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UBS rinviata a giudizio per il crack Parmalat

Malgrado il collasso, Parmalat resta uno dei pesi massimi sul mercato mondiale del latte Reuters

La più importante banca elvetica e altri tre istituti di credito saranno processati a Milano per il loro coinvolgimento nella vicenda Parmalat.

Le quattro banche sono accusate di aver manipolato i corsi in Borsa del gruppo italiano, sostiene il giudice incaricato del caso.

UBS, Citigroup, Deutsche Bank e Morgan Stanley dovranno comparire a partire dal 22 gennaio prossimo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano per rispondere dell’accusa di aggiotaggio.

In sostanza, secondo il giudice per l’udienza preliminare di Milano Cesare Tacconi i quattro istituti di credito erano al corrente della situazione finanziaria del colosso agro-alimentare italiano, ma avrebbero comunque continuato ad operare in Borsa coi suoi titoli.

Falsificazioni di bilancio

Le inchieste hanno mostrato che il gruppo fondato da Calisto Tanzi era da diversi anni sull’orlo del precipizio e che sopravviveva solo grazie a delle grosse falsificazioni di bilancio.

L’attuale patron di Parmalat, Enrico Bondi, nominato dal governo alla fine del 2003, ha mosso le medesime accuse alle banche. Secondo Bondi, pur conoscendo la situazione gli istituti di credito avrebbero organizzato fino al 2003 delle emissioni obbligazionarie sottoscritte dai piccoli risparmiatori con l’obiettivo di rimborsare i loro crediti scoperti.

Per capire la situazione “era sufficiente paragonare il debito dichiarato a bilancio da Parmalat e i crediti dichiarati dalle banche”, aveva affermato nella sua deposizione davanti al tribunale di Milano nel febbraio del 2006. “Lo scarto – aveva precisato – era di 700 milioni di euro nel 1997 e di più di un miliardo nel 2002”.

Accuse respinte

L’istituto elvetico, così come le altre tre banche, hanno respinto con fermezza le accuse.

UBS – si legge in una nota diffusa mercoledì – “rimane dell’avviso che l’operazione nella quale è stata coinvolta sia valida e che non abbia alcun comportamento da parte sua o da parte di suoi dipendenti che possa qualificarsi come concorso in un reato di aggiotaggio”.

La banca e i suoi impiegati ed ex impiegati predisporranno perciò “una vigorosa difesa contro le accuse”. Parmalat – prosegue la nota – “era valutata da agenzie di rating indipendenti come società finanziariamente solida, e questa posizione era confermata da società di revisione”.

Processo anche a Parma

La decisione del giudice di Milano rappresenta un nuovo episodio del troncone milanese dell’inchiesta Parmalat, nella quale le autorità giudiziarie devono esaminare le accuse di manipolazione dei corsi e di false comunicazioni finanziarie.

In questo ambito, oltre alle quattro banche rinviate a giudizio mercoledì sono indagate delle società di audit, l’ex dirigente e fondatore di Parmalat, Calisto Tanzi, nonché diversi suoi collaboratori.

L’altro troncone della vicenda giudiziaria Parmalat si svolge a Parma. Settantuno persone, tra cui Calisto Tanzi e Fausto Tonna, ex direttore delle finanze, devono rispondere delle accuse di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, associazione a delinquere e false comunicazioni sociali.

swissinfo e agenzie

L’affare Parmalat scoppia il 19 dicembre 2003, quando un conto bancario del gruppo, sul quale si supponeva fossero depositati 4 miliardi di euro, si rivela un falso grossolano.

Le successive inchieste giudiziare portano alla luce una lunga serie di falsificazioni contabili: per più di 10 anni, Parmalat è sopravvissuta diffondendo false informazioni ai mercati.

La voragine finanziaria scoperta nel dicembre 2003 nei conti di Parmalat si è rivelata di 14,5 miliardi di euro.
I piccoli risparmiatori danneggiati dal collasso del gigante di Collecchio (Parma) sono stati circa 135’000.
Fino al 2003, Parmalat contava circa 36’000 impiegati. A fine 2006 erano 16’000.
Nel 2002 la cifra d’affari di Parmalat era di 7,6 miliardi di euro, nel 2006 di 3.8 miliardi.

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