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Jeanne Calment visse effettivamente 122 anni, studio

Jeanne Calment nel 1997 KEYSTONE/EPA/GEORGES GOBET sda-ats

(Keystone-ATS) Jeanne Calment, la donna francese universalmente nota come la persona più longeva al mondo, ha effettivamente vissuto 122 anni.

È quanto sostengono ricercatori svizzeri e francesi, autori di uno studio pubblicato sul “Journal of Gerontology”, in risposta all’ipotesi di una truffa avanzata da esperti russi.

L’idea che la donna – morta ad Arles nel 1997 e famosa nel mondo intero – non fosse in realtà Jeanne ma la sua unica figlia Yvonne, che si sarebbe sostituita alla madre nel 1934, è “senza fondamento”, affermano i ricercatori dell’Università e dell’Ospedale universitario di Ginevra, che hanno studiato il caso assieme a colleghi francesi.

La tesi russa, pubblicata nel dicembre del 2018 sul sito ResearchGate, aveva suscitato vivo interesse nella comunità scientifica. Il gerontologo Valery Novosselov e il matematico Nikolay Zak sostenevano che la donna sarebbe morta a 99 anni, vivendo per 63 primavere sotto falsa identità.

Per sconfessare questa “teoria del complotto”, gli autori dello studio hanno visionato diversi documenti storici, fra i quali un articolo apparso sulla stampa locale nel 1934. Questi attestano che una “folla particolarmente numerosa” aveva assistito ai funerali di Yvonne, la figlia, morta a 36 anni.

Difficile immaginare, secondo gli studiosi, che tutti questi testimoni non avessero notato nulla di strano, “a meno di accettare l’idea della complicità di decine di persone” in una frode, sottolineano gli autori.

Questi ultimo hanno pure trovato diversi documenti che attestano come Yvonne fosse malata da diversi anni, ma nessuno che parlasse di una eventuale malattia di Jeanne prima del 1934. Oltre a ciò, hanno trovato un atto notarile del 1926 che mostra come Nicolas Calment, il padre di Jeanne, avesse lasciato tutti i suoi beni ai figli prima della sua morte, ciò che contrasta con la tesi russa secondo cui Yvonne avrebbe voluto evitare di pagare due volte la tassa di successione sul patrimonio famigliare: una volta nel 1931 alla morte del nonno e una seconda volta nel 1934 alla morte – supposta – della madre.

“Tutti i documenti trovati contrastano con la tesi russa”, ha affermato all’AFP uno degli autori dello studio, il demografo Jean-Marie Robine, direttore di ricerca all’Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale) e all’Ecole pratique des hautes études. Robine aveva lui stesso incontrato più volte la donna durante i suoi ultimi anni di vita e aveva all’epoca convalidato il suo record di longevità.

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