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Un primo sì a nuove centrali nucleari

La centrale di Gösgen, in servizio dal 1979, è stata la prima centrale nucleare della Svizzera. Keystone

L'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) ritiene che i tre progetti di nuove centrali nucleari in Svizzera presentati dai cantoni di Argovia, Soletta e Berna sono conformi alle norme. Il cammino verso un'eventuale realizzazione è però ancora lungo e tortuoso.

La Svizzera s’inquieta per il suo futuro energetico. I suoi cinque reattori nucleari attualmente in servizio stanno infatti giungendo al termine del loro ciclo di vita. L’interrogativo principale è quindi di sapere come sostituire questa fonte di energia, che garantisce circa il 40% dell’approvvigionamento elettrico del paese.

Il dibattito politico sul tema è stato lanciato già parecchio tempo fa. La destra e i rappresentanti dell’economia sono favorevoli alla costruzione di nuovi impianti atomici. Questi, sostengono, avrebbero il vantaggio di fornire una parte non trascurabile dell’elettricità. Inoltre, dal momento che non emettono CO2, contribuirebbero agli sforzi della Confederazione per lottare contro il riscaldamento climatico.

Il nucleare ha però anche ferventi oppositori. I partiti di sinistra e gli ecologisti non ne vogliono assolutamente sentir parlare e preferiscono puntare sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico.

Pericoli «accettabili»

È in questo contesto che i gestori delle centrali nucleari in Svizzera hanno presentato dei progetti per sostituire le vecchie installazioni. Una prima tappa è stata superata con l’accordo di principio degli esperti dell’IFSN.

I tre progetti avanzati dai cantoni di Argovia (sul sito di Beznau), Soletta (Gösgen) e Berna (Mühleberg) rispondono «a tutte le esigenze legali in ogni ambito», ha spiegato il direttore dell’IFSN Hans Wanner. Agli occhi degli specialisti, i siti proposti sono «adeguati».

«Ciò significa che i tre progetti non presentano delle minacce straordinarie che metterebbero in causa la costruzione di una nuova centrale», ha detto Wanner durante una conferenza stampa tenutasi questa settimana a Berna. Secondo gli esperti, il potenziale di pericolo è «accettabile».

Per giungere a tale conclusione, l’IFSN ha esaminato diversi criteri di sicurezza, tra cui la resistenza ai terremoti e ad altri pericoli naturali, gli incidenti aerei, gli atti di sabotaggio e di terrorismo. Sotto la lente è pure finita l’evacuazione delle scorie e la protezione della popolazione dalla radioattività.

Molte questioni aperte

Tra le incognite principali dei nuovi progetti vi è il rischio sismico. L’IFSN ha così chiesto ai tre promotori (Forze motrici bernesi, Axpo e Alpiq) di realizzare studi sismologici più approfonditi.

«Le centrali devono resistere a terremoti molto violenti. Non abbiamo però molte informazioni sui grandi terremoti», ha osservato Wanner. «Abbiamo quindi chiesto di installare dei sistemi di misurazione microsismica in prossimità dei potenziali siti».

Una precauzione che non soddisfa però il deputato ecologista alla camera bassa del parlamento (Consiglio nazionale) Christian van Singer. «Per quanto concerne i terremoti e delle inondazioni – commenta sulle pagine del quotidiano 24 Heures – le incertezze sono state liquidate affermando che i gestori riusciranno a trovare una soluzione».

È poi inquietante, aggiunge il vice presidente dell’alleanza “No al nucleare”, «che si pronunci un sì di principio senza conoscere il tipo di reattore utilizzato». Christian van Singer sottolinea pure l’aspetto finanziario. «Val la pena spendere 30 miliardi di franchi, quando gli sforzi in materia di efficienza e le energie rinnovabili costerebbero decisamente meno?».

Il gruppo “No al nucleare” deplora poi la superficialità con la quale si è affrontato il tema dello smaltimento delle scorie. Un punto, annota Christian van Singer, che non è ancora stato risolto.

Economia soddisfatta

La federazione delle imprese svizzere economiesuisse ha dal canto suo accolto con soddisfazione la valutazione dell’IFSN.

Oggigiorno, scrive in un comunicato, il dibattito non si concentra più sul “per o contro” il nucleare, bensì sul modo di garantire l’approvvigionamento elettrico della Svizzera a lungo termine attraverso tutte le fonti di energie sicure e rispettose dell’ambiente disponibili.

Per l’economia la soluzione è chiara: con il sostegno delle tecniche più moderne, la formula attuale che associa energie rinnovabili e nucleare «garantirà anche in futuro la sicurezza dell’approvvigionamento della Svizzera».

Tempi lunghi

L’economia, si legge ancora nella nota, rimane tuttavia preoccupata dal calendario previsto, che comporta ancora numerose tappe.

Il cammino che porta alla realizzazione di un nuovo impianto è in effetti lungo. Bisognerà dapprima ottenere un’autorizzazione generale, ha spiegato Franz Schnider, vice direttore dell’Ufficio federale dell’energia. In seguito ci vorrà un’autorizzazione per costruire e una per gestire il nuovo impianto.

Oltre all’aspetto tecnico (il lavoro dell’IFSN sarà sottoposto alla Commissione federale della sicurezza nucleare) c’è poi il processo politico. Nel 2011 i tre cantoni interessati comunicheranno la loro posizione in merito e verosimilmente a metà 2012 il governo svizzero prenderà la sua decisione.

Questa sarà sottoposta al parlamento nazionale. L’ultima parola spetterà molto probabilmente al popolo, dal momento che la decisione delle Camere federali sottostà a referendum facoltativo. Un’eventuale votazione potrebbe svolgersi, al più presto, nel 2013.

E se la costruzione delle nuove centrali non verrà rifiutata, gli impianti potrebbero essere collegati alla rete elettrica a partire dal 2025-2027.

La Svizzera dispone attualmente di tre siti nucleari: Beznau (Argovia), Mühleberg (Berna) e Gösgen (Soletta).

In totale sono attivi cinque reattori nucleari. Tre dovranno essere disattivati nel 2020, mentre le autorizzazioni di servizio degli altri due scadono nel 2040 e nel 2045.

Nel 2009 l’energia nucleare ha fornito il 39,3% dell’elettricità consumata in Svizzera. Le altre fonti energetiche sono le centrali ad accumulazione (31,6%), gli impianti ad acqua fluente (24,2%), le centrali termiche classiche e le energie rinnovabili (4,9%).

I tre nuovi progetti presentati dalle Forze motrici bernesi, dall’Axpo e dall’Alpiq prevedono la costruzione di reattori nucleari ad acqua leggera, il cui rendimento è molto più elevato rispetto alle centrali attuali.

La potenza prevista per ogni istallazione è di circa 1450 MW.

Il popolo svizzero, che potrebbe essere chiamato ad esprimersi sulle nuove centrali nel 2013, aveva accettato, nel settembre 1990, una moratoria di dieci anni sulla costruzione di nuove centrali nucleari.

Nel 2003 aveva però respinto due iniziative che chiedevano rispettivamente una nuova moratoria di dieci anni e l’abbandono progressivo del nucleare.

Traduzione e adattamento di Luigi Jorio

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