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Tre anni di prigione per assistenza al suicidio

Una camera per il suicidio dell'organizzazione Dignitas: gli assistenti non possono aver alcun ruolo attivo Keystone

Venerdì, il Tribunale penale di Basilea Città ha condannato a tre anni di carcere, due dei quali con la condizionale, uno psichiatra zurighese che aveva aiutato attivamente tre malati psichici a morire.

Il procuratore aveva richiesto una pena detentiva di sette anni mentre la difesa si è battuta per l’assoluzione.

La corte ha ritenuto il 72enne Peter Baumann, psichiatra in pensione, colpevole di omicidio colposo e aiuto al suicidio, ma non di omicidio intenzionale come chiedeva il pubblico ministero.

Il processo si era aperto il 25 giugno. In causa c’erano tre suicidi di malati psichici avvenuti fra il gennaio 2001 e il gennaio 2003 a Basilea e a Lucerna. L’imputato ha riconosciuto il proprio coinvolgimento solo nel primo caso.

Metodi “disumani”

Secondo la corte, lo psichiatra ha agito per motivi egoistici, sperando così di ottenere un riconoscimento sociale dei suoi metodi, peraltro definiti “disumani” dai giudici. Ciò, l’ha condotto a diagnosi da dilettante ed a violare il suo dovere di diligenza, ha sottolineato il presidente del tribunale.

I giudici hanno inoltre criticato il comportamento negligente del condannato: secondo lui, l’assistenza al suicidio si limitava ad una procedura tecnica. L’ex psichiatra somministrava dei tranquillanti ai pazienti che chiedevano di morire prima di soffocarli mettendo un sacco sulla loro testa.

In Svizzera soltanto l’assistenza passiva al suicidio è legale. L’organizzazione d’assistenza al suicidio Exit fornisce dei medicamenti ai pazienti, ma sono questi ultimi a ingurgitarli autonomamente.

Baumann ha spiegato di avere aderito quale privato cittadino ad Exit alla fine degli anni ’80, motivato dalla sua esperienza professionale, e di avere poi fondato l’associazione SuizidHilfe Schweiz nel 2002, perché la prima organizzazione rifiutava di aiutare i malati psichici a togliersi la vita.

“Umanamente comprensibile”?

L’opinione di Peter Baumann in merito all’eutanasia è controversa. L’associazione da lui fondata è caratterizzata dalla convinzione di non dovere più respingere richieste di aiuto al suicidio, se tale desiderio appare come umanamente comprensibile.

Di conseguenza, dalla decisione in merito alla vita e alla morte sono esclusi medici, esperti di etica, giuristi e altri esperti. Secondo Baumann, infatti, ogni persona con un’esperienza di vita sufficiente è in grado di stabilire se sussiste effettivamente il desiderio di porre fine ai propri giorni.

swissinfo e agenzie

Nel 2006, le organizzazioni di aiuto al suicidio hanno assistito oltre 350 persone.
Esistono cinque organizzazioni di questo tipo: le maggiori sono Exit e Dignitas.
Exit (50 000 membri): nel 2006 ha aiutato a suicidarsi 150 persone (unicamente cittadini svizzeri).
Dignitas (5000 membri): nel 2006: ha aiutato a suicidarsi 195 persone, di cui 120 germanici.

Svizzera: prassi molto liberale. L’eutanasia passiva (sospensione di una terapia, spegnimento di apparecchi) non è punibile. L’eutanasia attiva è considerata come omicidio ed è quindi punibile.

Germania: l’aiuto al suicidio è proibito ai medici.

Francia: l’eutanasia passiva sarà in futuro permessa a medici e parenti. L’eutanasia attiva resta tuttavia proibita.

Italia: sono proibite sia l’eutanasia attiva sia quella passiva.

Paesi Bassi e Belgio: l’eutanasia attiva è consentita a determinate condizioni.

Inghilterra: vige la legislazione più restrittiva a livello europeo. L’eutanasia non è prevista dalla legge.

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