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Micro-tassa su transazioni elettroniche, 100 miliardi a bene comune

Il logo dell'iniziativa presentata oggi. sda-ats

(Keystone-ATS) In Svizzera l’importo dei traffici di pagamenti digitali ammonta per lo meno a centomila miliardi di franchi all’anno, c’è chi parla di addirittura un milione di miliardi.

L’introduzione di una micro-imposta dello 0,1% su ognuna di queste transazioni finanziarie consentirebbe di raccogliere 100 miliardi di franchi l’anno da destinare al bene comune.

L’idea, estremamente semplice, è stata presentata oggi a Berna da un comitato di specialisti indipendenti, tra cui figurano gli economisti Felix Bolliger e Marc Chesney, il giornalista ed ex cancelliere della Confederazione Oswald Sigg e il banchiere Jacob Zgraggen, che stanno lavorando all’iniziativa popolare “Micro-imposta sul traffico dei pagamenti senza contanti” che verrà lanciata ufficialmente in gennaio a Ginevra.

Stando agli iniziativisti quantificare l’importo dei traffici di pagamenti digitali è difficilissimo: nessuno lo sa con precisione. Nemmeno il Consiglio federale, come ha ammesso lo scorso anno in risposta a un’interrogazione parlamentare della deputata Susanne Leutenegger Oberholzer (PS/BL). “Regna un’immensa opacità in merito”, ha sottolineato Chesney, secondo cui l’unica certezza è che vi è un volume di transazioni enorme.

Introducendo una micro-imposta dello 0,1% si otterrebbero per lo meno 100 miliardi di franchi all’anno coi quali si potrebbero abolire l’Iva (23 miliardi), le imposte federali dirette (22 miliardi) e la tassa di bollo (2 miliardi). I restanti 53 miliardi – hanno sottolineato gli iniziativisti – potrebbero essere impiegati per risolvere le priorità collettive, quali la svolta energetica del Paese o il finanziamento delle pensioni.

Gli iniziativisti si sono detti consapevoli delle difficoltà che la loro idea, “che va a toccare un immenso sistema finanziario”, incontrerà, ma hanno sottolineato che si tratta di visioni che vanno oltre i confini nazionali: “anche l’Unione europea sta pensando all’introduzione di una micro-imposta, sebbene lì l’iter sia sicuramente più complesso rispetto al lancio di un’iniziativa popolare”, hanno rilevato.

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