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Un intero paese allo specchio

Come si fa a vivere d'inverno senza sole? Lo sanno gli abitanti di Viganella, un piccolo paese italiano a pochi chilometri dalla frontiera svizzera, che oggi il sole d'inverno non lo devono più soltanto sognare.

Alla fine del 2006 questo piccolo comune italiano della provincia del Verbano Cusio Ossola, abitato da poco meno di 200 persone, aveva letteralmente fatto il giro del mondo per uno specchio molto speciale.

Un enorme specchio sulla montagna di fronte al villaggio, studiato per riflettere la luce del sole ed illuminare la piazza centrale del paese che, da novembre fino a febbraio, è sempre all’ombra poiché le montagne a sud del paese bloccano il debole sole.

D’inverno, infatti, l’unico momento in cui la gente si sofferma un po’ più a lungo fuori casa, è la domenica mattina subito dopo la messa. Ma dura poco, il freddo pungente e la mancanza di luce fanno rincasare tutti.

Gli abitanti di Viganella avevano sempre saputo che i loro inverni sarebbero trascorsi all’ombra, un destino che avevano in fondo accolto con serena rassegnazione. Ma non avevano fatto i conti con la caparbietà e la determinazione di un giovane sindaco, Franco Midali, che non voleva vedere lentamente morire il proprio paese: “Il nostro sogno è far sì che qui ci sia il sole tutto l’anno”.

La storia di un grande sogno

La storia del paese e il sogno del suo sindaco hanno ispirato un regista canadese, David Christensen, che ha deciso di raccontare come un sogno è diventato realtà. Nel documentario “Lo specchio”, presentato al Festival internazionale del film di Locarno, lo spettatore entra nella realtà del villaggio, scopre la vita delle persone e vive, passo dopo passo, l’evoluzione del progetto soprattutto attraverso la figura del sindaco Franco Midali.

La trama del film segue più di un filo narrativo, perché tante sono le storie vissute, giorno dopo giorno, dagli abitanti di Viganella e della Valle Antrona: tutte si intrecciano con la storia dello specchio. Durante la sua istallazione si accavallano imprevisti, sorprese, delusioni. Ma la speranza e la fiducia rimangono intatte. Insomma gli abitanti di Viganella non hanno paura di pensare in grande. E quando riflettono su quel gigantesco specchio, tutti i personaggi del film ci vedono qualcosa di differente.

Alcuni credono sia un modo per riunire una piccola comunità. Altri, come il sindaco Franco, vi leggono una strada per attrarre turisti; altri ancora, lo considerano semplicemente come un modo per evitare di guardare in faccia i veri problemi della valle. O chi, invece, osserva divertito e senza troppe illusioni la costruzione di qualcosa che potrebbe non cambiare nulla.

“Lo specchio” – ed è forse questo l’aspetto più interessante – non è solo il racconto di un progetto, ma anche e soprattutto il ritratto degli abitanti di Viganella e della valle Antrona: anziani, pochissimi giovani impegnati a far risorgere un paese in rovina o a rifarsi una vita lontano dalla frenesia del XXI secolo.

Come nel caso delle comunità mitteleuropee e svizzere che, nutrite dalle filosofie orientali, popolano i borghi di Bordo e Cheggio, frazioni situate ancor più in alto di Viganella, dove le macchine non arrivano, ma la luce del sole c’è tutto l’anno…

… e all’improvviso Fiat lux

Il Palavideo, dove mercoledì 12 agosto è stato presentato il film, era strapieno. Loro, gli abitanti di Viganella, non potevano di certo mancare alla proiezione ufficiale del documentario, un’autentica prima. In testa alla comitiva di una cinquantina di persone, il sindaco Franco Midali salutato dal produttore Gregorio Paonessa con un lunghissimo abbraccio.

“Abbiamo seguito Franco per un anno – ha sottolineato il produttore – mentre cercava di realizzare il suo incredibile progetto. Abbiamo parlato con la gente, abbiamo dato voce a perplessità e speranze”. “Le riprese di questo film – ha spiegato il regista David Christensen – sono durate circa dieci settimane, nell’arco di più di un anno; alla fine il materiale girato era imponente”.

Il documentario, esattamente come l’istallazione dello specchio, ha seguito un percorso laborioso poiché si è trattato di scegliere le immagini migliori e più significative. In fondo a Viganella la luce si è fatta due volte: con lo posa dello specchio e con la conclusione del documentario.

“Se, come nel mio caso, quello che conta è stato restituire con fedeltà la vita delle persone – ha precisato il regista – allora fare un film vuol dire seguire il proprio istinto, correndo il rischio di girare, anche se non sai come andrà a finire. È quello che ho fatto con i miei collaboratori. Questo modo di fare cinema richiede che il regista entri nella situazione senza sapere cosa accadrà, ma con la convinzione che qualcosa di incredibilmente speciale e commovente emergerà dalle storie di queste persone”.

Vivace, frizzante e commovente, il documentario è riuscito a mostrare l’umanità e il grande senso dell’umorismo di un intero piccolo paese, sperduto in una valle. La proiezione, scandita dai commenti e dalle risate in sala, ha fatto scoprire agli spettatori il volto di uomini e donne con un grande sole dentro.

Françoise Gehring, Locarno, swissinfo.ch

La notizia di un paesino senza sole ha attirato i riflettori dei media del mondo intero che hanno raccontato ai quattro angoli della terra la storia dello specchio.

Persino la rete araba Al Jazeera aveva inviato una giornalista dalla sua sede londinese per coprire l’inaugurazione.

Dal Brasile al Messico, dal Giappone alla Francia, dall’Inghilterra alla Germania per cogliere quel primo raggio di sole che lo specchio avrebbe regalato al paesino congelato: per quasi tre mesi all’anno non c’è neanche un vicolo che riceva luce diretta.

In un remoto angolo del Piemonte, nella tranquilla valle Antrona dominata da erte montagne, sorge il piccolo borgo di Viganella, situato nella provincia del Verbano Cusio Ossola, a pochi chilometri dal confine svizzero, sul Lago Maggiore.

Per raggiungere Viganella ci si deve avventurare su per una stretta strada ventosa, dove una macchina passa a malapena. Arrivando da valle, Viganella ha l’aspetto di un insediamento moderno, ma dietro le poche case di recente costruzione, si nasconde il cuore del paese completamente in rovina.

Un borgo per lo più disabitato – attualmente gli abitanti sono 185 – solo un pallido ricordo della florida comunità di contadini e vignaioli di un tempo.

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