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BE: duplice delitto di Spiez, Corte appello pronuncia internamento

Il Tribunale d'appello del canton Berna ha pronunciato l'internamento contro il responsabile del duplice omicidio di Spiez KEYSTONE/MARCEL BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Il Tribunale d’appello del Canton Berna ha pronunciato l’internamento contro l’uomo responsabile – assieme al figlio allora minorenne – di un duplice omicidio avvenuto nel 2013 a Spiez (BE).

, dove vennero brutalmente uccisi il direttore di un istituto pedagogico minorile e la sua compagna.

Nel dicembre del 2017 la giustizia bernese lo aveva condannato in seconda istanza all’ergastolo, ma aveva revocato l’internamento. Un anno dopo il Tribunale federale aveva però deciso che la questione dell’internamento si poneva per forza alla luce dei fatti e delle circostanze del crimine. I giudici losannesi avevano pertanto ordinato una perizia complementare in vista di un eventuale internamento dell’autore.

Oggi la Corte d’appello del Canton Berna, al termine di un dibattimento durato quattro giorni, ha quindi decretato l’internamento. Secondo i giudici bernesi, in caso di detenzione a vita, esiste la possibilità di una liberazione anticipata dopo 15 anni, se il condannato non presenta più alcun pericolo. Ciò non è possibile con un internamento.

Questa misura è pronunciata assai di rado in Svizzera, ma la vicenda è stata giudicata estremamente grave. Il condannato, uno svizzero di origini italiane oggi 52enne, e suo figlio, allora 16enne, avevano ucciso in modo efferato il direttore dell’istituto pedagogico minorile e la sua compagna, accoltellandoli ripetutamente. I due autori, arrestati dopo 18 mesi d’inchiesta, avevano ammesso che si era trattato di una vendetta. Dieci anni prima il figlio si era sentito vittima di punizioni sproporzionate e umiliazioni.

L’11 maggio del 2013, padre e figlio si presentarono quindi all’istituto per l’infanzia, chiesero dove fosse il direttore (53 anni), lo trovarono in camera da letto e secondo l’accusa lo uccisero brutalmente con una sessantina di coltellate.

La stessa sorte toccò alla sua compagna (51 anni) intervenuta per prestare soccorso e considerata una testimone scomoda. Dopo il delitto la polizia brancolò a lungo nel buio: riuscì a mettere le mani sui responsabili solo 18 mesi più tardi.

Entrambi erano stati condannati in prima istanza alla pena massima prevista per reati di questo genere: l’ergastolo per il padre e 48 mesi di prigione, pronunciati dalla giustizia minorile, per il figlio. Nei confronti di quest’ultimo era stato pure disposto il collocamento in un istituto chiuso, nonché un trattamento psicoterapeutico. Questi provvedimenti potranno essere rinnovati sino al compimento del 25esimo anno.

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