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Un quadro rassicurante per l’economia svizzera

Paradeplatz di Zurigo: dopo 3 anni difficili, il 2011 si preannuncia positivamente anche per il settore bancario Reuters

Dopo tre anni iniziati in un clima di incertezza, dovuta alla crisi finanziaria ed economica mondiale, il 2011 si apre sotto auspici ben migliori. Neppure la debolezza dell'euro dovrebbe compromettere il buon andamento globale dell'economia svizzera, prevede l'economista Mauro Baranzini.

La Svizzera sta uscendo meglio di molti altri paesi dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi 2 – 3 anni. Dopo aver registrato una crescita definita “anemica” durante gli anni di maggior vigore dell’economia mondiale, nel 2010 il Prodotto interno lordo dovrebbe aver segnato un tasso di progressione del 2,5 – 3%, ben superiore alle aspettative di un anno fa. E la ripresa dovrebbe proseguire anche nel 2011, ritiene Mauro Baranzini, decano della facoltà di economia presso l’Università della Svizzera italiana.

swissinfo.ch: Professor Baranzini, nonostante un previsto rallentamento della crescita, possiamo guardare all’Anno nuovo con discreto ottimismo?

Mauro Baranzini: La maggior parte delle previsioni economiche ci dicono che, almeno in Svizzera, per quest’anno si preannuncia una crescita attorno all’1,5 – 2,5%. Corrono inoltre abbastanza bene diverse economie molto importanti, come quelle di India, Cina, e, tutto sommato, Stati uniti.

Dunque un quadro senz’altro più rassicurante rispetto a quello che avevamo uno, due o tre anni fa. E questo anche se alcune nazioni dell’Unione europea stanno attraversando un momento difficile dal punto di vista finanziario. Penso in modo particolare a Portogallo, Irlanda, Spagna e Grecia, per le quali non si preannuncia nessuna crescita o una crescita negativa.

swissinfo.ch: Il rilancio dell’economia svizzera avrà ricadute positive per il mercato del lavoro?

M.B.: La produttività del lavoro sta crescendo grosso modo all’1,6 – 1,8%. Ciò vuol dire che si creeranno 40’000 – 50’000 posti di lavoro nuovi nel 2011, così come se ne sono creati l’anno scorso. In quali settori si apriranno questi nuovi posti di lavoro è ancora difficile da prevedere, ma saranno probabilmente i settori che già registrano un buon andamento, come l’orologeria, il settore finanziario e quello della farmaceutica.

swissinfo.ch: Anche il settore finanziario dovrebbe quindi risollevarsi, dopo i problemi degli ultimi anni?

M.B.: Il settore finanziario ha toccato il fondo nel 2009 e ha già denotato l’anno scorso una discreta ripresa. Certo non vi saranno più quegli utili da capogiro e quell’enorme ammontare di imposte pagate agli enti pubblici, come 4 o 5 anni fa. Però, dopo le scivolate e l’intervento dello Stato per salvare la più grande banca svizzera, l’UBS, il settore finanziario si sta dimostrando di nuovo estremamente competitivo. E questo anche dopo lo smantellamento parziale del segreto bancario, sul quale aveva basato in passato buona parte della sua crescita.

swissinfo.ch: Negli ultimi anni, in seguito ai massicci interventi delle banche centrali per fronteggiare la crisi finanziaria, si temeva un’impennata dell’inflazione. Questi timori sembrano ormai passati?

M.B.: Per quanto riguarda la Svizzera, le cose si mettono effettivamente abbastanza bene. Il rafforzamento del franco, la ragionevolezza dei sindacati nel chiedere aumenti salariali non sproporzionati e il relativo buon funzionamento dell’economia garantiscono in Svizzera una crescita dei prezzi più bassa rispetto al resto del mondo. Proprio in questi giorni diversi grandi commercianti al dettaglio hanno annunciato ribassi dei prezzi per il 2011.

Rimane però una grande incognita a livello internazionale. Sono convinto che la politica seguita da diversi governi, meno virtuosi, e da alcune banche centrali, che hanno acquistato titoli dello Stato in modo irresponsabile, finirà tra alcuni anni per produrre una nuova vampata inflazionistica. Difatti, le speculazioni su certe materie prime, sull’oro e su altri valori, a cominciare da quelli immobiliari, stanno ad indicare che vari operatori si aspettano una fiammata inflazionistica molto forte nei prossimi anni.

swissinfo.ch: Attualmente preoccupa soprattutto la crisi dell’euro. Fino a che punto l’economia svizzera potrà sopportare un ulteriore indebolimento della valuta europea?

M.B.: Direi che non bisogna drammatizzare. Ricordo che nel 1971 il franco svizzero era stato rivalutato per la prima volta del 10% rispetto alle altre valute, con il permesso del Fondo monetario. Da allora la Svizzera convive con una continua rivalutazione del franco eppure ha sempre mantenuto una bilancia commerciale e dei servizi molto in attivo.

Il rafforzamento del franco danneggia sicuramente certe industrie più deboli, come il turismo e le esportazioni di beni ad alto contenuto di lavoro, ma basso di capitale e di tecnologia. Però l’industria svizzera e il settore dei servizi hanno sempre reagito con anticipo e con determinazione alla continua rivalutazione del franco. Credo quindi che la bufera sarà difficile da superare, ma la supereremo ancora una volta.

swissinfo.ch: La Svizzera sta uscendo molto bene da quest’ultima crisi economica. Come si spiega il buon andamento dell’economia elvetica rispetto a quella di molti altri paesi?

M.B.: Per diverse ragioni. Innanzitutto per il fatto che le finanze pubbliche della Svizzera figurano tra le migliori al mondo. Nel 2010 il settore pubblico non ha registrato un deficit e il debito della Confederazione si trova al di sotto del 40% rispetto al Prodotto interno lordo. Sono risultati che ci invidiano molte altre nazioni.

La Svizzera dispone inoltre di servizi pubblici estremamente efficienti, che permettono all’industria di punta, caratterizzata da tanta ricerca e tecnologia ad alto valore aggiunto, di essere molto competitiva a livello internazionale. A questo aggiungiamo uno Stato che garantisce una formazione quasi gratuita a qualsiasi livello e università considerate tra le migliori al mondo. La Svizzera può così contare su una manodopera estremamente qualificata, senza dimenticare che ha la fortuna di poter attingere a quella dei paesi vicini.

Tutti questi fattori, messi assieme ad una settimana di lavoro più lunga di quella di molti altri paesi, fanno della Svizzera una nazione privilegiata, superata soltanto dalla Norvegia in Europa. Non abbiamo il petrolio e il gas della Norvegia, ma questa può anche essere una fortuna nel lungo periodo.

Nato il 31 agosto 1944 a Bellinzona, Mauro Baranzini ha conseguito nel 1972 un dottorato in economia presso l’Università di Friburgo.

Dal 1976 al 1987 ha insegnato economia presso l’Università di Oxford.

Dal 1987 al 1997 è stato professore ordinario di economia politica all’Università di Verona.

Dal 1997 ad oggi è decano e professore di economia presso l’Università della Svizzera italiana a Lugano.

Crescita del Prodotto interno lordo nel 2010 e 2011:

Seco: +2,7, +1,5 

Banca nazionale svizzera:
+2,5, +1,5

Credit Suisse: +2,8, +1,2

UBS: +2,7, +2,3

KOF: +2,7, +1,9

BAK: +2,7, +1,7

Créa: +1,8, +1,9

Economiesuisse: +2,6, +2,0

FMI: +2,9, +1,7

OCSE: +2,7, +2,2

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