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Un paese di salute, utopie e Birchermüesli

Cataplasma idroterapico al sanatorio Lebendige Kraft verso il 1910 Bircher-Benner-Archiv

Prima di crearsi una reputazione di paradiso fiscale, la Svizzera era vista soprattutto come un paradiso di natura e salute. Lo ricorda la mostra “Montagne incantate” a Zurigo, che rievoca i tempi in cui il paese alpino era un “sanatorio d’Europa” per il corpo e lo spirito.

“Montagne, aria pura, acque limpide: la Svizzera era in qualche modo predestinata a venir abbinata ad un’immagine di natura e salute”, dichiara a swissinfo.ch Felix Graf, curatore della mostra “Montagne incantate” presentata dal Museo nazionale di Zurigo.

Un’immagine che risale a poco più di un secolo fa. Fino ad allora, le Alpi erano considerate soprattutto ostacoli naturali impervi e pericolosi, luoghi selvaggi che mal si addicono a persone civilizzate. Le montagne, in poche parole, incutevano più che altro paura.

Tra i taccuini di viaggio lasciati da alcuni visitatori nei secoli scorsi si legge, ad esempio, che “un soggiorno ad alta quota può far esplodere le arterie” o che “l’aria è talmente compressa tra le montagne da poter essere sopportata soltanto da coloro che sono cresciuti a queste altitudini”. Il gozzo e il cretinismo in Vallese vengono ancora attribuiti alla qualità dell’acqua.

Poi l’immagine delle montagne muta radicalmente. I pensatori, a cominciare da Jean-Jacques Rousseau, rivalutano la natura. Gli artisti esaltano i suoi paesaggi romantici, gli ambienti bucolici, la vita semplice e sana dei montanari, in contrasto con il caos e la sofisticatezza cittadina. Con l’industrializzazione, i centri urbani sono sempre più invivibili: fumo, fuliggine, rumori, odori nauseabondi. Più le città sembrano un inferno e più le montagne sono viste come un paradiso.

Aria salubre

Si scoprono così le Alpi e la Svizzera. Le montagne diventano sempre più accessibili, per strada e ferrovia. Tra ponti, viadotti e gallerie, opere pionieristiche permettono di collegare le città con le scoscese vallate alpine. E con i villaggi sperduti ad alta quota, come Leysin, nel canton Vaud, e Davos, nel canton Grigioni.

Dalla metà del 19esimo secolo, alcuni medici europei osservano come l’aria delle montagne sia salutare e propizia alla cura di diverse malattie polmonari, in particolare della tubercolosi, la malattia con il più alto tasso di mortalità a quei tempi. Popolate fino ad allora solo da poche famiglie, nei decenni seguenti Leysin, Davos e altre stazioni alpine si trasformano in grandi centri di cura che attirano ogni anno decine di migliaia di malati, tra cui molti soldati durante le due Guerre mondiali.

A Leysin, dove sorgono oltre 80 sanatori e istituti specializzati, arrivano soprattutto francesi, inglesi e americani, mentre Davos ospita in prevalenza malati tedeschi. Nelle cliniche si sperimentano nuovi metodi di cura, come le idroterapie o l’elioterapia, ma anche nuovi regimi alimentari, nuove tecniche di rinvigorimento, di fitness.

Aria fresca, acque di sorgente, alimenti incontaminati: le stazioni alpine diventano palestre di salute, ma anche luoghi di pace, di rilassamento e di contemplazione a stretto contatto con la natura per coloro che vogliono sfuggire alla vita urbana moderna, ad ansie, depressioni, insonnie. Tra questi anche numerosi personaggi famosi, come Hermann Hesse o Thomas Mann, che a Davos trae ispirazione per il suo celebre romanzo “La montagna incantata”.

Utopie e astinenza

Oltre a Davos e Leysin, l’esposizione presenta due altre “montagne incantate”, che hanno fatto della Svizzera una sorta di sanatorio d’Europa per il corpo e per la mente: il Monte Verità, nel canton Ticino, e lo Zürichberg, a Zurigo.

La collina del Monte Verità, sopra Ascona, è nota per aver ospitato nei primi decenni del 1900 una colonia di artisti, anarchici, teosofi, naturisti e vegetariani, considerati gli antesignani di numerose tendenze rifiorite in particolare dopo il ’68. In opposizione con i valori materiali e monetari della società moderna, la comunità persegue utopie fondate sulla vita all’aria aperta, movimenti corporali, creatività artistica, alimentazione sana, nudismo, amore libero e emancipazione femminile.

Lo Zürichberg si è fatto conoscere invece a livello internazionale per la clinica “Lebendige Kraft” (Forza vitale) aperta nel 1904 da Oskar Bircher-Benner, tra i primi sostenitori delle virtù terapeutiche di un regime dietetico basato su alimenti integrali e vegetali crudi. Il suo “Birchermüesli” è il solo termine svizzero-tedesco entrato a far parte del vocabolario internazionale.

La clinica del dottor Bircher-Benner, che propugna un’ideale di vita improntato su un totale rigorismo igienico e sulla rinuncia a qualsiasi genere voluttuario, come tabacco, alcol e caffè, attira numerosi ospiti illustri. Tra questi Thomas Mann, che negli anni ’20 scrive: “Ho deciso di dire addio al mondo e alla bella vita per 3 o 4 settimane e di andare alla clinica Bircher-Benner, un penitenziario igienico i cui successi sono molto decantati”.

Immagine ancora attuale

Assieme al Birchermüesli, la mostra del Museo nazionale di Zurigo illustra la storia di diversi altri prodotti nutritivi svizzeri, che figurano tra i primi generi alimentari associati ad un concetto di salute: il Tè alle erbe alpine, venduto in tutta Europa all’inizio del secolo scorso, la bevanda fortificante Ovomaltine o le caramelle alle erbe Ricola.

Prodotti che fanno parte di un’epoca in cui la Svizzera non era ancora vista come un paradiso fiscale, ma piuttosto come un paradiso della salute. Un’immagine che il paese alpino meriterebbe ancora oggi, a detta di Felix Graf: “Pensiamo soltanto ai numerosi centri di wellness e all’infrastruttura sanitaria svizzera, tra le più moderne a livello mondiale. Ma anche a fiumi e laghi, tra i più puliti in Europa, all’acqua potabile in tutto il paese o all’agricoltura biologica: gli svizzeri sono i più grandi consumatori mondiali di prodotti bio”.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

La mostra “Montagne incantate – La Svizzera, palestra e sanatorio”, può essere visitata fino al 15 agosto 2010 presso il Museo nazionale di Zurigo.

L’esposizione rievoca la storia di quattro luoghi di cura e di ricerca di armonia tra il corpo e la mente – Leysin, Davos, Zürichberg e Monte Verità – che hanno contribuito a promuovere l’immagine di una Svizzera quale paradiso per la salute, tra la fine del 19esimo e la metà del 20esimo secolo.

Situato su un terrazzo soleggiato a 1’200 metri di altitudine, Leysin era popolato soltanto da poche decine di famiglie contadine nel 1873, quando si è aperto il primo sanatorio per i malati di tubercolosi.

Grazie in particolare all’iniziativa del medico Auguste Rollier, il villaggio vodese è diventato il centro alpino di cure più importante della Svizzera nei primi decenni del secolo scorso, con oltre un’ottantina di sanatori.

Lo sviluppo di Davos, quale stazione di cure è legato in buona parte all’arrivo nel 1853 del medico tedesco Alexander Spengler, tra i primi a riconoscere gli effetti benefici del clima alpino per il trattamento della tubercolosi.

Verso la metà de secolo scorso, la località grigionese contava 24 sanatori, che registravano oltre un milione e mezzo di pernottamenti.

Noto quale inventore del “Birchermüesli” – piatto a base di fiocchi d’avena, frutta, yogurt o latte – il dottor Oskar Bircher-Benner ha creato nel 1904 la clinica Lebendige Kraft (forza vitale) sullo Zürichberg.

Il centro di cura si è fatto conoscere a livello internazionale in particolare per i regimi dietetici a base di alimenti integrali e vegetali crudi.

La colonia salutista del Monte Verità, sopra Ascona, è stata fondata nel 1900 da Henri Oedenkoven e Ida Hofmann, che hanno raccolto attorno a loro una folta comunità di artisti, utopisti, teosofi, naturisti e vegetariani.

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