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UBS: via libera degli azionisti all’aiuto statale

Keystone

Gli azionisti dell'UBS hanno rispettato il copione: con il 98% dei voti hanno approvato l'aumento di capitale, dando così luce verde al piano statale di salvataggio della grande banca. Durante i lavori dell'assemblea non sono mancate le critiche ai dirigenti e le richieste di avviare cause civili.

Per la quarta volta nel giro di nove mesi, l’UBS ha convocato gli azionisti. All’appello giovedì hanno risposto in 2395, in rappresentanza del 54% del capitale.

L’assemblea non aveva alternative. All’ordine del giorno c’era un unico tema: l’aumento di capitale, che costituisce la premessa indispensabile per l’emissione di obbligazioni convertibili di 6 miliardi di franchi che saranno sottoscritte dalla Confederazione.

Il capitale della più grande banca della Svizzera è stato aumentato di 365 milioni di azioni con un valore di 10 centesimi. La Confederazione entrerà in possesso delle azioni allo scadere del prestito, fra 30 mesi, a meno che non venda i suoi titoli.

I 6 miliardi così raccolti serviranno alla banca a finanziare il 10% del fondo creato dalla “SNB StabFund”, la società in comune con la Banca nazionale svizzera (BNS) per rilevare fino a un massimo di 60 miliardi di attivi “tossici” attualmente nei bilanci dell’istituto. Il rimanente 90% viene messo a disposizione dalla BNS, attraverso un prestito. Questa operazione non è sottoposta al voto degli azionisti e nemmeno del parlamento federale.

La migliore opzione possibile

Nell’intervento introduttivo all’assemblea, il presidente del consiglio d’amministrazione Peter Kurer ha assicurato agli azionisti che il piano statale è fondato su “un pacchetto di misure equilibrato e convincente”. L’istituto non ha scaricato i problemi sulla BNS: semplicemente, quest’ultima è meno esposta alle fluttuazioni giornaliere e può quindi mantenere più a lungo termine gli attivi cosiddetti “tossici” (cioè attualmente invendibili), ha argomentato.

L’UBS è ricorsa al capitale statale perché non è stato possibile, nei tempi brevi necessari, trovare investitori privati: questo alla luce delle due precedenti ricapitalizzazioni già avviate negli scorsi mesi e delle turbolenze drammatiche sui mercati finanziari, ha aggiunto Kurer.

“Il consiglio di amministrazione e la direzione del gruppo sono giunti alla conclusione che un intervento statale sarebbe stato il mezzo più idoneo per assicurare il futuro dell’UBS come istituto finanziario e per rinsaldare la fiducia nella banca”.

Il sentimento di essere stati ingannati

Dopo le spiegazioni di Kurer, diversi azionisti saliti alla tribuna hanno accusato la dirigenza di avere nascosto la reale situazione alla precedente assemblea all’inizio di ottobre, appena due settimane prima dell’intervento miliardario della Confederazione. Allora i vertici dell’UBS avevano assicurato che l’istituto era sulla buona strada e che nel 2009 tornerà in zona utili. Previsione peraltro ribadita giovedì a Lucerna.

Chi ha comprato titoli in quel momento ha nel frattempo subito pesanti perdite, ha denunciato Rudolf Weber, un piccolo azionista. ha anche criticato il trattamento riservato agli azionisti, assai peggiore di quello riservato ai nuovi portatori di capitale (fondi sovrani e Confederazione) che possono contare su interessi del 9 o addirittura del 12,5%.

Il presidente del Cda ha ricordato che negli scorsi mesi la dirigenza ha più volte ammesso gli errori commessi dall’istituto. “Nell’UBS di oggi non c’è più posto per l’arroganza: e non vi sarà posto nemmeno nell’UBS di domani”, ha proseguito Kurer.

Richieste di risarcimento

Il presidente del Partito socialista svizzero Christian Levrat ha invitato il consiglio di amministrazione a valutare in dettaglio la possibilità di avviare cause di riscarcimento contro gli ex vertici dell’azienda. Il deputato nazionale friburghese ha chiesto inoltre che siano rese pubbliche le condizioni dei rimborsi effettuati finora.

A suo avviso, gli azionisti hanno ad esempio diritto di sapere se in cambio dei ristorni l’UBS ha rinunciato ad adire le vie legali. Sempre secondo Levrat non è inoltre corretto che solo gli ex manager svizzeri restituiscano parte di quanto ricevuto: anche quelli anglosassoni devono farlo.

Recuperati finora 67 milioni di bonus

Dalla risposta di Peter Kurer è indirettamente emerso che i rimborsi concernono probabilmente anche l’ex numero uno di Investment Bank, Huw Jenkins e l’ex capo delle finanze Clive Standish.

Complessivamente da manager che non sono usciti pubblicamente allo scoperto sono tornati 22 milioni di franchi, che vanno ad aggiungersi ai 12 milioni versati dall’ex direttore generale Peter Wuffli e ai 33 di provenienza da tre ex membri a tempo pieno del Cda: l’ex presidente Marcel Ospel, Stephan Haeringer e Marco Suter. Il totale è quindi di 67 milioni. A titolo di confronto, occorre ricordare che solo a livello di Cda e di direzione fra il 2004 e il 2007 la banca ha versato 605 milioni di franchi quali componenti variabili dello stipendio.

Circa l’eventualità di cause legale, Kurer ha detto che il tema viene valutato da un comitato di consiglieri di amministrazione: nel frattempo è stata commissionata una perizia giuridica esterna. Si parla comunque solo di cause civili: il presidente ha ricordato che nel suo rapporto pubblicato in ottobre la Commissione federale delle banche non ha trovato elementi che facciano pensare a un comportamento penalmente rilevante.

swissinfo e agenzie

L’UBS trasferirà attivi per un massimo di 60 miliardi di dollari: il fondo sarà finanziato al 10% dall’istituto (che utilizzerà a questo scopo i 6 miliardi di franchi ricevuti dalla Confederazione in cambio dell’emissione di obbligazioni convertibili) e al 90% dalla Banca nazionale (che inietterà quindi un massimo di 54 miliardi di dollari). In tal modo il bilancio dell’UBS sarà sgravato.

Il conferimento di titoli illiquidi ed ulteriori attività a rischio dell’UBS alla SNB StabFund comporterà per il colosso bancario una svalutazione di 4 miliardi di franchi nel quarto trimestre 2008, ha precisato Kurer.

Lo stato deve ottenere una contropartita al suo intervento in favore di UBS: è quanto chiede una petizione online lanciata dal Partito socialista svizzero che in cinque settimane ha raccolto oltre 27’000 firme.

Il testo domanda fra l’altro l’introduzione del limite di un milione di franchi per le retribuzioni dei vertici della banca, il rimborso dei bonus dei top manager, la verifica di possibili azioni di risarcimento contro i passati dirigenti e, infine, investimenti nell’economia reale.

“Il segreto bancario è un istituto importante, che non trattiamo con leggerezza e che non abbiamo violato”. “Il segreto non vale però in senso assoluto, non esiste per proteggere la frode fiscale”.

Peter Kurer ha voluto tranquillizzare gli azionisti preoccupati per le inchieste in corso negli Stati Uniti.

Una denuncia penale per violazione del segreto bancario contro l’UBS è stata recentemente sporta anche a Zurigo, per conto di clienti americani.

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