinali sono stati oggetto di saccheggio, per cui bisogna ripristinare le forniture e aumentare l’assistenza primaria: “Molte persone hanno perso la vita perché nei bunker non avevano accesso ai farmaci che servivano loro, anzi, forse ne sono morte più per quello che per i bombardamenti”.

Un approccio “olistico”

Fouani riconosce che è difficile parlare di priorità di fronte a tante esigenze diverse. Alcune, poi, sono meno evidenti di altre, afferma Rana Amirtahmasebi, una consulente di pianificazione urbana che risiede negli Stati Uniti e si è specializzata in strategie culturali e di ripresa postbelliche. A suo dire, una ripresa efficace richiede un approccio olistico e onnicomprensivo, specialmente nelle aree di conflitto.

“Esistono misure più o meno forti per la ripresa”, spiega. “Entrambe devono coesistere per ottenere risultati, soprattutto nelle zone di conflitto, dove la coesione sociale e la bussola morale delle comunità non esistono più”.

Le misure forti, continua, riguardano le infrastrutture tradizionali come impianti idrici, nettezza urbana, trasporti, strade ed energia. “Nel ripristinare tutti questi aspetti, però, non bisogna trascurare nemmeno ambiti più “soft” come l’arte, la cultura o l’istruzione”, dice.

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Traduzione dall’inglese: Camilla Pieretti

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