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Immigrati, in pensione con dignità

Hanno lavorato duramente per una vita. Ora sono in pensione e la Svizzera vuole prendersene cura. Marco Volken

Molti immigrati giunti in Svizzera nel secondo dopoguerra sono rimasti molto più a lungo di quanto pensassero: per sempre. Ora, il Paese che li ha accolti guarda a loro con riconoscenza e vuole garantire loro una pensione dignitosa. Di questo e altro si è parlato durante una giornata di studio.

«Siamo venuti in Svizzera per rimanervi poco. Volevamo tornare a casa prima che i figli andassero a scuola. Poi, la caduta del regime di Franco ha scombussolato i nostri piani. E ora rimarremo fino alla fine», racconta l’immigrata spagnola Maria del Carmen Albarran.

Un destino condiviso con altri centinaia di migliaia di immigrati, specialmente italiani. Giunti in Svizzera nel periodo fra il 1950 e il 1970, hanno vissuto sradicati dalla loro terra con il sogno di ritornare prima o poi in patria.

Oggi, sono circa 130’000 – senza calcolare quelli naturalizzati – gli immigrati con più di 65 anni residenti nella Confederazione. E questo numero è destinato a salire, stando alle previsioni dell’Ufficio federale di statistica: nel 2050 saranno circa 280’000.

Grazie

Questa situazione pone e porrà di fronte a nuove sfide la nostra società e le istituzioni che si prendono cura degli anziani. Ed è stata proprio la condizione sociale e sanitaria della popolazione immigrata ad essere oggetto di studio della giornata “… e sono arrivati uomini” organizzata a fine novembre dal Forum nazionale anzianità & migrazione a Berna.

Nel corso dell’incontro, svoltosi due giorni dopo la votazione sull’iniziativa per l’espulsione degli stranieri che hanno commesso dei reati, si è parlato anche d’altro. In particolare, si è voluto ringraziare chi ha costruito la Svizzera, la Svizzera odierna.

«Vogliamo ricordare che senza l’importante e fondamentale contributo degli immigrati italiani, spagnoli e portoghesi non godremmo dello stesso benessere. Dobbiamo riconoscere i meriti dei lavoratori stranieri e dire loro: “Vi abbiamo usato e ora ci impegniamo affinché possiate trascorrere felicemente l’ultimo periodo della vostra vita in Svizzera”», ha detto a swissinfo.ch Christine Egerszegi, presidente del Forum nazionale anzianità & migrazione.

È un concetto sul quale ha insistito anche la consigliera federale Simonetta Sommaruga: «La Svizzera senza gli immigrati sarebbe un altro Paese, un Paese più povero», ha detto la ministra di giustizia e polizia, ricordando l’enorme apporto degli stranieri nel settore sanitario, edile, alberghiero e della ristorazione.

Braccia, non persone

Gli immigrati sono venuti in Svizzera, hanno lavorato duramente, hanno costruito case, le prime autostrade, la galleria del Gottardo. Sono giunti da noi sani, dopo aver superato una visita medica alla frontiera: uomini e donne, tutti assieme, come al mercato dei buoi. Erano considerati soprattutto braccia, non persone.

Ora sono stanchi e divisi tra il desiderio di tornare e l’impossibilità di farlo: in Svizzera vivono figli e nipoti, la loro situazione economica è precaria,, si chiedono dove sia la loro patria.

«Gli emigranti stanno peggio dei loro coetanei svizzeri. Sono i dati statistici a dircelo. Il 25% degli immigrati di età compresa tra i 63 e i 74 anni definiscono cattivo il loro stato di salute; una percentuale sei volte più alta di quella dei pari di età elvetici», spiega a swissinfo.ch Giuseppe Ribaudo, presidente di Pro Migrante, associazione che si impegna per il benessere e l’integrazione degli anziani emigrati.

«Ed è un paradosso – continua Ribaudo. In origine, la popolazione migrante era mediamente più sana di quella svizzera perché soltanto le persone in buona salute potevano accedere al mercato del lavoro elvetico».

La Svizzera si interessa ancora alla mia salute?

Ma perché stanno peggio? I motivi sono molteplici ed è lo stesso Ribaudo a evidenziarli. «Le condizioni in cui gli immigrati hanno lavorato e vissuto si sono ripercosse negativamente sulla loro salute, sullo stato economico e sociale. Molti – a causa della scarsa formazione scolastica e professionale – hanno esercitato mestieri fisicamente logoranti e mal retribuiti, aspetto che ha inciso anche sui contributi per la cassa pensione. Inoltre, le esperienze negative legate all’emarginazione sociale e alla mancata integrazione hanno avuto un cattivo impatto sul loro stato psichico».

E così, oggi, Luigi, lavoratore edile in pensione, si chiede: «La Svizzera si interessa ancora alla mia salute come quando ho superato il confine? Farà il possibile affinché possa vivere dignitosamente l’ultima tappa della mia vita?».

Certo. Almeno questa è la risposta scaturita dalla giornata; è un’opinione condivisa anche dalla parlamentare argoviese, Christine Egerszegi. «Dobbiamo fornire ai lavoratori stranieri in pensione le informazioni necessarie affinché conoscano le proposte di servizi e prestazioni destinate a loro. Molti non conoscono – per esempio – la possibilità di richiedere delle prestazioni complementari. Inoltre, vanno create delle condizioni per permettere agli anziani migranti di portarsi con sé un po’ della propria cultura nelle case di riposo. È un riconoscimento che la Svizzera deve loro».

La prima generazione immigrata in Svizzera tra gli anni Cinquanta e Settanta dall’Europa meridionale sta invecchiando.

Circa un terzo dei immigrati in pensione trascorre l’ultima parte della vita in Svizzera, un ulteriore terzo fa la spola tra la Svizzera e il Paese di origine e l’ultimo terzo ritorna in patria.

In Svizzera, il 10% dei residenti d’età superiore ai 65 anni è di nazionalità straniera e il 21% delle persone anziane è nato all’estero.

Degli immigrati con più di 64 anni, il 78% proviene dai Paesi confinanti – da spazi culturali simili a quelli svizzeri – e solo il 4% da fuori Europa. Questa percentuale cambierà nei prossimi anni, in quanto le generazioni di immigrati venuti più tardi provengono soprattutto dai Balcani e da continenti extra-europei.

Stando alle previsioni dell’Ufficio federale di statistica, tra il 2008 e il 2050 il numero degli immigrati con più di 65 anni residente in Svizzera passerà da 125’319 a 277’730.

Nato nel 2003, il Forum nazionale anzianità & migrazione – assieme a partner nazionali e internazionali – promuove il lavoro d’informazione e sensibilizzazione nonché la ricerca su temi legati all’emigrazione.

Si impegna per il miglioramento delle condizioni di salute e sociali degli emigrati anziani in Svizzera. E si è dato l’obiettivo di migliorare i diritti di questa generazione di emigrati e di farle ottenere i dovuti riconoscimenti per il contributo, in termini di sviluppo economico, che ha dato al nostro Paese.

Sostiene, inoltre, la Confederazione nella realizzazione della politica su anzianità e migrazione, fissata nel rapporto scaturito dalla seconda assemblea mondiale dell’Onu sull’invecchiamento, tenutasi a Madrid nel 2002.

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