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Omicidio di Rafiq Hariri, scagionata Hezbollah

Passerella pedonale coperta da lunga bandiera libanese con volto di un uomo; convoglio militare transita al di sotto
Beirut, 18 agosto. Una bandiera libanese col volto dell'ex premier assassinato. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

Non ci sono prove che i vertici dell'organizzazione paramilitare sciita Hezbollah o il governo siriano siano coinvolti nell'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri il 14 febbraio del 2005. Lo ha stabilito il Tribunale speciale Onu per il Libano istituito nei Paesi Bassi. La Corte, riunita martedì, ha condannato solo il principale imputato.

“La camera di consiglio”, ha detto il presidente della Corte David Re, dando lettura del verdetto martedì a Leidschendam, “è del parere che la Siria ed Hezbollah possano aver avuto motivi per eliminare Hariri e i suoi alleati politici, tuttavia non ci sono prove che la leadership” del movimento sciita “abbia avuto alcun coinvolgimento nel suo omicidio” né ci sono “prove dirette del coinvolgimento siriano”.

La sentenza, attesa per lo scorso 7 agosto, era stata rinviata “per rispetto” delle vittime dell’esplosione di tre giorni prima a Beirut, che ha causato 177 morti e oltre 6’500 feriti. David Re, a inizio udienza, ha invitato l’aula a osservare un “minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime di questa catastrofe, a coloro che hanno perso la vita, a coloro che sono stati mutilati o feriti, alle loro famiglie, a coloro che hanno sofferto e hanno perso la loro casa “.

Per l’attentanto- nel quale perse la vita il prominente politico e rimasero uccise anche altre 21 persone- quattro membri di Hezbollah sono stati processati in contumacia. Il principale imputato, Salim Ayash, è stato giudicato colpevole mentre per gli altri tre il Tribunale speciale ha ritenuto non vi fossero prove sufficienti, riferiscono i media libanesi.

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Saad Hariri, figlio dell’ex premier che si era fortemente battuto contro l’occupazione del Libano dallo scoppio della guerra civile nel 1976, ha seguito la lettura della sintesi delle 2’600 pagine di sentenza in diretta tv. Anch’egli ex primo ministro, ha dichiarato che “accetta” il verdetto, un verdetto che “manda agli assassini il messaggio che l’era dei crimini politici è finita”.

La sentenza con la pena inflitta ad Ayash sarà emessa in un secondo momento.


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