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Un prodotto high tech contro la marea nera

Il tessuto della ditta HeiQ sarà testato sulle coste del Golfo del Messico. ZVG

Una tecnologia di punta sviluppata dalla ditta svizzera HeiQ potrebbe contribuire a ridurre le conseguenze della marea nera nel Golfo del Messico. Prossimamente verranno effettuati dei test sulle coste meridionali degli Stati uniti.

Lo sviluppo di questa tecnologia ha suscitato grande interesse a Washington, svela il direttore della ditta HeiQ Carlo Centonze a swissinfo.ch. «Rappresentanti dell’esercito e dell’ambasciata americani sono entusiasti del nostro tessuto high tech capace di separare il petrolio dall’acqua. Al momento si stanno svolgendo i preparativi affinché sia possibile effettuare gratuitamente i primi test sul posto della catastrofe ecologica».

Dal punto di vista logistico, il progetto denominato Oilguard presuppone un grande sforzo. «Da una parte è necessaria l’autorizzazione delle autorità statunitensi, dall’altra ci serve il supporto della Guardia nazionale americana (è una forza militare composta da riservisti, ndr.) per poter testare il nuovo materiale in maniera indicativa», sottolinea Carlo Centonze.

Separare il petrolio dall’acqua

Tutti i partecipanti al progetto Oilguard sono ai blocchi di partenza. «Il campione di tessuto lungo 500 metri e largo 5,5 metri è in viaggio verso gli Stati uniti», spiega a swissinfo.ch Carsten Otte, la portavoce della ditta TWE, produttrice del tessuto in Germania.

Dopo le disarmanti notizie provenienti dal luogo della catastrofe ecologica, la soluzione proposta dalla HeiQ sembra quasi un’ancora di salvezza per la popolazione e le autorità americane confrontate con la marea nera. La ditta con sede a Zurzach, nel canton Argovia, specializzata nello sviluppo di prodotti di alta tecnologia, ha creato infatti uno sostanza chimica idrorepellente, ma capace di assorbire il petrolio con cui viene trattato il tessuto prodotto dall’azienda TWE.

Stando agli esperti, l’utilizzo di questo ritrovato dovrebbe permettere di assorbire parte del greggio fuoriuscito in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.

A quando l’utilizzo?

British Petroleum (BP), responsabile con la ditta americana Transocean della catastrofe ecologica nel Golfo del Messico, ha scelto, fra le 20’000 proposte per combattere la peste nera perventuele da tutto il mondo, quella della HeiQ e TWE.

La tecnologia proveniente dalla Svizzera pare infatti garantire un certo successo nella lotta contro la marea nera. Prima che il progetto Oilguard abbia però davvero inizio, si dovranno attendere i risultati dei test effettuati sulle coste meridionali degli Stati uniti.

Al momento, TWE e HeiQ possono fabbricare giornalmente 30 tonnellate di tessuto trattato con il prodotto della ditta di Zurzach. Complessivamente si potranno stendere 10 chilometri di barriere sulle coste. A corto termine, la produzione potrebbe essere aumentata fino a 300 chilometri al giorno, spiega il portavoce delle ditte coinvolte.

Se il progetto Oilguard dovesse aver successo, per la ditta svizzera si prospetterebbe un periodo di vacche grasse. «La nostra produzione potrebbe decuplicarsi, ciò che porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle tecnologia d’avanguardia», sottolinea Carlo Centonze, suggerendo comunque cautela poiché «non possediamo la bacchetta magica, ma soltanto una possibile soluzione a un problema di immani dimensioni».

Non è una panacea

«La tecnologia sviluppata dalla HeiQ può venire in soccorso all’industria turistica grazie al suo utilizzo sulle spiagge», spiega Alexander Hauri di Greenpeace Svizzera a swissinfo.ch.

Nelle ultime settimane la BP è riuscita finalmente a contenere la fuoriuscita del greggio grazie all’applicazione di un imbuto sul pozzo danneggiato. Stando agli esperti del governo federale, questo ennesimo tentativo della ditta britannica riesce però soltanto a risucchiare 15, dei 60 mila barili che sgorgano giornalmente.

Anche esperti indipendenti mettono in guardia dalle eccessive aspettative riposte nel prodotto. Infatti, teoreticamente il tessuto può assorbire fino a un terzo del petrolio presente in acqua, ma non può essere considerato una panacea per risolvere il disastro ambientale e salvare il fragile ecosistema del delta del Mississippi, già ormai ampiamente compromesso.

Erwin Dettling, swissinfo.ch
(traduzione dal tedesco, Luca Beti)

È una divisione (Spin-off) del Politecnico federale di Zurigo (ETH). La piccola ditta si è specializzata nel trattamento di tessili.

L’azienda si è fatta un nome negli ultimi tre anni grazie alla produzione di prodotti contro i cattivi odori per capi di abbigliamento utilizzati in campo sportivo od ospedaliero.

HeiQ impiega 23 collaboratori.

Il 20 aprile 2010 si è verificata un’esplosione sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon gestita dalla British Petroleum (BP).

La rottura delle tubature ha riversato in mare grossi quantitativi di petrolio. Stando alle stime di scienziati del governo americano, dai fondali starebbero fuoriuscendo attualmente ancora 60mila barili di greggio al giorno.

La macchia di petrolio formatasi nel Golfo del Messico, al largo delle coste della Louisiana e del Mississippi, minaccia decine di specie animali, tra cui delfini, capidogli, pesci e uccelli.

Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche non solo per i delicati ecosistemi marini, ma pure per l’economia locale.

La pesca rappresenta in effetti una fonte di reddito importante per la zona, così come gli allevamenti di gamberetti e di ostriche.

Secondo analisti americani, l’incidente potrebbe costare alla BP fino a 20 miliardi di dollari.

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