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Un aiuto per partire con il piede giusto

Un'istantanea del progetto schritt:weise a:primo

Anche in Svizzera le opportunità formative sono influenzate dall'origine sociale. Per questo motivo è stato recentemente lanciato un progetto che mira ad aiutare il più presto possibile i bambini provenienti da famiglie sfavorite. Reportage.

Ayse Kaya suona alla porta del palazzo in cui vive la famiglia tamil Calistus, a Olten (canton Soletta). Dal citofono risuonano le voci dei bambini. Con l’ascensore saliamo al quinto piano: il piccolo Edin, 3 anni, ci viene incontro e ci saluta.

Emmie, la sorella di 8 anni, attende con i genitori all’entrata dell’appartamento. Edin non vede l’ora di scoprire che cosa gli ha portato questa volta Ayse Kaya.

Quest’ultima – di origine turca e anch’essa madre di figli piccoli – è una delle collaboratrici che si reca al domicilio delle famiglie coinvolte nel progetto schritt:weise [l’avverbio schrittweise significa “gradualmente”; schritt significa “passo”, weise significa “saggio”].

A questa visita partecipa anche la pedagoga e coordinatrice del progetto Rosmarie Schär. Tra i suoi compiti figurano la messa in atto del programma con le famiglie e la formazione delle collaboratrici.

Rapporto di fiducia

Ayse Kaya si siede sul pavimento del salotto della famiglia Calistus in compagnia di Edin. Per l’occasione, ha portato con sé vari puzzle con gradi di difficoltà diversi. Mentre il piccolo “lavora”, la sorellina lo guarda divertita.

Se Edin è in difficoltà, Ayse Kaya, la mamma o il papà lo aiutano: è giusto così, spiega Rosmarie Schär, poiché i genitori sono a loro volta integrati nel progetto.

Il rapporto di fiducia tra la famiglia Calistus e la giovane visitatrice appare evidente. I genitori riferiscono con orgoglio che Edin – il quale partecipa pure a un gruppo-giochi – sta facendo progressi dal profilo del comportamento e della concentrazione. Inoltre, anche i contatti con altre famiglie tamil con bambini si stanno sviluppando bene.

I Calistus – racconta il padre – sono stati convinti da un amico tamil a prendere parte all’iniziativa schritt:weise. Quando Ayse Kaya si è recata per la prima volta a casa loro, c’è stata una fase di conoscenza reciproca, senza però alcun tipo di problema legato al fatto che la donna ha origini turche, non tamil.

«Al contrario: Edin e Emmie sono sempre felicissimi per la visita settimanale di Ayse Kaya, con la quale parliamo tedesco», dice il signor Calistus.

Idea olandese

Il concetto alla base del progetto schritt:weise si basa sul programma Opstapje (“passo per passo”), elaborato il Olanda e sviluppato successivamente in Germania. L’associazione a:primo di Winterthur l’ha poi adattato alle esigenze svizzere, diffondendolo in una ventina di comuni. A Olten, vi partecipano 15 famiglie.

Concretamente, schritt:weise prevede visite settimanali alle famiglie socialmente sfavorite con figli d’età compresa tra 1 ½ e 4 anni. Durante gli incontri, le collaboratrici propongono attività con giochi educativi e un’introduzione alla lettura.

Gli adulti coinvolti nell’iniziativa ricevono una formazione da parte di coordinatori con una formazione in pedagogia. Oltre alle visite, in un secondo tempo sono inoltre previsti incontri regolari con le famiglie.

Erika Dähler Meyer, co-responsabile di a:primo, spiega che il progetto non si limiterà alle regioni germanofone della Confederazione: «A partire dal 2012 vogliamo essere presenti anche in Romandia e Ticino. Si tratta di una sfida importante, poiché l’intero programma dovrà essere tradotto e adeguato alle sensibilità culturali locali».

Radici comuni

La visita alla famiglia Calistus volge al termine: Edin vuole sapere quando Ayse Kaya tornerà a trovarlo. La giornata dell’educatrice continua invece a Trimbach, nei pressi di Olten: qui vive Deria Yildiz, una giovane madre che alleva da sola il figlio Efetan di 3 anni.

Anche lui attendeva con impazienza la visita di Ayse Kaya. Dopo averci mostrato i suoi giocattoli, si dedica con interesse al libro che la donna ha portato con sé.

Nel caso di Deria Yildiz è stato il comune a chiedere all’associazione di intervenire. Inizialmente, spiega la ragazza madre, non è stato facile accettare l’idea di una persona estranea – magari soltanto germanofona – nel suo nucleo famigliare. Con sollievo la donna ha poi però scoperto che pure Ayse Kaya è d’origine turca.

Valutazione positiva

La prima fase di schritt:weise nella regione di Olten si è conclusa nel mese di marzo. Rosmarie Schär è soddisfatta: «Abbiamo potuto fornire un contributo importante. Chiaramente ci si deve abituare ad avanzare a piccoli passi, ma il bilancio è senz’altro positivo».

L’associazione a:primo ha pure richiesto una valutazione esterna del progetto a un ente specializzato, il Marie Meierhofer Institut für das Kind di Zurigo. Dall’analisi è emerso «che il programma ha avuto effetti positivi», rileva Erika Dähler Meyer.

In particolare: «L’interazione genitori-figli viene rafforzata, le relazioni sociali delle famiglie migliorano, con ripercussioni positivi sull’integrazione. Inoltre i bambini si sviluppano in modo adeguato per la loro età, e al momento della scolarizzazione non presentano lacune».

La maggior parte delle 15 famiglie coinvolte nel progetto schritt:weise residenti nella regione di Olten sono state segnalate ai responsabili di a:primo dai servizi di consulenza per genitori; alcune dai servizi sociali.

Questo non è avvenuto per caso: una delle priorità è infatti stata quella di informare i servizi interessati e i rappresentanti dei vari gruppi etnici dell’esistenza del progetto. A questo proposito, è stato evidenziato che tra i collaboratori figurano persone di origini culturali diverse.

Il progetto schritt:weise può contare sul sostegno finanziario da parte di diverse istituzioni. Nel caso di Olten, ad esempio, il canton Soletta ha manifestato la propria disponibilità a coprire i costi.

Nel 2010, le attività dell’associazione a:primo e quelle del ramo tedesco Opstapje sono state premiate con il Klaus J. Jacobs Best Practice Award (200’000 franchi), conferito a chi si distingue a favore della gioventù.

Secondo i dati resi noti nel 2009 dall’Ufficio federale di statistica (riferiti al 2007), nella Confederazione quasi 150’000 persone rientravano nella categoria di lavoratori considerati poveri, ossia il 4,4% della popolazione attiva.

Le famiglie monoparentali

e le famiglie numerose

sono le più toccate. Infatti, malgrado la loro attività lucrativa, quasi il 10% delle famiglie monoparentali era considerato come working poor nel 2007, mentre meno del 2% delle persone sole faceva parte di questa categoria. Per quanto concerne le coppie, la proporzione dei working poor sale al 18% a partire dal terzo figlio.

Le persone che non dispongono di una formazione elementare, gli indipendenti e coloro che beneficiano di un contratto di durata determinata sono anche più numerosi tra i lavoratori poveri. Lo stesso vale per gli stranieri, che sono più di due volte più toccati degli svizzeri da questa realtà.

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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