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Un rapporto del CICR accusa la CIA di “torture”

"Quante persone torturate in nostro nome?": una rosa per protestare davanti alla Casa Bianca nel 2006 Reuters

Un documento confidenziale del Comitato internazionale della Croce Rossa conferma le torture avvenute nelle prigioni segrete della CIA. Ora ci sono abbastanza prove per aprire procedure giudiziarie, sostengono le organizzazioni di difesa dei diritti umani.

Il documento, redatto nel 2007, si basa sui colloqui che i delegati del Comitato internazionale della Croce Rossa hanno avuto con 14 detenuti trasferiti dalle prigioni della CIA al campo di Guantanamo, a Cuba.

I prigionieri descrivano le tecniche d’interrogatorio utilizzate dai servizi segreti statunitensi nelle carceri segrete. Il rapporto giunge alla conclusione che questi trattamenti “costituiscono una tortura”.

A procurarsi il rapporto è stato Mark Danner, scrittore e professore all’Università di Berkeley. Estratti del documento sono stati pubblicati all’inizio di questa settimana dalla New York Review of Book, in un articolo intitolato “US Torture: Voices from the Black Sites”.

“È un rapporto devastante per l’amministrazione Bush”, afferma Reed Brody, portavoce di Human Rights Watch. “È un documento molto importante, che conferma quanto già avevamo sentito da diverse fonti; adesso però la prova viene dagli stessi detenuti”.

La conclusione è che gli ufficiali americani si sono resi colpevoli di attività criminali, in aperta violazione alle leggi statunitensi ed internazionali, afferma Brody, autore di diversi libri sugli abusi nei confronti dei detenuti.

Il rapporto fornisce senz’altro nuove munizioni a coloro che chiedono di perseguire alcuni membri dell’amministrazione Bush, prosegue il portavoce di Human Rights Watch.

“Ci sono certamente abbastanza prove per aprire un’indagine criminale sul programma statunitense di detenzione segreta dopo gli attentati dell’11 settembre”, aggiunge Rob Freer, di Amnesty International.

“Quando il CICR usa il termine ‘tortura’ non lo fa alla leggera. La tortura è un crimine perseguito dalle leggi internazionali e quando ci sono delle asserzioni credibili le autorità statunitensi sono obbligate ad investigare e devono portare davanti alla giustizia i presunti colpevoli”.

Trattamenti “crudeli, inumani e degradanti”

I delegati del CICR hanno potuto avere una conversazione coi 14 prigionieri di “alto livello” detenuti nelle prigioni della CIA dopo il loro trasferimento a Guantanamo nel 2006. In virtù delle regole del Diritto internazionale umanitario, il Comitato internazionale della Croce Rossa visita regolarmente i prigionieri, per assicurarsi che le condizioni di detenzione rispettino le convenzioni internazionali.

Stando al rapporto, i detenuti hanno subito trattamenti “crudeli, inumani e degradanti”, che in molti casi possono essere definiti “tortura”: simulazione di annegamento, percosse, privazione del sonno, confinamento, esposizione a temperature estreme…

I responsabili del CICR non hanno contestato l’autenticità del rapporto, anche se deplorato che sia stato reso pubblico. La CIA, dal canto suo, si è trincerata dietro a un “no comment”.

Nel 2006, l’ex presidente statunitense George W. Bush aveva ammesso l’esistenza di prigioni segrete e l’uso di metodi d’interrogatorio duri nei confronti dei presunti membri di al Qaida catturati dopo l’11 settembre. L’anno successivo Bush aveva poi garantito che gli interrogatori avvenivano nel rispetto delle Convenzioni di Ginevra.

La nuova amministrazione Obama ha disposto la chiusura delle prigioni segrete ed ha ordinato alla CIA di seguire le stesse regole di interrogatorio dei militari, fino a quando non si sarà proceduto a una revisione completa del programma.

“Commissione verità”

Secondo alcune speculazioni, le informazioni contenute nel rapporto – di cui almeno cinque copie erano state diffuse tra gli alti responsabili della Casa Bianca – sarebbero trapelate per accendere il dibattito sulla politica di detenzione.

Alcuni rappresentanti democratici del Congresso hanno chiesto l’istituzione di una “commissione verità” per investigare sugli abusi commessi in nome della “guerra al terrore” dalla precedente amministrazione. Una richiesta che i repubblicani hanno definito una “caccia alle streghe”.

Barack Obama ha reagito con una certa freddezza all’appello per la creazione di una simile commissione, ma ha anche affermato che nessuno è al di sopra della legge e non ha escluso l’avvio di procedimenti giudiziari.

Tuttavia, un mese fa, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha precisato di “preferire guardare avanti e non indietro”.

“Capisco il dilemma politico al quale è confrontata la nuova amministrazione, che vuol guardare avanti poiché ha un’agenda che va ben oltre i diritti umani”, afferma Brody.

“Se però vogliono riconquistare credibilità, gli Stati Uniti hanno interesse ad investigare e perseguire questi crimini. Si tratterebbe di un passo molto importante per mostrare al mondo che non solo pensiamo che quanto è stato fatto era sbagliato, ma anche che ci impegniamo per punire chi ha perpetrato questi atti anti-americani”.

swissinfo, Simon Bradley, Ginevra
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

La CIA è stata accusata per la prima volta di gestire delle carceri segreti nell’Europa orientale, in Afghanistan e in Thailandia il 2 novembre del 2005 in un articolo del Washington Post. La decisione di creare queste prigioni – chiamate “black sites” – è stata presa dopo gli attentati dell’11 settembre.

Qualche settimana dopo, il senatore svizzero Dick Marty è stato incaricato dal Consiglio dell’Europa di investigare sull’esistenza di simili strutture nell’Europa orientale.

Nel suo primo rapporto, pubblicato nel giugno del 2006, Marty giunge alla conclusione che 14 paesi europei si sono resi colpevoli di collusione, attiva o passiva, in materia di detenzioni segrete e di trasferimenti illegali di persone. Anche la Svizzera ha autorizzato il sorvolo del suo territorio ad aerei della CIA.

Nel settembre del 2006, il presidente USA George W. Bush ha ammesso per la prima volta l’esistenza di queste prigioni e ha indicato che 14 detenuti – tra cui la mente degli attentati dell’11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed – erano stati trasferiti nella base di Guantanamo.

Nel dicembre del 2007, Bush ha respinto le accuse di tortura e ha difeso i metodi della CIA.

Appena entrato in carica, Barack Obama ha ordinato la chiusura entro un anno della prigione di Guantanamo, nonché dei “black sites”. Inoltre ha imposto alla CIA di usare solo le tecniche d’interrogatorio approvate per i militari.

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