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Un Nobel della pace per 1000 donne

Al centro, Ruth-Gaby Vermot-Mangold, promotrice del progetto Keystone

Sono state scelte - ma i loro nomi potranno essere pubblicati soltanto il prossimo mese di giugno - le mille candidate del progetto «Mille donne per il premio Nobel per la pace 2005».

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 ottobre 2004 - 17:12

Obiettivo della candidatura di gruppo è di rendere visibile il lavoro che le donne svolgono a livello planetario contro le guerre e le varie forme di sfruttamento.

Le donne ricostruiscono i villaggi distrutti dalle guerre, si oppongono ai signori della guerra, hanno dato vita al processo di riappacificazione a Srebrenica, lottano alle frontiere orientali dell'UE contro la tratta di donne o bambini, in Italia contro la mafia e in Africa contro l'infibulazione delle bambine.

Progetto in dirittura d’arrivo

«Questo impegno in favore della pace dev'essere reso visibile», ha dichiarato oggi alla stampa a Zurigo la consigliera nazionale socialista Ruth-Gaby Vermont-Mangold. Assieme alla consigliera nazionale democristiana Rosmarie Zapfl, alla municipale zurighese Monika Stocker (Verdi) e ad altre personalità, la Vermont-Mangold ha lanciato nel 2003 il progetto che ora si trova sulla dirittura d'arrivo.

Alla centrale bernese dell'organizzazione internazionale che organizza il progetto sono pervenute fino alla fine dello scorso giugno i nominativi di 1800 candidate. In collaborazione con 20 coordinatrici a livello mondiale è stata fatta una preselezione che ha portato ai 1000 nomi definitivi.

Ci sono state anche donne che hanno deciso di non candidarsi per non mettere in pericolo la loro vita, ha precisato Vermot-Mangold. La scelta delle candidate si è rivelata difficile soprattutto nelle regioni più povere, dove le persone non hanno accesso ai mezzi di comunicazione di massa o ai computer, hanno affermato Novuyo Skota Dayile, delegata per l'Africa meridionale, e Sima Samar, delegata per l'Afghanistan.

Le «nomination» riguardano 1000 donne provenienti da 140 Paesi. Il 45 per cento delle candidate sono donne «della base», un altro 43 per cento è rappresentato da donne che lavorano per istituzioni nazionali e il rimanente 12 per cento da donne attive in parlamenti o organizzazioni internazionali.

Due regioni dove non sono state trovate candidate sono il Maghreb e i piccoli Stati dei Caraibi e del Pacifico. «Forse perché in questi Paesi le persone si chiedono come mai dobbiamo proprio arrivare noi dall'Occidente per parlare di pace», ha dichiarato la responsabile del progetto Rebecca Vermont.

Fra le candidate figurano anche due svizzere


I nomi potranno essere resi pubblici soltanto nel mese di giugno del 2005. Nel prossimo gennaio l'organizzazione sottoporrà la candidatura ufficiale al comitato del premio Nobel di Oslo. Tre donne saranno presentate come candidate principali, in rappresentanza di tutte le «mille donne per il premio Nobel».

Cento anni di Nobel


Le promotrici del progetto confidano di avere buone chances. Il 2005 sarà un buon anno, secondo la municipale zurighese Monica Stocker. Ricorrerà infatti il centenario del primo Nobel per la pace assegnato nel 1905 all'austriaca Bertha von Suttner, che fu appunto l'ideatrice del premio. Dal 1901 ad oggi il premio Nobel è stato assegnato a 80 uomini, 20 organizzazioni e soltanto 10 donne.

Anche se non dovessero ricevere il premio, le organizzatrici ritengono di avere comunque già raggiunto il loro obiettivo. «Abbiamo già vinto», ha affermato la coordinatrice per la regione dei Balcani Fadila Memisevic: finalmente Le donne sentono che i loro sforzi in favore della pace sono accettati.

swissinfo e agenzie

Fatti e cifre

Dal 1901 ad oggi il premio Nobel è stato assegnato a 80 uomini, 20 organizzazioni e soltanto 10 donne.

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In breve

Le 1000 donne inserite nella lista per ottenere il premio Nobel della pace 2005 progengono da 140 Paesi.

Il 45 per cento delle candidate sono donne «della base», un altro 43 per cento è rappresentato da donne che lavorano per istituzioni nazionali e il rimanente 12 per cento da donne attive in parlamenti o organizzazioni internazionali.

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