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Un attore contro i pirati

Javier Bardem si è fatto portavoce della sua categoria Keystone

Presente a Ginevra per una riunione dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, l'attore spagnolo Javier Bardem – premio Oscar nel 2008 – ha aspramente criticato la riproduzione illegale di opere cinematografiche.

Di fronte a un pubblico poco numeroso, Bardem – protagonista in pellicole di grande successo come Mar adentro e Non è un paese per vecchi – ha illustrato le rivendicazioni degli attori, che auspicano un accordo internazionale tale da garantire la partecipazione ai profitti derivanti dalle loro opere.

«Il lavoro dell’attore consiste essenzialmente nella costruzione di un personaggio», ha riassunto Bardem il 19 luglio, rivolgendosi al direttore dell’OMPI Francis Gurry: «Oggi la mia voce vuole essere quella di tutti gli attori del mondo». Attori che chiedono una maggiore tutela del loro lavoro in un’epoca in cui Internet ha radicalmente modificato le condizioni di diffusione delle opere cinematografiche.

Protezione per tutti

«Anche se il nostro contributo è decisivo in tutte le fasi della produzione e della commercializzazione delle opere audiovisive, siamo l’unica categoria di artisti che non è difesa da un trattato internazionale», ha evidenziato Bardem.

Gli attori chiedono quindi di ottenere diritti analoghi a quelli riconosciuti per gli autori, i registi e i musicisti. A questo proposito, Bardem ha precisato: «Appartengo a quella minoranza privilegiata che non ha bisogno di questi diritti, ma li rivendico a favore delle migliaia di famiglie di attori che non riescono ad approfittare pienamente del loro mestiere, e che costituiscono una maggioranza superiore al 90%».

Orizzonte 2012

Per quanto concerne le prospettive concrete, la OMPI ha già tentato nel 1996 e nel 2000 di promuovere un trattato internazionale relativo ai diritti degli attori, senza però riuscire a formare un consenso attorno al testo da approvare.

In materia di proprietà intellettuale vigono infatti diversi modelli: nei paesi anglosassoni si utilizza il copyright, mentre negli Stati europei e latinoamericani il sistema è regolato sulla base dei diritti d’autore. Nel mese di settembre ci sarà un terzo tentativo d’accordo, in occasione dell’assemblea generale dell’organizzazione. Se tutto andrà come auspicato dagli attori, l’accordo potrebbe diventare realtà nel 2012.

Difendere il consumatore

«L’industria cinematografica sta vivendo un cambiamento epocale, accompagnato però da un grande caos. Il passaggio al digitale, il cambio dei formati sono diventati realtà, ma sullo sfondo è sempre presente la pirateria, ovvero il furto dei contenuti. E contro questo furto dobbiamo ribellarci», ha affermato a Ginevra il produttore britannico Iain Smith, facendo notare che un film come Avatar è stato scaricato illegalmente sei milioni di volte.

«L’innovazione deve essere sostenuta e protetta con la maggior cura possibile, attraverso un sistema di diritti d’autore più intelligente. Questo è necessario anche per difendere il consumatore stesso, al quale si deve poter offrire la qualità. Un risultato possibile soltanto con un sistema che permette di investire nell’innovazione. In caso contrario, non sarà possibile continuare», ha aggiunto.

Furto digitale

Dal canto suo, il produttore indiano Bobby Bedi ha fatto presente che il furto di un’opera digitale – anche se molto facile da commettere – è di gravità uguale al quello di un libro oppure di un compact disc: «Se cominciamo ad accettare una forma di furto, mettiamo in pericolo tutta l’industria».

Secondo Bedi, rispettando la proprietà si riuscirà a sfruttare nel modo migliore i nuovi formati e i nuovi metodi di distribuzione resi possibili dall’evoluzione tecnologica: «Potremo rivoluzionare il mondo dell’educazione in paesi come l’India, in modo tale da realizzare il nostro sogno di aiuto allo sviluppo».

Iain Smith ha poi concluso con una riflessione: «La tecnologia ci ha condotto a un rinascimento culturale; a noi – responsabili dell’innovazione nell’era digitale – incombe ora la responsabilità di come questo si ripercuoterà sul nostro settore».

In linea di massima ogni sistema giuridico è sempre nazionale. Il diritto svizzero, di conseguenza, protegge diritti d’autore e diritti di protezione affini soltanto in Svizzera.

Per garantire la protezione a livello internazionale, sono stati tuttavia stipulati degli accordi internazionali.

Pertanto ogni autore svizzero gode all’estero della stessa protezione assicurata agli autori di ciascun paese, purché tale paese e la Svizzera aderiscano allo stesso accordo.

Il diritto d’autore (che corrisponde al copyright angloamericano) protegge le opere, ossia le creazioni immateriali letterarie e artistiche, che hanno carattere individuale.

Fra queste rientrano la letteratura, la musica, le immagini, le sculture, i film, le opere, i balletti e le pantomime. Anche i programmi per computer sono tutelati dal diritto d’autore.

Il diritto d’autore conferisce al titolare il diritto esclusivo di decidere se, quando e in qual modo la sua opera sarà utilizzata, vale a dire se l’opera può essere riprodotta, tradotta, modificata, diffusa, venduta, interpretata o messa in onda.

In Svizzera la protezione del diritto d’autore di regola si estingue dopo 70 anni dalla morte dell’autore, mentre la protezione dei programmi per computer si estingue dopo 50 anni dalla morte dell’autore.

Fonte: Istituto federale della proprietà intellettuale

(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

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