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Trump ha firmato legge di bilancio, finito shutdown

Donald Trump ha firmato KEYSTONE/AP/EVAN VUCCI sda-ats

(Keystone-ATS) Una lunga maratona notturna del Congresso ha consentito di votare una legge bipartisan per un bilancio biennale mettendo fine al nuovo shutdown dell’amministrazione Trump, il secondo in tre settimane.

È stato il più breve della storia, meno di nove ore, e senza effetti pratici sull’attività degli uffici federali.

Ma ha evidenziato una serie di problemi politici in entrambi i partiti che ora potrebbero riesplodere nei negoziati per salvare i Dreamer entro il 6 marzo, quando scade il programma di protezione varato da Obama e cancellato da Trump.

A causare lo shutdown lampo è stato un senatore repubblicano, l’ex candidato presidenziale Rand Paul, un conservatore esponente dei Tea Party, contrario all’aumento del debito pubblico. Ha parlato ad oltranza per oltre sei ore bloccando il voto in Senato prima della mezzanotte, termine ultimo per evitare la paralisi delle attività governative.

“Ho corso per un seggio perché ero molto critico dei deficit astronomici di Obama. Ora ci sono i repubblicani, mano nella mano con i democratici, che ci offrono un deficit astronomico, ha incalzato, accusando il suo partito di “ipocrisia” e “complicità” nell’aumento del debito pubblico, che ha già toccato quota 20 mila miliardi di dollari.

E che ora aumenterà ancora, dato che il nuovo budget prevede di spendere altri 300 miliardi, di cui 165 per la difesa e 131 per spese sociali. Senza contare il piano per le infrastrutture da 1500 miliardi proposto da Trump e il taglio delle tasse, che vale altrettanto in dieci anni, anche se il presidente pensa che si ripagherà con una crescita boom.

Paul ha messo a nudo la mutazione genetica del Grand Old party, storicamente a favore dell’austerità fiscale, un tema che sta a cuore ancora a molti parlamentari, tanto che la legge e’ passata solo grazie ai voti decisivi dei democratici (73 si’ alla Camera che hanno superato i 67 no repubblicani). E ha scoperto un fianco vulnerabile di Trump, che in campagna elettorale aveva attaccato Obama per l’aumento del debito pubblico.

Il tycoon infatti è corso subito ai ripari su Twitter definendo il nuovo budget una “grande vittoria per il nostro esercito” ma spiegando l’aumento delle spese sociali come un “grande spreco” per avere in cambio i voti dei democratici. Che ora sfida sui dreamer: “Fortunatamente il Daca – il programma per la loro protezione ndr – non e’ incluso in questa legge, i negoziati iniziano ora!”,

E questo e’ il punto debole dei dem, che non sono riusciti ad ottenere garanzie di una soluzione, nonostante la maratona record di Nancy Pelosi. Trump ha già dettato da tempo le sue condizioni per regolarizzare i dreamer: fondi per il muro col Messico e giro di vite sull’immigrazione illegale e legale. Una partita su cui si giocano le elezioni di midterm a novembre.

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