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Un certificato solo per vaccinati o guariti? In Svizzera è prematuro

persona con maglietta rossa con scritta informazioni sulla vaccinazione
In Svizzera è in corso la Settimana nazionale della vaccinazione, con una serie di manifestazioni e la partecipazione di alcuni volti noti dello spettacolo, come nella foto in secondo piano il cantante di rap Stress. Keystone / Jean-christophe Bott

La situazione pandemica attuale nella Confederazione non giustifica di passare alla regola 2G, sostengono gli esperti della task-force Covid-19.

L’Austria ha compiuto il passo lunedì. Da ieri, vige infatti la cosiddetta regola 2G. Solo chi è vaccinato (“geimpft”, da qui la prima G) o guarito (“genesen”, da qui la seconda) può entrare nei ristoranti o in altri luoghi pubblici al chiuso e partecipare a determinate manifestazioni.

La Svizzera si attiene dal canto suo alla regola 3G. Il certificato Covid è rilasciato anche a chi è testato (“getestet”, la terza G) e la prassi non dovrebbe per il momento cambiare, stando a quanto affermato dagli esperti della Confederazione.

La situazione non è ancora così drammatica da rendere necessarie ulteriori misure, ha dichiarato martedì Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali svizzeri. “I test – ha poi precisato – stanno avendo un certo effetto”.

Test di nuovo gratuiti?

Test che, secondo la maggioranza della commissione economica del Consiglio Nazionale, dovrebbero tornare gratuiti per tutti, poiché troppe persone decidono di non farsi testare da quando il Governo federale li ha resi a pagamento.

Se Unione democratica di centro e Verdi sostengono questa proposta, socialisti, liberali radicali, verdi liberali e Alleanza del centro si oppongono, visto il costo (oltre 350 milioni di franchi solo negli ultimi tre mesi) che comporterebbe per tutti i contribuenti. “È inaccettabile che si spenda tutto questo denaro per non vuole vaccinarsi”, ha riassunto il consigliere nazionale del Partito liberale radicale Andri Silberschmidt.

“Chi non si vaccina deve assumersi le sue responsabilità”, ha da parte sua dichiarato Virginie Masserey, responsabile della sezione controllo delle infezioni all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

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Durante la tradizionale conferenza stampa degli esperti che si svolge ogni martedi, Masserey ha poi sottolineato l’incertezza attuale.

Casi in aumento soprattutto tra i giovani

Il virus non si sta indebolendo e si sta diffondendo rapidamente soprattutto tra i giovani. Le infezioni raddoppiano ogni due settimane e nelle ultime 24 ore sono stati segnalati quasi 3’000 nuovi casi.

Le regioni più colpite dalle nuove infezioni sono la Svizzera centrale e quella orientale.

L’aspetto positivo è che i ricoveri rimangono al momento stabili, seppur con una lieve tendenza all’aumento. Le persone che necessitano di cure specializzate occupano il 13,5% dei letti disponibili. La maggior parte di loro non sono vaccinate.

Otto adulti su dieci immunizzati 

Per quanto attiene appunto al numero di vaccinati, il 75% degli adulti lo è completamente. Se a questi si aggiunge il 6% circa delle persone che hanno sviluppato gli anticorpi, si arriva all’80-81%. Per quanto queste cifre possano sembrare elevate, ha messo in guardia Masserey, rimangono ancora un milione di persone non coperte. Vista l’alta contagiosità della variante delta, ciò significa potenzialmente decine di migliaia di persone a rischio ricovero.

Ecco perché la vaccinazione rimane importante: farsi contagiare per sviluppare l’immunità non è la soluzione, ha sottolineato la responsabile dell’UFSP. L’offensiva vaccinale inaugurata lunedì dal Governo federale assieme ai Cantoni, con tanto di tour canori promozionali, dovrà proseguire anche nelle prossime settimane, ha spiegato Masserey, la quale ha puntualizzato che l’UFSP non si è fissato cifre precise. Una cosa è però certa: ci sono vaccini a sufficienza per tutti e per chi ha bisogno di una terza dose di richiamo, ossia persone a rischio o fragili.

Moderna anche per i più giovani

Intanto, contrariamente a quanto fatto dalla Francia, la Svizzera non modificherà la prassi per quanto riguarda la somministrazione del vaccino prodotto da Moderna.

L’autorità di farmacovigilanza francese ha sconsigliato lunedì di ricorrere a questo vaccino per le persone di meno di 30 anni, sulla base di uno studioCollegamento esterno secondo cui aumenta leggermente il rischio di miocardite e pericardite tra i più giovani. Per gli ‘under 30’ è quindi preferibile l’uso del vaccino Pfizer-BioNTech.

“Comunque sia – ha precisato Mahmoud Zureik, il responsabile dell’ente che ha condotto la ricerca – se si soppesa l’efficacia dei vaccini contro le forme gravi di Covid-19 (valutata intorno al 90%) e i rischi esistenti ma poco frequenti di miocardite e pericardite, il rapporto beneficio-rischio dei vaccini non è rimesso in discussione”.

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