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Tsunami: bilancio positivo degli aiuti svizzeri

Il Dipartimento degli esteri ritiene di aver reagito positivamente alla catastrofe che ha sconvolto l'Asia swissinfo.ch

Un anno dopo lo tsunami nel Sud-est asiatico, le autorità svizzere hanno tracciato un bilancio positivo dell'intervento in favore delle vittime della catastrofe.

Il maremoto ha provocato la morte di 226’000 persone, tra cui vi sarebbero 112 svizzeri. Cinque cittadini elvetici sono ancora considerati dispersi.

A quasi un anno di distanza dalla tragedia che ha sconvolto l’Asia, sollevando commozione in ogni parte del mondo, la responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Micheline Calmy-Rey ha lodato il modo con il quale autorità e soccorritori svizzeri hanno gestito la crisi.

Secondo la numero uno della diplomazia elvetica, la Svizzera se l’è cavata meglio di altri Stati: ad esempio, gli specialisti della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) sono giunti rapidamente sul posto, permettendo aiuti immediati.

Complessivamente ben 200 persone sono state impegnate dal DFAE nella gestione della crisi, ha ricordato Micheline Calmy-Rey nel corso di una conferenza stampa tenuta a Berna.

107 vittime svizzere identificate

I servizi del Dipartimento sono stati messi a dura prova già nelle prime ore per portare soccorsi urgenti ai numerosi turisti svizzeri che si trovavano nei paesi asiatici devastati dallo tsunami.

“Grazie anche alla flessibilità e alla disponibilità degli altri Dipartimenti abbiamo potuto far fronte a questa difficile missione, per la quale ci mancavano inizialmente le risorse necessarie. Abbiamo ricevuto nei primi giorni anche il sostegno di altri organismi, come il Segretariato degli svizzeri dell’estero”, ha dichiarato Peter Sutter, responsabile del Servizio degli svizzeri dell’estero presso il DFAE.

La maggior parte delle vittime svizzere del maremoto si sono avute in Thailandia, in tempi normali ambita meta turistica.

Fino ad oggi, le salme di 107 elvetici travolti dall’onda assassina sono state formalmente identificate. Cinque persone risultano tuttora disperse.

La penosa identificazione dei corpi straziati è stata condotta per la Svizzera da ben 148 persone, ha precisato Arnold Bolliger, vicedirettore dell’Ufficio federale di polizia (fedpol).

Opera di ricostruzione ancora in corso

Micheline Calmy-Rey ha inoltre stilato un bilancio globalmente positivo dell’aiuto fornito dalla Svizzera alle popolazioni asiatiche colpite dal cataclisma il 26 dicembre scorso.

Dopo l’aiuto urgente l’opera di ricostruzione è ormai in corso, un lavoro che richiederà anni di sforzi, forse un’intera generazione, ha avvertito Toni Frisch, responsabile del Corpo svizzero d’aiuto umanitario (CSA).

“Già dieci giorni dopo la catastrofe abbiamo dato avvio ai programmi di ricostruzione in cinque paesi. Non volevamo portare soltanto la nostra solidarietà alle persone colpite dalla catastrofe, ma anche mostrare loro che vi era ancora un futuro”, ha dichiarato Toni Frisch.

La Confederazione destinerà 35 milioni di franchi entro il 2007 alla ricostruzione delle zone sinistrate dei cinque Paesi in cui l’onda gigantesca ha provocato maggiori danni (Indonesia, Sri Lanka, India, Thailandia e Maldive).

Nuove misure in caso di crisi

L’esperienza raccolta in queste circostanze, ha sottolineato ancora Micheline Calmy-Rey, ha spinto il governo ad adottare nuove misure volte a rafforzare ulteriormente la capacità del Dipartimento degli affari esteri (DFAE) nel gestire le crisi.

L’obiettivo prioritario è di fornire un’assistenza rapida ed efficace agli svizzeri in situazioni di pericolo all’estero.

In quest’ottica, il DFAE ha anche ristrutturato l’intera rete di contatti con gli attori esterni, la cui collaborazione è primordiale in situazioni di crisi: agenzie di viaggio, assicuratori, aeroporti e compagnie aeree, prima fra tutte Swiss.

“Il Dipartimento vuole peraltro elevare il livello di preparazione dei suoi rappresentanti, grazie ad una speciale formazione nella gestione delle crisi”, ha spiegato Peter Sutter.

I primi corsi di questa formazione – destinati essenzialmente ai diplomatici, ai quadri della DSC ed agli esperti inviati sul posto – inizieranno già l’anno prossimo.

swissinfo e agenzie

Il 26 dicembre del 2004, un maremoto di 9 gradi sulla scala Richter si è verificato nei pressi dell’isola indonesiana di Sumatra.
Lo tsunami ha provocato la morte di 226’000 persone e il ferimento di altre 125’000.
Finora sono state identificate 107 vittime elvetiche. Altri cinque svizzeri sono dati per dispersi.
Il governo svizzero stanzierà 35 milioni di franchi fino al 2007 per aiutare le vittime del maremoto in Asia.
La Catena della solidarietà ha raccolto 226 milioni di franchi in favore delle popolazioni colpite dalla catastrofe naturale.

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