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Un inverno mite anche per la fauna

Grazie alla primavera precoce, le zecche possono riprodursi prima Keystone

Le temperature eccezionali registrate quest'inverno potrebbero avere ripercussioni notevoli sulla fauna. Gli agricoltori temono una vera e propria esplosione tra le popolazioni di parassiti.

Non sempre però una primavera precoce è favorevole ad insetti e mammiferi.

L’inverno che si è appena concluso è stato il più caldo in molte regioni d’Europa da quando esistono rilevamenti meteorologici affidabili, ossia un centinaio d’anni. In Svizzera, le temperature hanno superato in media di 3-4 gradi le norme stagionali.

La natura ha approfittato appieno di questo clima mite: ad inizio marzo molti prati erano ricoperti di fiori, gli alberi hanno iniziato a germogliare alcune settimane prima del normale e alcuni uccelli migratori hanno fatto in ritorno in Svizzera con più di due settimane d’anticipo.

Ascoltare il canto delle rondini quando il calendario segna ancora inverno non può che allietare le orecchie. Tuttavia le temperature elevate potrebbero avere anche ripercussioni meno positive.

Recentemente, gli agronomi del Servizio d’informazioni agricole hanno lanciato l’allarme per la probabile esplosione del numero di parassiti.

Mammiferi

Ad esempio, le popolazioni di topi, talpe ed altri piccoli mammiferi che già normalmente provocano danni considerevoli alla vegetazione quest’anno non sono state ridimensionate come consuetudine dal freddo.

Daniel Chérix, biologo all’Università di Losanna, però relativizza: “I roditori attivi in inverno si muovono normalmente sotto la neve. In questo modo non sono esposti agli attacchi dei predatori. In questo senso, l’inverno li protegge molto bene e permette loro di arrivare alla primavera con un forte potenziale riproduttivo”.

“Quest’anno, la copertura nevosa era minima o addirittura inesistente e i predatori hanno quindi potuto nutrirsi dei topi – spiega Daniel Chérix. A mio avviso, eccezion fatta per alcune specie che trascorrono l’inverno veramente all’interno del suolo, non dovrebbe esserci un forte aumento dei roditori”.

La popolazione di cinghiali – in crescita negli ultimi 15 anni – dovrebbe per contro registrare un nuovo, forte aumento. La selezione naturale che caratterizza normalmente gli inverni più rigidi quest’anno infatti non è avvenuta.

Pidocchi…

Tra i vari parassiti che potrebbero approfittare della primavera precoce, vi sono i pidocchi delle piante.

“Le uova dei pidocchi si trovano la maggior parte delle volte direttamente sul vegetale. Se fa caldo abbastanza rapidamente possono accedere al vegetale molto presto. E avendo una crescita esponenziale, questi insetti potrebbero effettivamente creare dei problemi”, spiega il biologo dell’Università di Losanna.

Secondo gli esperti, un’altra incognita è legata ai funghi parassiti, la cui riproduzione è facilitata dal clima mite. Le patate, ad esempio, sono più esposte al rischio di infezione da fitoftora.

… e zecche

L’allarme è alto anche per il rischio zecche. Questo parassita, che si nutre di sangue, può infatti trasmettere all’uomo malattie come l’encefalite o la borelliosi.

“Le zecche si nutrono principalmente sugli uccelli e sui roditori, quindi un eventuale incremento dipende in primo luogo dalla disponibilità del cibo e non tanto dal fatto che vi sia una primavera precoce”, spiega Daniel Chérix.

“Una primavera precoce permette però alle femmine di zecca di essere attive prima, precisa il biologo, e quindi di aumentare il loro potenziale riproduttivo. Se effettivamente riescono a riprodursi prima è possibile che quest’anno vi sia più di una generazione”.

Risveglio troppo precoce

Inverni come quello che si è appena concluso non sono però sempre favorevoli allo sviluppo degli insetti.

Tra gli invertebrati che vivono alle nostre latitudini si possono distinguere due gruppi. Il primo in inverno entra in diapausa, ossia cessa le proprie attività metaboliche. Il controllo in questo caso è ormonale e non è dettato dalla temperatura. Il secondo cessa pure le sue attività, ma è la temperatura che funge da sistema di controllo. Appena il clima si riscalda gli insetti di questo secondo gruppo, al quale appartengono tra l’altro le vespe, le mosche o alcune specie di farfalle, si risvegliano.

“Questo secondo gruppo è meno bene attrezzato per gli inverni miti – spiega Daniel Chérix. Risvegliandosi presto non trovano necessariamente cibo a sufficienza, in particolare gli insetti impollinatori. Inoltre, se vi sono ancora giornate fredde (come successo quest’anno a metà marzo, quando l’inverno ha dato un ultimo colpo di coda, ndr) questi insetti rischiano di essere condannati, avendo già speso molte energie per il risveglio”.

swissinfo, Daniele Mariani

L’inverno 2006/2007 è stato il più caldo in molte regioni della Svizzera, ad eccezione di alcune zone nelle Alpi, dall’inizio dei rilevamenti meteorologici sistematici nel 1864.
A Lugano, la temperatura media tra dicembre e febbraio è stata di 6,1° C, quasi un grado in più rispetto al record precedente stabilito nel 1998.
Inoltre, questo inverno, come altrove in Europa, è stato caratterizzato anche da una mancanza di neve. Ad Einsiedeln, ad esempio, dove in media si registrano 27 giorni di neve per un totale di circa 2 metri, quest’anno sono caduti solo 54 cm ripartiti su 11 giorni.

In praticamente tutta Europa, molte colture sono in anticipo sui tempi.

In Svizzera, frumento e orzo sono già alti nei campi e la colza dovrebbe fiorire in aprile piuttosto che in maggio.

In Italia, piselli, fave, carciofi, lattughe e asparagi si trovano già in abbondanza sulle bancarelle dei mercati.

In Olanda, la raccolta di grano d’inverno è iniziata un mese prima del normale.

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