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Curdi e americani celebrano vittoria contro Isis in Siria

Forze curdo-siriane e USA hanno celebrato oggi nell'est della Siria la vittoria militare contro l'Isis. KEYSTONE/EPA/AHMED MARDNLI sda-ats

(Keystone-ATS) Forze curdo-siriane e USA hanno celebrato oggi nell’est della Siria la vittoria militare contro l’Isis, in una guerra durata più di cinque anni, che ha causato decine di migliaia di motri civili e miliziani nonché un esodo biblico di persone tra Siria e Iraq.

Ma l’Isis non è sconfitto come forza di insurrezione nella valle dell’Eufrate, hanno ribadito tutti i comandanti curdi che si sono alternati sul “palco della vittoria”, allestito un mese fa nel compound del campo petrolifero di al Omar, saldamente controllato dagli Usa e dall’ala siriana del Pkk.

“Comincia ora una nuova fase della lotta al terrorismo”, ha detto il generale Mazlum Kobane, a capo delle Forze democratiche siriane, una piattaforma guidata dai curdi e finanziata dagli Stati Uniti. “Cellule dell’Isis sono ancora attive e costituiscono un grande pericolo nella regione”, ha aggiunto.

Alla cerimonia erano presenti rappresentanti militari e civili americani, che hanno ringraziato le forze curdo-siriane. Queste, secondo Mazlum, hanno offerto un tributo di sangue di 11’000 “martiri” e 21’000 feriti, tra cui molti stranieri provenienti da ogni angolo del pianeta.

Anche l’Osservatorio siriano ha ammonito che l’Isis nella valle dell’Eufrate non è del tutto sconfitto. E che i miliziani riusciti a fuggire dalla battaglia contro le forze curde si sono rifugiati in anfratti nelle colline di Baghuz.

La cittadina sulle rive dell’Eufrate – fino a gennaio sconosciuta ai più – è ora una landa desolata segnata da una battaglia durata più di un mese. I jet della Coalizione a guida americana hanno fatto terra bruciata nella notte tra martedì e mercoledì, uccidendo – secondo l’Osservatorio – 230 tra jihadisti e loro familiari, inclusi donne e bambini.

Sullo sfondo emerge il dramma di decine di migliaia di civili, sfollati nel campo di al Hol, nella Siria orientale al confine con l’Iraq. Sono profughi della zona di Baghuz ma anche familiari e sostenitori dell’Isis. Sono ammassati in più di 70’000 in un campo costruito per ospitare al massimo 15’000 persone. E nella via di fuga circa 130 persone sono morte, moltissimi bambini, tra cui neonati.

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