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Un’auto ad aria compressa

Uno sguardo... al futuro Keystone

Il Comune bernese di Reconvilier si rilancia con la prima auto ad aria compressa della Svizzera. L’Airpod – questo il nome dell’avveniristico veicolo – uscirà a marzo dagli stabilimenti che un tempo erano della Swissmetal.

L’avvocato ginevrino Henri-Philippe Sambuc suscita sorrisi e cenni d’approvazione nei bar del centro di Reconvilier, comune del Giura bernese di 2’300 abitanti, abituati a lavorare sodo, a lottare per il diritto al lavoro e dare poca confidenza a chi viene da fuori.

Ma per Sambuc è diverso: è lui infatti il promotore della grande avventura dell’Airpod, è lui ad aver comprato la licenza per costruire in Svizzera questa curiosa automobilina ad aria compressa, e dunque nei suoi confronti la tradizionale diffidenza sembra venir meno.

Cartoni di latte

L’avvocato ci accoglie nell’ala della fabbrica della Swissmetal che ha preso in affitto per lanciare il progetto: le pratiche sono praticamente terminate e ora si tratterà di allestire in questi locali una prima catena di montaggio, che dovrà essere operativa alla fine dell’inverno.

Con sé, per l’intervista, l’avvocato ha portato nove cartoni vuoti di latte, dipinti di rosso e di nero. Li mette uno sopra l’altro e ci spiega che questo, simbolicamente, è il volume di CO2 emesso ogni giorno in Svizzera da ogni auto. E in circolazione ce ne sono quattro milioni.

«Sulla maggior parte delle auto, per di più, viaggia una sola persona, e il 70% degli spostamenti giornalieri interessa distanze inferiori ai 5 chilometri: ce n’è abbastanza per dimostrare l’assurdità di come è organizzato oggi il traffico privato» osserva.

Un “pieno” d’aria

L’alternativa sarebbe dunque l’Airpod. Si tratta di un’auto che funziona ad aria compressa, senza bisogno – come le auto elettriche – di batterie che poi sono difficili da smaltire: basta ricaricare il serbatoio d’aria quando necessario, attaccando l’auto per circa 4 ore a una presa elettrica, oppure effettuando un “pieno” d’aria istantaneo in una rete di circa 200 appositi garage, che dovrebbero venire allestiti in tutta la Svizzera a partire da aprile.

Con un pieno, l’Airpod sarà in grado di percorrere in media 120 chilometri, a una velocità massima di 70 chilometri orari, e tutto questo senza alcuna emissione di CO2.

«L’invenzione viene dalla Francia: l’inventore è Guy Nègre e attualmente l’auto è in produzione in uno stabilimento vicino a Nizza. Il mio interesse si è risvegliato quando ho saputo che la grande Tata Motors indiana ne aveva comprato la licenza per l’India. Mi sono detto: perché non tentare sul mercato svizzero?», spiega.

Il luogo ideale

Così Sambuc si è assicurato la licenza, ha creato la società Catecar SA, con un capitale iniziale di sei milioni di franchi provenienti da fondi privati, e poi si è messo subito alla ricerca di uno spazio adatto alla produzione. Che, appunto, ha trovato qui a Reconvilier, località balzata all’attenzione della cronaca nel 2004 e nel 2006 per le ripetute ondate di scioperi che agitarono gli stabilimenti della Swissmetal.

Scioperi innescati dai progetti di ristrutturazione del grande gruppo metallurgico, che prevedeva di potenziare la sede solettese di Dornach a scapito di quella di Reconvilier. Alla fine la Swissmetal chiuse effettivamente una parte dei suoi stabilimenti a Reconvilier eliminando un centinaio di posti di lavoro, ed è proprio da questi spazi vuoti che Sambuc vuole ripartire col suo progetto.

Un progetto che porta speranza

La tempistica è ambiziosa, prevede di produrre il primo esemplare a marzo, assumendo inizialmente una decina di persone, per una catena di montaggio che viene definita “preindustriale”. La produzione iniziale dovrebbe essere di 150 veicoli al mese, venduti sul mercato a un prezzo tra i 9 e i 15mila franchi. Poi, nel 2012, gli operai dovrebbero salire a 120, per una produzione di circa 700 mini-auto al mese.

Al progetto prende parte anche il Politecnico di Losanna, tramite alcune start-up, mentre fra i primi clienti potenziali si sono fatti avanti l’aeroporto di Ginevra, per utilizzare l’Airpod come veicolo di servizio sulle piste, e alcuni enti pubblici come la città di Neuchâtel, interessata a testare una flotta di mini-auto per proporle quale sistema alternativo di trasporto pubblico collettivo. In pratica, i cittadini potrebbero acquistare un’apposita tessera/chiave e con quella usufruire della flotta di Airpod, grazie a un sistema via internet/telefonino che permetterebbe di localizzare in tempo reale l’auto parcheggiata più vicina.

«Sono tutti progetti che andranno approfonditi. Parallelamente, stiamo aspettando che venga rilasciato il necessario permesso di circolazione per l’Airpod su territorio elvetico, come già nei paesi dell’Unione Europea, affinché il veicolo possa diventare interessante per i privati», conclude Sambuc.

E sugli eventuali dubbi relativi alla tempistica, rassicura il sindaco di Reconvilier Flavio Torti: «Ogni nuova tecnologia ha diritto a un certo rodaggio – afferma. Noi autorità politiche ci crediamo, perché un progetto simile ci porta speranza, anche se dovessero accumularsi uno o due mesi di ritardo».

L’Airpod è una piccola auto ad aria compressa, pensata essenzialmente per il traffico cittadino. Pesa circa 250 chili (contro i 1800 in media di un’auto normale), è lunga circa 2 metri , larga uno e mezzo e alta 1,7 metri. È dotata di acceleratore, freno, mentre per le manovre direzionali utilizza un joystick al posto del volante.

Possono trovarvi posto fino a 4 passeggeri. La sicurezza è garantita grazie a una carrozzeria in poliestere rigido che – sostengono i costruttori – resiste a eventuali urti molto meglio dell’acciaio. Non ha bisogno di batterie e non produce nessun tipo di emissioni.

Per farla funzionare, basta ricaricare il serbatoio d’aria (200 litri di aria compressa a una pressione molto alta, 350 bar) con una presa elettrica o un compressore industriale (molto più rapido) in un garage. Costo del “pieno”: tra un franco e mezzo e due franchi. Il prezzo di vendita dell’Airpod si calcola tra 9mila e 15mila franchi.

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