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Papa: Cile; vergogna pedofilia, chiedo perdono; mai più

Il Papa al Palazzo della Moneda, a Santiago, durante il suo discorso alle autorità. Keystone/EPA ANSA/LUCA ZENNARO sda-ats

(Keystone-ATS) Incontrando le autorità e la società civile del Cile a Santiago, papa Francesco ha affrontato subito e con decisione la piaga che più ha colpito e screditato la Chiesa locale, quello degli abusi sessuali sui minori.

“Qui non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa”,ha detto con voce grave, salutato da un applauso, nel suo discorso al Palazzo della Moneda, il primo di questo suo viaggio in Cile, davanti alla presidente uscente Michelle Bachelet e anche a quello eletto ma non ancora in carica Sebastian Pinera.

“Desidero unirmi – ha aggiunto – ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta”.

È particolarmente significativo che per esprimere la sua “vergogna” e la sua richiesta di “perdono”, papa Francesco non abbia atteso un evento ecclesiale, ma lo abbia fatto parlando direttamente alla società cilena, segno che il sostegno che vuole portare alla Chiesa del Paese, pesantemente sotto attacco – stanotte incendiate altre tre chiese contro la visita papale, 35 gli arrestati per manifestazioni di protesta a Santiago e a Concepcion -, passa anche e soprattutto per l’espiazione pubblica del maggiore scandalo che l’ha colpita, con casi gravi come quelli del sacerdote Fernando Karadima e delle scuole dei padri maristi.

Intanto il presidente della Camera dei Deputati cilena, Fidel Espinoza, ha consegnato oggi al Papa una lettera della comunità cattolica di Osorno, nel sud del Paese, che da tre anni chiede che sia annullata la nomina del monsignore Juan Barros come vescovo della diocesi. Barros è noto infatti come uno dei collaboratori più stretti di padre Karadima, l’influente prete della parrocchia El Bosque di Santiago, condannato dalla Chiesa a una vita di orazione e penitenza a causa degli abusi commessi.

Lo stesso presidente eletto Pinera, ha apprezzato le parole di Francesco. “Troppi abusi sono stati commessi per troppo tempo, e il fatto che il Papa lo riconosca mi sembra un segnale positivo”, ha detto il dirigente conservatore, che sostituirà la socialista Bachelet alla presidenza l’11 marzo prossimo. “Ciò che conta – ha aggiunto – è riconoscere le colpe, dimostrare pentimento, ed è proprio quello che ha fatto Francesco”.

Parlando alle autorità, Bergoglio ha anche fatto appello a che la democrazia, che in Cile si è consolidata dopo i “periodi turbolenti”, diventi “veramente un luogo d’incontro per tutti”. Ecco, quindi, il suo invito “ad ascoltare” i disoccupati, i “popoli autoctoni, spesso dimenticati” – domani la vista a Temuco e l’incontro con le popolazioni Mapuche -, i migranti, i giovani, gli anziani, i bambini. E anche “ascoltare la terra”, prestando “un’attenzione preferenziale alla nostra casa comune”, contro il “paradigma tecnocratico” che privilegia il “potere economico” agli “ecosistemi naturali”. Ai cileni il Papa ha affidato “un’opzione radicale per la vita, specialmente in tutte le forme nelle quali essa si vede minacciata”.

Subito dopo, nella festosa messa al Parco O’Higgins, davanti a 400’000 fedeli – primo bagno di folla di questo viaggio in Cile e Perù – Francesco ha ricordato la grande esperienza del “cuore cileno” nel rialzarsi e ricostruire “dopo tanti crolli”, ha citato Pablo Neruda in tema di speranza come “sradicamento dell’immobilità”, e ha esortato a lavorare per la pace e la riconciliazione, contro le divisioni. “Seminare la pace a forza di prossimità, a forza di vicinanza! – ha detto -. A forza di uscire di casa e osservare i volti, di andare incontro a chi si trova in difficoltà, a chi non è stato trattato come persona, come un degno figlio di questa terra. Questo è l’unico modo che abbiamo per tessere un futuro di pace”.

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