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Un partenariato che soddisfa gli omosessuali

Le prime coppie di lesbiche e di gay si sono unite in partenariato nel 2001 a Ginevra Keystone Archive

Gay e lesbiche sono soddisfatti del partenariato registrato per le coppie omosessuali. E rinviano a più tardi la loro lotta per il matrimonio.

Sulla nuova legge adottata giovedì dal parlamento grava tuttavia la minaccia del referendum.

La formula adottata dal parlamento sembra soddisfare gli ambienti omosessuali. Per Jean-Paul Guisan, segretario romando dell’associazione Pink Cross, «si tratta di una formula pragmatica, che risolve i principali problemi materiali quali la successione, il diritto del partner straniero, il diritto di locazione».

Per quanto concerne la vita di tutti i giorni, secondo Pink Cross, il partenariato mette gli omosessuali su un piano di parità rispetto alle coppie sposate.

Ma non solo: anche sul piano simbolico gli omosessuali hanno di che rallegrarsi, perché, come spiega Jean-Paul Guisan, oramai la legge riconosce le coppie dello stesso sesso. «E ciò concerne tutti gli omosessuali, uomini e donne, e anche coloro che non vivono in coppia, attestando loro dignità a livello legislativo».

Anche per la sinistra, il partenariato registrato è soddisfacente. Secondo il consigliere nazionale, Claude Janiak, «la legge approvata dal parlamento svizzero va ben oltre quella vigente in Germania, e probabilmente anche in Francia». Il partenariato, sottolinea l’esponente socialista, tocca i più importanti settori giuridici dove ancora esistono delle discriminazioni, che verranno quindi eliminate.

E pur riconoscendo che in questo campo la Svizzera non fa opera di pioniere, Doris Leuthard, presidente ad interim del partito popolare democratico, sottolinea come, con la nuova legge, la confederazione si situa oramai a un buon livello sul piano internazionale.

E almeno per il momento, non è necessario fare di più, afferma la consigliera nazionale PPD. «Quanto abbiamo fatto», sostiene Leuthard, «va nel giusto senso e nell’interesse di tutti».

Minaccia di referendum

Ma non tutti sembrano d’accordo con la nuova legge, approvata giovedì dal Consiglio nazionale, che si è allineato agli adattamenti di natura tecnica introdotti in precedenza dal Consiglio degli Stati. Sul partenariato registrato per coppie omosessuali incombe ancora la minaccia del referendum promesso dall’Unione democratica federale (UDF).

Fervente oppositrice dei matrimoni omosessuali, l’UDF – formazione evangelica che afferma di battersi per una Svizzera rispettosa dei valori cristiani – vuole chiamare in causa il popolo e dovrà avviare la raccolta delle firme in estate.

Diverso dal matrimonio

Promosso dall’ex consigliera federale Ruth Metzler, il partenariato registrato, pur essendo ispirato al matrimonio, è formalmente diverso: vieta alle coppie gay e lesbiche l’adozione e il ricorso alla procreazione assistita.

Il progetto affonda le radici nel diritto matrimoniale per quanto riguarda gli aspetti fiscale, successorio o delle assicurazioni sociali. I partner registreranno la loro unione davanti all’ufficio di stato civile e si impegneranno a condividere una vita a due, ad assumere reciprocamente i diritti e i doveri che ne derivano, ad assistersi e rispettarsi reciprocamente.

I partner provvederanno in comune, ciascuno nella misura delle proprie forze, al mantenimento dell’unione domestica. Ciascun membro della coppia manterrà il proprio cognome, ma potrà assumere anche quello del partner, e il compagno o compagna straniero potrà ricevere un’autorizzazione di soggiorno.

Esclusa la naturalizzazione agevolata…

Non potrà invece beneficiare di una naturalizzazione facilitata come avviene per gli sposi, ma dopo cinque anni di residenza in Svizzera potrà già inoltrare una domanda di naturalizzazione ordinaria.

La coppia sarà pure sottoposta al regime della separazione dei beni, ma potrà anche optare per un’altra forma giuridica. Le richieste di dissoluzione dell’unione dovranno essere presentate simultaneamente al giudice dai partner.

…ed esclusa l’adozione

Il partenariato esclude l’adozione, ma prevede che una persona che vive una tale unione è tenuta ad assistere l’ex compagna – rispettivamente compagno – nell’esecuzione degli obblighi di mantenimento e nell’esercizio dell’autorità parentale. I diritti del genitore biologico sono garantiti.

Tutte soluzioni soddisfacenti anche per Pink Cross, che non ritiene opportuno battersi già fin d’ora per ottenere il diritto di matrimonio, di adozione e di procreazione assistita.

«Ne abbiamo discusso», afferma Jean-Paul Guisan,«ma la versione che sarà sottomessa al popolo in caso di referendum non comprende né il matrimonio né l’adozione né la procreazione. Ed è quella la versione sulla quale insisteremo, perché bisogna che il progetto venga accettato. Chiedere di più, sarebbe fuori posto». Tanto più che il diritto svizzero dovrebbe riconoscere i partenariati simili conclusi all’estero.

swissinfo e agenzie

Mentre in Svizzera soltanto due cantoni, Zurigo e Ginevra, hanno finora adottato un «patto civile di solidarietà», in altri paesi il matrimonio tra persone dello stesso sesso è già permesso.

È il caso in Olanda e Belgio, come pure in certe province del Canada e negli stati americani del Massachussets e del Vermont.

Negli ultimi 15 anni, parecchi paesi europei hanno inoltre introdotto regolamenti concernenti le coppie omosessuali. In Francia, le coppie di gay e lesbiche godono di uno statuto particolare, il cosiddetto PACS, mentre in Germania, Ungheria e Croazia sono legalmente riconosciute.

Tra i paesi scandinavi, il primo a riconoscere il partenariato fra persone dello stesso sesso è stata la Danimarca, nel 1989, cui hanno fatto seguito la Norvegia, la Svezia, l’Islanda e la Finlandia.

Anche in Portogallo e in parecchie regioni della Spagna, le autorità riconoscono alle coppie omosessuali gli stessi diritti dei concubini eterosessuali.

Regolamenti analoghi sono pure applicati a livello regionale in Brasile e in Argentina.

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