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«Non è quello che considero il civismo della Svizzera»

Sconfitto alle urne: Martin Uebelhart faceva parte del comitato che si opponeva al fatto che il comune di Oberwil-Lieli potesse acquistare il diritto di rifiutare richiedenti l’asilo sul suo territorio. Keystone

I cittadini di Oberwil-Lieli, un piccolo comune del canton Argovia in cui vivono 300 milionari, non vogliono accogliere i dieci richiedenti l’asilo assegnati dalle autorità cantonali. Per sottrarsi a questo obbligo, preferiscono pagare una “tassa sostitutiva” di quasi 300'000 franchi. Una decisione «vergognosa e imbarazzante» secondo Peter Arbenz, che dal 1990 al 1993 è stato il primo direttore dell’ex Ufficio federale dei rifugiati.

Chiamati alle urne lo scorso primo maggio, i cittadini di Oberwil-Lieli hanno deciso – con 579 voti contro 525 – di versare 290’000 franchi al canton Argovia. In questo modo, il piccolo comune poco lontano da Zurigo non dovrà accogliere i dieci richiedenti l’asilo assegnati dal cantone, come invece voleva l’assemblea comunale.

Peter Arbenz è stato dal 1986 al 1993 delegato ai rifugiati e in seguito direttore dell’Ufficio federale dei rifugiati. Dal 2001 al 2012 ha presieduto l’organizzazione umanitaria Helvetas. Ha inoltre lavorato in qualità di esperto di questioni legate all’asilo su mandato della Confederazione, dei cantoni e dei comuni. Keystone

La decisione non è tuttavia definitiva. Il municipio deve presentare al parlamento comunale un nuovo preventivo 2006. Il governo argovieseCollegamento esterno deve ora esercitare il suo influsso e rivolgere un chiaro appello agli aventi diritto di voto affinché l’esempio di Oberwil-Lieli non faccia scuola, auspica Peter ArbenzCollegamento esterno, esperto di politica d’asilo e di migrazione.

swissinfo.ch: Cosa ne pensa della decisione a Oberwil-Lieli?

Peter Arbenz: Si tratta di un risultato vergognoso per un comune svizzero. È una decisione meschina e da piccoli borghesi, che trae chiaramente ispirazione dal sindaco [Andreas Glarner], tra i falchi della politica d’asilo svizzera.

swissinfo.ch: Si tratterebbe quindi di una campagna elettorale di Andreas Glarner?

P. A.: Nella fattispecie è quello che penso. È un modo per profilarsi in seno al suo partito [Unione democratica di centro, destra conservatrice, ndr]. Ma forse è stato eletto proprio per rappresentare questa linea dura.

swissinfo.ch: Torniamo al risultato delle urne: «Non è un momento di gloria della democrazia», ha commentato la Aargauer Zeitung. Il movimento cittadino in favore dell’accoglienza dei rifugiati, IG Solidarität, accetta la sconfitta e rinuncia ad opporsi a questa decisione. C’è di che rammaricarsi?

P. A.: Dal punto di vista della teoria della democrazia, il risultato è senza dubbio da accettare: non si può presentare ricorso contro l’esito di una votazione comunale.

IG SolidaritätCollegamento esterno potrebbe però tentare di ribaltare il risultato durante una delle prossime assemblee comunali. Oppure potrebbe lanciare una petizione o un’iniziativa locale affinché i cittadini ragionevoli di Oberwil-Lieli riconsiderino la questione. Ci vorrà comunque del tempo visto che non si può ripartire alla carica già alla prossima assemblea comunale.

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swissinfo.ch: Gli sconfitti hanno lasciato intendere che preferiscono aspettare la fine del mandato di Glarner…

P. A.: Potrebbero anche agire in favore della sua destituzione o, come detto, riportare i cittadini alle urne per votare nuovamente sullo stesso tema.

swissinfo.ch: Malgrado la costellazione attuale, con un rappresentante della linea dura nella funzione di sindaco, la decisione ha un significato simbolico? Altri comuni potrebbero seguire l’esempio di Oberwil-Lieli?

P. A.: Questa decisione non può e non deve fare scuola. La considero piuttosto un caso unico. Non ci si può semplicemente sottrarre da un dovere legale che lega Confederazione, cantoni e comuni.

Da più parti ci sono resistenze all’intenzione di creare degli alloggi per richiedenti l’asilo. A Oberwil-Lieli si trattava però di dieci persone, per le quali non sarebbe nemmeno stato necessario un centro, ma semplicemente degli appartamenti. Soltanto per questo, la decisione è già di per sé vergognosa e imbarazzante. Se poi si considera che nel comune vivono anche contribuenti piuttosto abbienti… Non è quello che considero il civismo e la solidarietà della Svizzera.

swissinfo.ch: Bisognerebbe porre fine alla possibilità di pagare per sottrarsi al dovere di accogliere i richiedenti l’asilo?

P. A.: Quando si parla di sistemazione dei richiedenti l’asilo, il governo deve cercare il dialogo con i rappresentanti comunali. Solitamente si trova sempre una soluzione pragmatica. Ora tocca al governo argoviese agire. Deve rivolgere un chiaro appello all’elettorato affinché questo esempio non faccia scuola.

Gli argoviesi hanno sempre dimostrato di adempiere ai loro doveri e compiti. Sono quindi convinto che, come altrove, si cercherà la soluzione più adeguata.

Tutti i governi cantonali sostengono la revisione della Legge federale sull’asilo, sulla quale voteremo il prossimo 5 giugno. È la prossima sfida da superare. In questo modo la Svizzera sarà pronta a far fronte a un afflusso di richiedenti l’asilo forse maggiore.

Il sindaco invita i comuni a resistere

Sindaco di Oberwil-LieliCollegamento esterno dal 2005, Andreas Glarner porta avanti una politica molto restrittiva in materia di asilo. Dopo la decisione alle urne del primo maggio, ha invitato tutti i comuni della Svizzera a seguire l’esempio di Oberwil-Lieli e ad opporsi all’obbligo di accoglienza imposto da Confederazione e cantoni.

«È dovere dei cittadini opporre resistenza», ha detto in un’intervista al Tages-Anzeiger e al Bund. In merito alla politica d’asilo nazionale, Andreas Glarner sostiene che la Svizzera dovrebbe transennare i suoi confini con filo spinato. In estate, i cittadini di Oberwil-Lieli dovranno esprimersi su un nuovo preventivo 2016, nel quale verrà incluso il pagamento di 290’000 franchi a titolo di compensazione per il rifiuto di accogliere i richiedenti l’asilo.

Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio

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