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Tris di donne per la Svizzera del 2010

La terna presidenziale festeggia. Da sin. a destra: Pascale Bruderer, Doris Leuthard ed Erika Forster Keystone

La politica federale nel 2010 avrà una costellazione femminile: il parlamento svizzero ha eletto tre donne alle più alte cariche dello Stato. Una situazione simbolica per un paese in cui le istituzioni politiche erano riservate agli uomini fino a pochi decenni fa. Intervista al politologo Werner Seitz.

È un eufemismo dire che la Svizzera non ha brillato nella promozione della donna in politica. A livello federale il suffragio femminile è stato approvato nel 1971. A livello cantonale si è dovuto attendere fino al 1990 prima che l’ultimo cantone – Appenzello Interno – si allineasse.

La presenza femminile nel governo federale è poi rimasta un miraggio. La prima donna ad accedervi fu Elisabeth Kopp nel 1984. In seguito ancora per parecchi anni l’esecutivo elvetico, composto di sette membri, contava una sola donna. Nel frattempo la situazione è evoluta. Ora il Consiglio federale è composto di quattro uomini e tre donne.

Segno del cambiamento dei tempi, il 2010 resterà negli annali della partecipazione femminile come la prima volta in cui tre donne accedono simultaneamente alle più alte funzioni politiche elvetiche. Nella sessione invernale, il parlamento ha eletto alla presidenza della Camera del popolo la socialista Pascale Bruderer Wyss , a quella della Camera dei cantoni la liberale radicale Erika Forster-Vannini e alla presidenza della Confederazione la popolare democratica Doris Leuthard.

Si può dunque concludere che le donne hanno definitivamente trovato posto nel paesaggio politico svizzero? Swissinfo.ch si è rivolta al politologo Werner Seitz, capo della sezione Politica, cultura, media dell’Ufficio federale di statistica e autore di numerosi studi sulla presenza femminile nelle istituzioni politiche elvetiche e internazionali.

swissinfo.ch: Tre donne simultaneamente ai tre posti chiave dello Stato. Un caso o il segno di una tendenza di fondo?

Werner Seitz: Naturalmente il fatto che tre donne si ritrovino in contemporanea alla testa delle tre più alte funzioni dello Stato è dovuto piuttosto al caso. Ma si tratta di un caso possibile solo se esistono certe premesse di base.

Ciò significa che occorre che delle donne siano presenti in questi organi. Occorre pure che i partiti siano disposti a nominare delle donne a queste funzioni. E ciò non è un caso.

swissinfo.ch: Secondo lei che osserva la situazione da tempo, cosa si può dire della situazione delle donne nella politica svizzera?

W. S. : In Svizzera la presenza femminile in politica è relativamente tardiva. Il diritto di voto a livello federale è stato accordato alle donne solo nel 1971. Ma hanno massicciamente recuperato il ritardo nel corso degli ultimi 40 anni.

Ora la Svizzera è uno dei paesi al mondo in cui la presenza femminile nelle istituzioni politiche è fra le più elevate. La Svizzera si classifica nel primo terzo. Quelli che fanno meglio sono soprattutto i paesi scandinavi, poiché sono stati pionieri in materia.

Ma con il 29.5% di donne elette nel parlamento federale, la Svizzera si piazza davanti a paesi come la Francia, la Gran Bretagna, l’Italia e l’Austria. La Svizzera è dunque relativamente ben posizionata nel raffronto internazionale.

swissinfo.ch: Attualmente, però, non c’è più alcuna donna alla presidenza di un grande partito.

W. S.: (breve silenzio) Sì, ha ragione. Ma anche questo può essere un caso. Fino a poco tempo fa Ruth Genner era alla testa dei Verdi. E nel corso degli ultimi dieci anni ogni partito, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice, Ndr.), tutti i partiti hanno avuto almeno una volta una donna alla propria testa.

swissinfo.ch: L’ideale sarebbe di avere una rappresentazione femminile del 50%. Con il 30% siamo ancora lontani. Perché non si arriva alla parità?

W. S.: Il cammino per giungere alla parità è molto lungo. Certo, la Svizzera è in ritardo rispetto ai paesi nordici che hanno accordato il diritto di voto alle donne già all’inizio del XX secolo e che hanno introdotto dei sistemi di quote.

Ma, ripeto, la situazione in Svizzera non è così malvagia. La rappresentazione femminile è raddoppiata in vent’anni. E l’aumento prosegue regolarmente.

swissinfo.ch: La soglia del 50% può essere raggiunta senza ricorrere alle quote?

W. S.: Dopo il massiccio rifiuto in votazione popolare di un’iniziativa che chiedeva l’introduzione di quote a livello federale, questa misura non è più un’opzione politica. Ma io sono sicuro che è possibile raggiungere la parità anche senza quote.

La parità è anche una questione culturale. Occorre dunque cambiare l’insieme della cultura. Un processo relativamente lento. In confronto con l’economia, in politica la parità è comunque già relativamente avanzata.

Proprio perché si tratta di un processo culturale non lo si può imporre. È soprattutto sensibilizzando l’opinione pubblica e puntando l’indice sul problema che si possono fare evolvere le cose.

swissinfo.ch: In materia di rappresentazione femminile ci sono differenze tra i diversi livelli politici (federale, cantonale e comunale)?

W. S.: Ci sono alcune differenze. Attualmente la quota femminile nella Camera bassa del parlamento federale e nei parlamenti comunali si attesta attorno al 30%, in quelli cantonali in media è del 26%. Nei governi è un po’ più bassa, ma supera il 20%.

swissinfo.ch: E fra i partiti? Quelli di sinistra ne hanno fatto a lungo una priorità.

W. S.: Effettivamente per tanto tempo era un po’ il “marchio di fabbrica” del campo rosso-verde, che presentava molte donne sulle sue liste.

Ma nel corso degli ultimi dieci-quindici anni, il Partito liberale radicale ha recuperato il ritardo, in primo luogo nelle elezioni con il sistema maggioritario, ossia alla Camera alta del parlamento federale e nei governi cantonali.

Stessa evoluzione anche per il Partito popolare democratico (PPD), ma solo alla Camera del popolo. Le donne PPD hanno ottenuto un rispettabile successo alle elezioni di sei anni fa, conseguendo il 32%. Un risultato ulteriormente migliorato nelle ultime elezioni, nell’ottobre 2007, quando sono salite al 39%.

Dunque, benché vi sia ancora una tendenza del campo rosso-verde a presentare più donne, non si può più veramente parlare di una polarizzazione sinistra-destra su questo aspetto.

Olivier Pauchard, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

Con 59 elette nell’ottobre 2007 su 200 seggi, la quota femminile alla Camera bassa ha raggiunto il 29,5%.

Di fatto però nel Consiglio nazionale siedono 57 deputate (28,5%), perché due donne hanno rinunciato al mandato.

febbraio 1971: viene accordato il diritto di voto e di eleggibilità alle donne;

ottobre 1971: elette 11 donne nel parlamento federale, 10 al Consiglio nazionale e una agli Stati;

1977: Elisabeth Blunschy (PPD) è eletta alla presidenza del Consiglio nazionale, la più alta carica politica del paese;

1983: il Partito socialista candida Lilian Uchtenhagen-Brunner al governo federale, ma la maggioranza borghese del parlamento non la elegge;

1984: Elisabeth Kopp (PLR) è eletta nel governo svizzero;

1987: Eva Segmüller è eletta presidente di un partito di governo, quello popolare democratico;

1987: Ursula Mauch è eletta presidente di un gruppo parlamentare, quello socialista;

1998: Ruth Dreifuss (PS) diventa presidente della Confederazione.

Ogni Camera del parlamento svizzero all’apertura della sessione d’inverno elegge il o la proprio(a) presidente, il cui mandato dura un anno.

I presidenti dirigono le deliberazioni, rappresentano la loro Camera all’estero e vigilano sul rispetto del regolamento, come pure sull’ordine durante le sedute.

Il o la presidente della Camera bassa ricopre la più alta carica dello Stato ed è perciò chiamato(a) primo(a) cittadino(a) della Svizzera.

Le Camere riunite in Assemblea federale eleggono, nella sessione invernale, il o la presidente della Confederazione, che è scelto fra i sette membri del governo, per rotazione, seguendo l’ordine di entrata nell’esecutivo. Il mandato dura un anno. Il o la presidente della Confederazione dirige le sedute del governo e svolge funzioni di rappresentanza.

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