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Un eldorado per avventurieri e investitori

Kurt ed Erich Sidler, due imprenditori dallo spirito avventuriero swissinfo.ch

Sostenere il settore privato per favorire la crescita economica in Ucraina. Ne è convinta la Svizzera, che partecipa ai progetti per attirare gli investitori.

L’ex repubblica sovietica ha un grosso potenziale economico. Ma mentre il boom è già scoppiato nella capitale, nelle regioni periferiche i problemi da risolvere sono ancora parecchi.

Con un sottofondo di seghe circolari e la polvere di segatura nell’aria, Erich Sidler, 35 anni, spiega che i tronchi parcheggiati all’ombra delle enormi gru di origine russa provengono dalle foreste della zona. Poi la corteccia viene strappata e il tronco misurato, tagliato, segato e infine impacchettato, pronto per essere venduto.

Per il giovane imprenditore elvetico, il legno è tutto un mondo. Un mondo che Erich ha abbandonato in Svizzera – dove gestiva una piccola segheria famigliare – per riscoprirlo qui all’ovest dell’Ucraina, tra le foreste della Transcarpazia.

«Sono arrivato nel gennaio del 2005, dopo aver ripreso assieme a mio padre una ditta austriaca», racconta Erich, aggiungendo che l’idea di installarsi in Ucraina è però vecchia di qualche anno.

Corruzione, leggi mutevoli e alcool

Con un investimento iniziale di 800’000 franchi, Erich e il padre Kurt puntano soprattutto sul mercato locale. «Prima esportavamo anche in Svizzera, ma poi il commercio è stato bloccato siccome mancava un accordo specifico tra i due Paesi», si rammarica il 72enne originario del canton Argovia.

Per qualche consiglio su come gestire al meglio gli investimenti futuri, i Sidler si rivolgono periodicamente al SOFI («Swiss Organisation for Facilitating Investments»), l’organo che promuove i progetti di investimento delle imprese svizzere (e di quelle dei Paesi dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nei paesi in transizione.

I due imprenditori elvetici mirano ad una cifra d’affari di 3,5 milioni di franchi annui. Non sarà però impresa facile, visto che facili non sono le condizioni di lavoro: «Qui tutto funziona tramite conoscenze, la corruzione è altissima e le leggi possono cambiare da un giorno all’altro», confida Erich, aggiungendo che bisogna pure tener conto del problema dell’alcool tra i dipendenti.

Inoltre – prosegue – non tutto il personale è adatto o interessato al lavoro e quindi bisognerà procedere a decine di licenziamenti (su 150 impieghi).

Il boom «arancione»

La vita per gli imprenditori stranieri è invece decisamente più interessante nella regione di Kiev.

Proprio nella capitale, la «Rivoluzione arancione» del dicembre 2004 – che ha visto il riformista Victor Yushenko scalzare dalla poltrona presidenziale il conservatore filo russo Leonid Kuchma, grazie anche al sostegno popolare – ha portato una ventata di apertura e rinnovo a tutti i livelli.

«Nelle 10 società che gestiamo, il fatturato cresce del 50% ogni anno, il numero di dipendenti aumenta e non abbiamo problemi di alcolismo. Inoltre, la corruzione è fortemente diminuita» fa notare Leslie Hawrylyshyn, il responsabile svizzero-canadese di Euroventures Ucraina, un fondo destinato a sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI) locali.

Mosso dalla convinzione che il settore privato rappresenti il vero e proprio motore della crescita economica, il Segretariato di Stato dell’economia (seco) ha riconfermato la sua partecipazione a Euroventures, contribuendo con 6 milioni di franchi nei prossimi 8 anni.

«Ai potenziali investitori svizzeri, finanziamo pure la consulenza di SOFI», aggiunge Davorka Rzehak, incaricata della promozione degli investimenti presso il seco.

Più trasparenza per ditte e banche

Nonostante il crescente interesse degli imprenditori svizzeri per l’ex repubblica sovietica – come ci conferma Dietmar Kuck, responsabile del dossier Ucraina presso il SOFI – nel nuovo eldorado ucraino non mancano i problemi: le società soffrono di un deficit di trasparenza e il concetto di «governo d’impresa» sta iniziando soltanto ora ad affermarsi.

Tra chi si occupa dell’introduzione di standard internazionali e di meccanismi di controllo, la Corporazione finanziaria internazionale (IFC) della Banca Mondiale: «Sono circa 4’000 le ditte che hanno chiesto la nostra consulenza», ci dice il responsabile di IFC a Kiev Roman Zyla, precisando che i servizi sono offerti gratuitamente.

A pagare è infatti, in parte, la Confederazione, che dal 2002 finanzia il Progetto dell’IFC per lo sviluppo delle PMI ucraine (circa 300’000) con parecchie centinaia di migliaia di franchi all’anno. Dal maggio 2005, il progetto è stato ampliato anche alle banche, altro settore dove le riforme sono indispensabili.

Non solo soldi

A quasi 15 anni dall’indipendenza, il potenziale economico dell’ex repubblica sovietica appare elevato. Ma mentre per Leslie Hawrylyshyn l’Ucraina è sinonimo di grossi profitti in poco tempo, dove le condizioni di lavoro sono buone, per Erich e Kurt Sidler la corruzione e i problemi legislativi e amministrativi costituiscono indubbiamente un freno.

Ma allora, cosa ha spinto i due argoviesi a venire in Ucraina?

«La voglia di avventura!», risponde Kurt, che ci confida tuttavia di voler rimanere anche per recuperare i soldi persi in una precedente attività all’est del paese.

swissinfo, Luigi Jorio, Kiev, Ucraina

Svizzera e Ucraina hanno concluso diversi accordi bilaterali in ambito economico e finanziario.

1995: accordo di commercio e di cooperazione economica; accordo per la promozione e la protezione reciproca degli investimenti.

2000: convenzione per evitare la doppia imposizione in materia d’imposte sul reddito e sul patrimonio.

488 milioni di franchi il valore totale degli investimenti svizzeri in Ucraina (cifre della Banca nazionale ucraina, settembre 2004).
Nella lista dei paesi investitori, la Svizzera si situa all’ottavo posto con una quota del 4,3%.

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