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Reddito di base: un’idea di 500 anni fa matura per l’era digitale?

Cosa ne direbbe oggi il filosofo Tommaso Moro della proposta d'introdurre un reddito di base incondizionato per tutti in Svizzera? akg-images

Esattamente mezzo millennio dopo che Tommaso Moro (Thomas More) presentò l'idea nell'influente opera "L'Utopia", in Svizzera il 5 giugno, per la prima volta al mondo, il popolo voterà sull'introduzione di un reddito di base incondizionato (RBI) per tutti.

L’opera di finzione e filosofia politica, pubblicata in latino nel 1516, citava il reddito di base come possibile mezzo per combattere il furto. Un decennio più tardi, il suo amico Giovanni Ludovico Vives fu il primo a elaborare una proposta dettagliata. La sua nota al sindaco di Bruges, nel 1526, portò alla prima attuazione di tale idea nella città fiamminga di Ypres.

“Era veramente per aiutare i poveri”, dice Florian Schui, docente di storia economica all’università di San Gallo, a proposito di un’idea particolarmente importante dalla fine del Medioevo. Ma da allora il tenore del dibattito è cambiato.

“Gran parte dell’attuale dibattito sul reddito di base non riguarda tanto l’importo che le persone ricevono, ma il cambiamento di paradigma”, spiega a swissinfo.ch. L’importo così versato dallo Stato “non è più (considerato come) un’assistenza sociale, ma è un diritto umano fondamentale”.

Dai tempi di Tommaso Moro, l’idea è evoluta in un modo che ricorda una frase dell’ex presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy: “Un uomo può morire, le nazioni possono innalzarsi e decadere, ma un’idea continua a vivere. Le idee resistono, sono immortali”.

Oggi, i sostenitori dell’RBI sperano che l’idea di versare un mensile ad ogni cittadino sia finalmente giunta al livello dell’aforisma di Victor Hugo, secondo cui “nessun esercito può fermare un’idea il cui tempo è arrivato”.

Il principio generale è che lo Stato fornisca ad ogni cittadino un reddito mensile di base, senza chiedere in cambio di lavorare e indipendentemente da altri redditi, secondo il Basic Income European Network (BIEN), con sede in Belgio.

I fautori sostengono che è il modo più sicuro e più giusto di alleviare la povertà e promuovere l’occupazione. Tuttavia, in discussione ci sono varie opzioni e punti critici. In particolare si tratta di decidere come finanziare l’RBI, e se e come compensare altri tipi di prestazione della sicurezza sociale.

Un’idea che attraversa i secoli

L’idea dell’RBI fu discussa nel 16° e nel 17° secolo da accademici di spicco della Scuola di Salamanca, preoccupati per la povertà e per i problemi legati all’espansione coloniale spagnola in America Latina. In Inghilterra, nell’era elisabettiana, la “legge sui poveri” del 1576 fornì lavoro alle persone che lo volevano, ma non riuscivano a trovarlo.

Tra gli intellettuali francesi che si occuparono del diritto di esistenza individuale, Montesquieu nel 1748, nello “Spirito delle leggi”, affermò che una nazione “deve garantire a tutti i suoi cittadini i mezzi per provvedere alla propria sussistenza, cibo, vestiti adeguati e un modo di vivere che non danneggi la loro salute”.

Negli anni 1790, gli scrittori inglesi Tom Paine e Thomas Spence, che si occuparono di diritti naturali, sostennero l’idea di un reddito di base. La preoccupazione principale di Paine era di aiutare gli anziani e i genitori di bambini piccoli. Nello stesso periodo, in Francia, il marchese di Condorcet sosteneva il reddito di base quale forma di assicurazione sociale per combattere la povertà e la disuguaglianza.

Le loro idee hanno alimentato lo sviluppo dei moderni sistemi di protezione e di sicurezza sociale in Europa, come le pensioni e l’assicurazione sanitaria, introdotte sotto Otto von Bismarck, il primo cancelliere della Germania, dal 1871 al 1890. Questi sistemi, tuttavia, sono fondati sull’idea che una persona ha diritto a delle prestazioni sociali a determinate condizioni, non a un reddito di base senza alcuna condizione.

Prassi contemporanee

Negli anni 1970, alcune varianti di un reddito di base universale hanno messo radici in America del Nord:

• A Dauphin, nella provincia canadese di Manitoba, dal 1974 al 1979, è stato versato un reddito alle famiglie. In tal modo, l’istruzione è migliorata, le ore di lavoro per le neo mamme e gli adolescenti sono diminuite e il numero di persone vittime di infortuni sul lavoro è calato.

• In Alaska, nel 1976, è stato istituito un fondo permanente che converte introiti petroliferi dello Stato in un dividendo distribuito ogni anno a tutti coloro che vi risiedono da almeno sei mesi, senza distinzione di età.

Altri esempi recenti:

• In un villaggio in Namibia, dal 2008 al 2009, un’associazione umanitaria tedesca ha sponsorizzato un progetto pilota per il versamento di denaro liquido. Ciò ha consentito un aumento del numero di bambini che andava a scuola e una diminuzione della criminalità. L’aiuto finanziario è quindi continuato fino all’inizio del 2012.

• Il governo della Finlandia prevede di decidere in questi mesi se sperimentare un progetto pilota di reddito di base universale a partire dal 2017.

• A Losanna, il legislativo comunale il 13 aprile 2016 ha incaricato l’esecutivo di studiare l’attuazione di un esperimento pilota di reddito di base incondizionato nel capoluogo vodese. L’introduzione in via sperimentale, su un campione di persone già al beneficio di prestazioni sociali, dovrebbe fornire i dati per poterne valutare concretamente la fattibilità. La decisione è stata adottata di strettissima misura: 39 voti contro 37.

• A Livorno, la Giunta guidata dal sindaco Filippo Nogarin (Movimento 5 Stelle) il 20 maggio 2016 ha introdotto il “reddito di cittadinanza localeCollegamento esterno“, in via sperimentale per sei mesi. A livello nazionale, in Italia il disegno di LeggeCollegamento esterno del reddito di cittadinanza presentato dai pentastellari nel 2013 è fermo in Commissione del lavoro del Senato dal febbraio 2015.

• Utrecht, Tilburg e altre città dei Paesi Bassi stanno sperimentando un reddito di base o considerando l’idea.

• Il Partito nazionale scozzese ha appoggiato l’idea di sostituire il sistema di sicurezza sociale attuale con un reddito di base e si è detto d’accordo di prendere in considerazione tale riforma in vista di una Scozia indipendente.

La proposta sottoposta al voto in Svizzera

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Secondo Florian Schui, il dibattito riflette la contrapposizione di “due diversi filoni di pensiero” riguardo ai poveri: da una parte ci sono coloro che li ritengono responsabili della loro situazione, mentre dall’altra ci sono coloro che ritengono responsabile il sistema economico che non consente a tutti di avere un lavoro.

L’Utopia di Tommaso Moro rifletteva una visione religiosa, secondo cui gli esseri umani sono stati gravati dal lavoro dalla cacciata dal giardino dell’Eden, mentre non ne avevano alcuna necessità nello stato originale.

Poi, dalla rivoluzione industriale, le persone si sono abituate all’idea che la produzione può continuare o aumentare anche diminuendo la quantità di lavoro. La questione che si pone, osserva Florian Schui, è cosa fare con questo tipo di progresso.

“Penso che si richiami al modello del dopoguerra, quella sorta di età d’oro del capitalismo, con un forte tasso di crescita, ma un tasso di imposizione elevato e un sistema di sicurezza sociale generoso”, dice il ricercatore di storia economica. “Penso che sia più una nostalgia del periodo post-bellico che di Tommaso Moro o di religione”.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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