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Un posto nell’economia mondiale che cambia

Marie-Gabrielle Ineichen ha preso il posto di Jean-Daniel Gerber alla guida della Seco swissinfo.ch

In un paese dal mercato interno di dimensioni ridotte, le esportazioni assumono un'importanza vitale. Promuoverle è tra i principali obiettivi di Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, la nuova direttrice della Segreteria di Stato dell'economia. Intervista.

Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch ha preso la guida della Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ad inizio aprile. Per la sua prima apparizione pubblica ha scelto il Forum del commercio estero, una manifestazione organizzata a scadenza annuale dall’Osec, il Centro di competenza per il commercio estero svizzero. Destinatarie, le piccole e medie imprese (PMI), veri e propri pilastri dell’export elvetico.

Aiutare le PMI a prendere piede nel mondo è uno degli obiettivi principali della nuova segretaria di Stato.

«Dopo la crisi finanziaria riteniamo fondamentale continuare ad impegnarci per migliorare le condizioni quadro in cui opera l’economia svizzera all’estero. Ciò significa tra le altre cose ottenere migliori accessi ai mercati e ampliare la rete di accordi di libero scambio», spiega Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch.

swissinfo.ch: Quali sono le altre priorità?

Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch: Tra i numerosi compiti della Seco un’altra priorità saranno senz’altro i rapporti con l’Europa. Siamo al centro del continente; dobbiamo curare i rapporti con i nostri vicini e sviluppare ulteriormente quelli con l’Unione europea. Inoltre, dobbiamo risolvere i nostri problemi con l’Italia. È stato fatto un primo passo per quanto riguarda la partecipazione agli appalti pubblici; ma ne devono seguire altri.

Nei prossimi anni avranno molto peso anche le questioni energetiche, tanto più che ci troviamo ad agire dopo la catastrofe che ha colpito il Giappone.

swissinfo.ch: La crisi finanziaria è stata il tema forte dell’ultimo biennio. Finora si è trattato soprattutto di contenere il suo impatto sull’economia svizzera. Quali saranno i prossimi passi?

M.-G. I.-F.: Nel 2008 e nel 2009 governo e parlamento hanno approvato in pochi mesi diverse misure volte a rendere più stabile la congiuntura. Si tratta di misure di stabilizzazione provvisorie che resteranno in vigore fino alla fine del 2011. Tra queste, molte sono state pensate per sostenere le esportazioni. L’Osec ha provveduto ad applicarle ed è anche grazie a queste misure che verso la metà del 2010 l’economia svizzera ha cominciato a dare sostanziali segni di ripresa. Al momento, gli esperti della Confederazione pronosticano per il 2011 un aumento del PIL del 2,1% circa. È un tasso di crescita che giudico buono.

Ora ci attende una nuova sfida, legata ai cambiamenti che interessano l’economia mondiale. La crisi ha provocato dei cambiamenti nell’assetto politico-economico globale.

I paesi emergenti si sono ripresi meglio e più in fretta rispetto ai paesi industrializzati. Questo li ha resi molto più sicuri del fatto loro. Di conseguenza, chiedono di avere maggior peso in seno all’Organizzazione mondiale del commercio e al Fondo monetario internazionale e di essere trattati come pari nel quadro del G20.

swissinfo.ch: Questo la irrita?

M.-G. I.-F.: No, si tratta di richieste comprensibili. Il mondo non è più bipolare. Però a volte sono un po’ perplessa: se si pretendono questi diritti, bisogna essere disposti ad assumersi anche gli impegni che comportano. Ma qui, i paesi emergenti frenano.

Prendiamo ad esempio il nuovo ciclo di negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio: se questi paesi fossero disposti ad aprire un po’ di più i loro mercati, le trattative si svilupperebbero su basi decisamente migliori di quelle odierne.

swissinfo.ch: Qual è il posto della Svizzera in questo mutato contesto globale?

M.-G. I.-F.: Guardi il mappamondo che l’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica ha integrato nel suo logo quest’anno, in occasione del cinquantenario. A molti può sembrare strano, perché rappresenta il mondo da un punto di vista diverso da quello al quale siamo abituati.

Al centro c’è il Pacifico, alla sua sinistra l’Asia, alla sua destra il continente americano. Poi in alto a sinistra, ai margini del globo, c’è una macchiolina che si vede appena, l’Europa! Oggi sono molti i paesi che vedono il mondo così ed è in questo mondo che la Svizzera deve posizionarsi. È una sfida che richiede molto impegno da parte nostra; ma certo una marginalizzazione di questa portata non può starci bene.

swissinfo.ch: Che cosa si sta muovendo in Svizzera?

M.-G. I.-F.: Il 2011 è un anno importante, perché il parlamento deciderà come finanziare la promozione delle esportazioni e della piazza economica. Le camere discuteranno il relativo messaggio durante la sessione estiva e quella autunnale. Da parte nostra, possiamo dire di aver constatato che i servizi dell’Osec sono sempre più richiesti.

Le piccole e medie imprese devono mostrarsi ancora più innovative e particolari della concorrenza e diversificare ulteriormente i loro mercati. Pensando a futuri accordi di libero scambio, noi della Seco puntiamo ad alcune regioni specifiche, in particolare in Asia.

Queste trattative non sono sempre facili; non quando – per fare un esempio – un negoziatore indiano mi fa notare che il suo paese ha 1,2 miliardi di abitanti e che l’Associazione europea di libero scambio (di cui la Svizzera fa parte) ne rappresenta solo 12 milioni. Con numeri così contrastanti, come è possibile arrivare ad un accordo equilibrato? Ci vogliono qualità, nicchie e particolarità che solo noi – e nessun altro – possiamo offrire.

swissinfo.ch: Questa è la parte bilaterale del lavoro. Che cosa può dire a proposito della politica multilaterale, delle trattative in seno all’Organizzazione mondiale del commercio?

M.-G. I.-F.: I principali negoziatori non riescono a mettersi d’accordo sugli obiettivi da perseguire. Dopo 15 anni passati a rappresentare la Svizzera, devo purtroppo constatare che il ciclo di Doha è messo male. Però sono un’inguaribile ottimista e anche se può sembrare irrazionale spero ancora che in un modo o in un altro si possa giungere ad una svolta. Queste trattative sono importantissime anche per molti paesi in via di sviluppo.

Visto il clima d’incertezza che avvolge le trattative multilaterali, la nostra politica bilaterale degli accordi di libero scambio acquista ulteriormente peso. Abbiamo già 24 accordi con 33 paesi esterni all’Unione europea. In gennaio, al Forum economico mondiale di Davos, abbiamo avviato trattative con la Cina.

Stiamo negoziando anche con l’India, l’Indonesia e l’Unione doganale di Russia, Kazakistan e Bielorussia. Ci sono poi contatti con il Brasile e con altri paesi in Asia e in America latina.

Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch è direttrice della Segreteria di Stato dell’economia dal primo aprile 2011. È succeduta a Jean-Daniel Gerber.

Poliglotta, è di madrelingua italiana e francese. Nel 1987 ha concluso gli studi in diritto all’Università di Berna. In seguito ha lavorato per McKinsey e ha ottenuto un MBA all’Insead di Fontainbleau. Nel 1990 è stata assunta dall’Ufficio federale dell’economia esterna.

Nel 2007 è stata nominata ambasciatrice e Delegata del Consiglio federale agli accordi commerciali, responsabile dei negoziati presso l’Organizzazione mondiale del commercio, membro della direzione della Seco e, oltre all’OMC, responsabile dell’Ocse e degli accordi di libero scambio in qualità di capo del settore Commercio mondiale in seno alla Direzione economica esterna.

Per la Seco lavorano 640 persone.

Con lo 0,1% della popolazione mondiale, la Svizzera è all’origine dell’1,4% delle esportazioni.

Se si considerano le esportazioni pro capite, la Confederazione è tra i primi cinque paesi al mondo (paesi esportatori di materie prime inclusi).

Il Centro di competenza per il commercio estero svizzero Osec aiuta le aziende elvetiche a prendere piede o ad ampliare le proprie attività in altri paesi. Svolge quindi un ruolo di promozione dell’economia esterna.

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