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Alla ricerca della bellezza indiana senza nome

L'orologio è stato acquistato all'asta da Jaeger-LeCoultre ed è oggi esposto nel museo dell'azienda orologiera. Jaeger Le Coultre

Non si sa nulla della misteriosa indiana raffigurata sulla cassa di un orologio svizzero di collezione degli anni 1930. Si tratta dell’ultima donna che ha regnato su un piccolo Stato che oggi fa parte dell’India? swissinfo.ch ha condotto un’inchiesta.

«Abbiamo soprannominato l’orologio ‘bellezza indiana’ perché non siamo riusciti ad identificare con certezza la donna ritratta», indica a swissinfo.ch Marc-André Strahm, esperto in orologi antichi della marca di lusso svizzera Jaeger-LeCoultre. La sede e gli atelier di produzione di questa azienda orologiera, fondata 132 anni fa, si trovano a Le Sentier, un piccolo villaggio nel Giura vodese.

Gli imponenti edifici dell’azienda dominano il paesaggio rurale della Valle di Joux, una regione considerata la culla dell’orologeria svizzera. A prima vista, nulla lascia presagire che dietro a questi muri un po’ austeri si celi un incredibile mistero con ramificazioni fino in India.

All’interno degli edifici di Jaeger-LeCoultre vi è un museo che rende omaggio ai più bei pezzi creati dalla società. Tutti gli orologi esposti sono descritti nei minimi dettagli. Salvo uno: la «bellezza indiana», del 1936.

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Effigie misteriosa

Se swissinfo.ch si è interessata a questo orologio, è per capire meglio i legami tra la nobiltà indiana e il settore orologiero svizzero. In India gli anni tra il 1890 e il 1947 sono conosciuti anche come il «periodo svizzero», poiché gli orologi prodotti nella Confederazione dominavano il mercato indiano.

Meno cari di quelli fabbricati dai britannici, ma riccamente decorati con delicate incisioni o ritratti in smalto, hanno saputo sedurre una clientela agiata, composta in particolare di membri della nobiltà, che volevano sfoggiare il loro statuto sociale. Molti maharajah hanno comandato orologi da tasca dotati di movimenti a complicazione e di casse ornate di pietre preziose o, appunto, di autoritratti in smalto.

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Orologi da maharaja

Questo contenuto è stato pubblicato al (Michele Andina, swissinfo.ch)

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Jaeger-LeCoultre ha scovato il pezzo nel quadro delle sue ricerche su orologi svizzeri venduti a membri della nobiltà indiana. La sua singolarità era proprio il fatto che il ritratto fosse di una donna. La maggior parte degli orologi dell’epoca era infatti ornata con effigie di maharajah. Vi era poi un aspetto misterioso: nessuno sapeva chi fosse la persona raffigurata. Ciò ha spinto la ditta svizzera a condurre delle ricerche sulle origini dell’orologio.

Una montagna di fotografie

Jaeger-LeCoultre ha acquistato l’orologio all’asta nel 2004 per 77’526 dollari. «Un pilota della compagnia aerea Lufthansa aveva comprato il pezzo negli anni 1990 a Mumbai, indica Stefan Muser, della casa d’aste di Mannheim Dr. Crott. Sfortunatamente all’epoca avevamo pochissime informazioni su questo modello Reverso».

Non restava così che passare in rassegna centinaia di vecchie fotografie dei membri delle diverse famiglie della nobiltà indiana dell’epoca. Un compito arduo: l’India coloniale contava non meno di 500 Stati principeschi.

Nuova generazione di principesse

Un’altra difficoltà era legata al fatto che in questo periodo non mancavano di certo principesse e regine glamour. Se nel corso delle generazioni precedenti le indiane di sangue blu erano confinate nei palazzi reali, in quest’epoca si è assistito all’emancipazione di donne nobili che non esitavano a viaggiare in lungo e in largo in Europa, dove facevano incetta di preziosi e partecipavano alle feste più in vista.

Tra le più conosciute vi era la principessa Gayatri Devi di Jaipur, che la rivista Vogue ha incluso nella lista delle dieci donne più belle del mondo, o le principesse Sita Devi Di Kapurthala e Sanyogita Bai Holkar di Indore, muse di fotografi famosi come Cecil Beaton o Man Ray. L’immagine sull’orologio Jaeger-LeCoultre potrebbe ispirarsi a una di queste scintillanti bellezze?

Per riprodurre un’immagine su una superficie grande quanto un francobollo di vogliono esperienza e tanta pazienza. Jaeger-LeCoultre

Le ricerche per identificare la donna hanno portato nel minuscolo Stato di Tripura, nel nord-est dell’India. Grande circa un quarto della Svizzera, questo territorio è da oltre 600 anni la patria della dinastia Manikya. Anche se nel 1809 Tripura è diventato uno protettorato dell’impero coloniale britannico, i maharajah Manikya hanno conservato la loro sovranità.

L’ultima regina

Poco dopo l’indipendenza dell’India, questo Stato ha perso il suo statuto di regno. L’ultima persona ad aver retto le sorti di Tripura è stata una donna. Nel 1947, alla morte del maharajah Bir Bikram Kishore Debbaraman, il figlio doveva in teoria succedergli. Avendo però solo 14 anni, a prendere in mano le redini dello Stato è stata la madre, Kanchan Prabha Devi, reggente tra il 1945 e il 1947. È verosimilmente lei la misteriosa donna che decora la cassa dell’orologio di Jaeger-LeCoultre.

Kanchan Prabha Devi è stata l’ultima reggente del regno di Tripura. Jaeger-LeCoultre and Wikipedia

La somiglianza tra Kanchan Prabha Devi e il ritratto è notevole. La sua posa, il modo di pettinarsi e la decorazione a zig-zag del sari che indossa sono esattamente gli stessi di quelli su una foto in bianco e nero, senza dubbio servita quale fonte di ispirazione all’artista, una pratica ancora oggi corrente.

Suo nipote e attuale erede della casa reale di Tripura, Pradyot Debbaraman, ha dichiarato a swissinfo.ch che la foto in questione ritrae proprio Kanchan Prabha Devi. «La somiglianza è sorprendente», afferma. Tuttavia non è ancora convinto al 100% che la donna sull’orologio sia veramente sua madre e intende consultare gli archivi famigliari per fare luce sul mistero.

Periodo di crisi

Nata nel 1914, Kanchan Prabha Devi era la figlia maggiore del maharaja di Panna. Nel giorno del suo 17esimo compleanno, è convolata a nozze – quale seconda sposa – col maharaja di Tripura. È lei che ha firmato l’integrazione di questo Stato all’Unione Indiana il 15 ottobre 1949, mettendo fine alla monarchia

«Ha svolto un ruolo importante, poiché nel nord-est del paese Tripura è stato l’unico Stato ad integrare volontariamente l’Unione», osserva Pradyot Debbaraman. In quanto reggente, ha avuto il duro compito di gestire le conseguenze della partizione dell’India dopo l’indipendenza nel 1947.

Mentre l’ovest del Bengala, dominato dagli indù, era integrato all’India, l’est a maggioranza mussulmana (che in seguito diventerà il Bangladesh) si univa al Pakistan. Tripura ha così dovuto far fronte a un importante afflusso di rifugiati indù, che fuggivano dall’est del Bengala. Il piccolo territorio rischiava di ritrovarsi al centro di una lotta d’influenza tra India e Pakistan.

Una donna di polso

«Dobbiamo dotarci di una forza di sicurezza locale ben organizzata. Le finanze dello Stato devono essere risanate e bisogna costruire una rete stradale per rafforzare i collegamenti interni e con il resto dell’Unione Indiana. Dobbiamo anche migliorare l’approvvigionamento in beni di prima necessità, che fanno crudelmente difetto. Più in generale, dobbiamo stringere le viti di tutto l’apparato governativo», dichiarò all’epoca.

L’ultima regina di Tripura ha svolto il suo ruolo a meraviglia, riuscendo a condurre in porto la pericolosa transizione da regno indipendente a membro dell’Unione Indiana, dotato di un governo democratico. Kanchan Prabha Devi è morta nel 1973.

L’orologio nato sui campi di polo indiani

La «bellezza indiana» è un Reverso, uno dei modelli più famosi della marca orologiera svizzera Jaeger-LeCoultre. Questo modello è nato in seguito all’avventura capitata in India nel 1930 all’uomo d’affari svizzero César de Trey. Mentre assisteva a un incontro di polo, uno dei giocatori gli si è avvicinato per mostrargli il suo orologio, il cui quadrante si era rotto durante la partita. Il giocatore lo ha supplicato di sviluppare un orologio abbastanza resistente per il polo.

César de Trey, che era da poco diventato il distributore degli orologi di lusso fabbricati dal suo amico Jacques-David LeCoultre, ha affidato questa sfida all’ingegnere Alfred Chauvot. Un anno dopo, quest’ultimo ha depositato il brevetto per «un orologio la cui cassa può girare su se stessa di 180 gradi». I due si sono poi rivolti a Jacques-David LeCoultre per commercializzare l’orologio, battezzato Reverso.

Oltre al fatto di proteggere il quadrante dai colpi, questo meccanismo permette di avere una superficie, dietro al quadrante, che può essere personalizzata con delle incisioni. Ciò ha permesso al Reverso di distinguersi dagli altri orologi, che non potevano essere decorati così riccamente. 

Traduzione di Daniele Mariani

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