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Partito Pirata lancia referendum contro nuovi diritti d’autore

Il Partito Pirata lancia un referendum contro la revisione della legge sui diritti d'autore, accolta dal parlamento nella scorsa sessione autunnale: ritiene che gli unici a guadagnarci siano pochi grandi gruppi, mentre cittadini, consumatori e creativi sono stati dimenticati. KEYSTONE/URS FLUEELER sda-ats

(Keystone-ATS) Il Partito Pirata lancia un referendum contro la revisione della legge sui diritti d’autore, accolta dal parlamento nella scorsa sessione autunnale: ritiene che gli unici a guadagnarci siano pochi grandi gruppi.

La legge approvata dalle Camere è in realtà una “ingiustizia del copyright”, afferma in un comunicato odierno Jorgo Ananiadis, il co-presidente del partito. Cittadini, consumatori e creativi sono stati dimenticati, e il referendum vuole dare al popolo la possibilità di correggere la “decisione politica sbagliata”, aggiunge.

Con la revisione di legge può accadere di essere chiamati alla cassa anche solo per la condivisione di una foto in un gruppo Whatsapp o su Twitter, i filtri Upoad scansionano automaticamente i contenuti, le biblioteche e le scuole sono tenute a pagare ancora di più e la copia privata è ulteriormente limitata. Parallelamente non sono però visibili miglioramenti significativi per i creativi. La legge è un regalo miliardario a pochi grandi nomi. Gli approfittatori sono ancora una volta i parassiti del diritto d’autore: gli sfruttatori delle leggi e i grandi gruppi mediatici, scrive il Partito Pirata.

Quest’ultimo ha tempo fino al 16 gennaio 2020 per raccogliere le 50’000 firme necessarie per il referendum, sostenuto anche dai giovani Verdi.

Dopo anni di deliberazioni, le Camere federali in settembre hanno terminato la revisione della legge sul diritto d’autore. È previsto in particolare di agire sugli hosting provider in Svizzera, se mettono a disposizione illegalmente uno spazio su internet dove i clienti possono salvare informazioni quali pagine, siti o applicazioni web. Si è inoltre cercato di migliorare la situazione degli operatori culturali e dei produttori, aumentando la tutela delle loro esecuzioni da 50 a 70 anni.

Secondo le indicazioni del Consiglio federale, le misure non sono contro i loro consumatori, i quali, ad esempio, potranno continuare a scaricare un brano musicale messo a disposizione su Internet per uso privato anche senza l’autorizzazione del titolare dei diritti.

https://urheber-unrecht.ch/

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