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Un segreto bancario che sta troppo stretto alla ricerca storica

cassette di sicurezza di una banca
Per storici e giornalisti, il segreto bancario svizzero rimase sottochiave. © Keystone / Gaetan Bally

Fino a un’epoca molto recente, i Paesi che cercavano di rintracciare chi evadeva il fisco si scontravano spesso con il segreto bancario svizzero. Ora è il turno dei media e del mondo della ricerca storica.

La legge che regola il segreto bancario è stata inasprita nel 2015 a seguito di una serie di vicende di dati rubati acquistati da autorità fiscali straniere.

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Coloro che si occupano di storia della piazza finanziaria ritengono però che questo inasprimento della norma (che in particolare punisce chi divulga o fa uso di dati bancari segreti) rappresenti un ostacolo per la ricerca: spesso e volentieri le banche si trincerano dietro a questa legge per rifiutare le richieste di documentazione.

A gennaio, la Società svizzera di storia (SSS) ha scritto una lettera alla responsabile del Dipartimento federale delle finanze Karin Keller-Sutter, firmata da 1’700 storici e storiche, in cui si chiede un allentamento della legge.

L’associazione ha menzionato il caso di UBS che ha negato a uno storico l’accesso ai documenti che mostrano i rapporti finanziari della banca con la Germania durante la Seconda guerra mondiale.

Il segreto bancario è entrato in vigore nel 1934, con l’introduzione dell’articolo 47 della Legge sulle banche, che rende punibile penalmente la divulgazione di dati della clientela.

Dopo l’acquisto da parte delle autorità fiscali di altri Paesi di dati bancari svizzeri trafugati, l’articolo è stato inasprito nel 2015.

Chiunque divulga dati bancari o induce altri a farlo può essere incarcerato fino a cinque anni o multato.

Ciò significa che un organo di stampa potrebbe essere ritenuto responsabile qualora riproducesse i dati offertigli da terzi.

Una multa fino a 250’000 franchi svizzeri può essere comminata anche a chi trasmette per negligenza dati non autorizzati.

Nel 2017 la Svizzera ha iniziato ad applicare la “Convenzione sulla reciproca assistenza in materia fiscale”, uno scambio automatico di informazioni fiscali con altri Paesi.

Questo regolamento internazionale obbliga le banche a trasmettere i dati della sua clientela alle autorità fiscali riconosciute.

Il segreto bancario rimane comunque intatto per la clientela residente in Svizzera o in quei Paesi che non applicano lo scambio automatico di informazioni.

Nessun compromesso

Questi stessi documenti erano già stati messi a disposizione della Commissione Bergier, istituita dal Governo svizzero tra il 1996 e il 2001 per esaminare i rapporti della Svizzera con il regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.

UBS è rimasta irremovibile nella sua decisione di tenere sottochiave il suo archivio. La Società svizzera di storia è consapevole che determinate informazioni strategiche debbano essere mantenute segrete per evitare potenziali problemi legali. Tuttavia, deplora la mancanza di volontà di scendere a compromessi su documenti ormai vecchi di decenni o almeno di negoziare con gli storici e le storiche su quali fatti possono essere resi pubblici.

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La legge che regola il segreto bancario svizzero è criticata per essere troppo draconiana.

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“A causa di questa complessa costellazione, la ricerca sulla piazza finanziaria svizzera è in gran parte bloccata, il che è inaccettabile vista la sua importanza macroeconomica, politica e sociale per la storia del nostro Paese”, si legge nella lettera.

Le critiche espresse dal mondo della ricerca storica fanno seguito a quelle dei media lo scorso anno. Chi riporta dettagli che si basano su dati bancari trafugati rischia fino a cinque anni di prigione.

“Suisse Secrets”

Nel febbraio 2022, un giornale svizzero è stato costretto a rinunciare a pubblicare un’inchiesta che si basava appunto su una fuga di dati e che evidenziava come Credit Suisse abbia per anni avuto tra la sua clientela presunti criminali e dittatori.

Mentre i media stranieri hanno riprodotto i cosiddetti documenti “Suisse Secrets”, quelli svizzeri hanno preferito rinunciare, visto appunto il rischio di sanzioni penali.

La vicenda ha suscitato un’ondata di critiche sia a livello nazionali che internazionale contro le restrizioni imposte dalla Svizzera alla libertà di stampa.

“Perseguire penalmente i giornalisti per aver pubblicato dati bancari di interesse pubblico è contrario alle norme internazionali sui diritti umani”, ha dichiarato Irene Khan, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la libertà di espressione.

Queste pressioni hanno spinto alcuni parlamentari svizzeri a riconsiderare il segreto bancario, nel timore che la legge sia diventata troppo draconiana.

La commissione economica del Consiglio Nazionale ha approvato quest’anno una mozione che permette ai media di far uso di dati bancari rubati, a condizione che gli articoli e i servizi siano in “buona fede”.

Il Governo ha accolto con favore la proposta, ma la strada da percorrere è ancora lunga prima che la mozione si traduca in un cambiamento.

Equilibrio di interessi

Il tema dovrà essere dibattuto da entrambe le camere del Parlamento e ciò potrebbe durare mesi. E, prima di arrivare a una modifica della legge, si dovrà soprattutto riuscire a trovare una maggioranza a favore.

Il Dipartimento federale delle finanze ha dichiarato di aver preso atto delle obiezioni dei media e del mondo della ricerca storica, ma vuole entrare nel merito della fondatezza delle loro argomentazioni solo una volta completato l’iter parlamentare.

Anche l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ha affermato che la decisione spetta al legislatore. “Non tocca all’ASB esprimere un giudizio sull’equilibrio tra il bisogno di protezione del singolo cliente e il bisogno di informazione del pubblico”, ha indicato l’associazione in una dichiarazione.

L’ASB ha inoltre sottolineato che gli organismi di regolamentazione, come l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro e l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, possono accedere alle informazioni bancarie in caso di sospetto di reato.

Traduzione di Daniele Mariani

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