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Le bombe a grappolo continuano a mietere vittime

Lavori di sgombero di bombe a grappolo in un campo nei pressi della città di al-Tmanah al Sud della Siria nel maggio 2016. Reuters

Dall’entrata in vigore della Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo nel 2010, notevoli progressi sono stati fatti in tutto il mondo per sopprimere questi ordigni. La Svizzera sta ad esempio distruggendo il suo arsenale di 202 mila bombe. Tuttavia, queste armi continuano a mietere vittime in diversi conflitti, tra cui in Siria e Yemen. 

“La Convenzione sulle bombe a grappoloCollegamento esterno comincia ad avere un impatto sul terreno”, rileva Sabrina Dallafior, rappresentante permanente della Svizzera presso la Conferenza sul disarmo a Ginevra. L’ambasciatrice conduce questa settimana la delegazione elvetica alla riunione degli Stati membri della Convenzione di Oslo sulle bombe a grappolo presso la sede ginevrina delle Nazioni Unite. 

Progressi rilevati anche da Christine Beerli, vice presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). “La Convenzione ha ottenuto un notevole successo durante il breve periodo in cui è stato attuata. Due milioni di bombe a grappolo sono stati distrutti e centinaia di chilometri quadrati di terreni sono stati risanati. Conformemente al trattato, degli aiuti sono stati versati agli Stati in cui le bombe a grappolo hanno fatto delle vittime”. 

Dal mese di agosto 2015, altri cinque paesi – Colombia, Islanda, Palau, Ruanda e Somalia – hanno ratificato il testo, mentre Cuba e Mauritius l’hanno firmato. Finora un totale di 119 Stati hanno adottato i principi della convenzione. 

Il trattato non è stato tuttavia ancora ratificato da attori importanti a livello mondiale, come gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Inoltre, nel 2015, questi ordigni hanno ancora ucciso 417 persone, di cui più di un terzo erano bambini, indica la Coalizione contro le bombe a grappoloCollegamento esterno, secondo la quale il numero effettivo delle vittime potrebbe essere molto più alto. In base a un rapporto della Coalizione, la maggior parte delle vittime sono state uccise in Siria (248), Yemen (104) e Ucraina (19). 

A detta degli attivisti di questa organizzazione, vi sarebbero dei legami tra la Russia e l’impiego di bombe a grappolo, dal settembre 2015, nei territori controllati dall’opposizione siriana. Accuse ripetutamente smentite però da Mosca. 

A Ginevra diverse delegazioni invitano tutti gli Stati a ratificare il trattato, ad adottare delle misure per metterlo in atto e a garantire una maggiore trasparenza. L’Olanda ha proposto di fissare il 2030 quale scadenza per la soppressione di tutte le bombe a grappolo a livello mondiale. 

76% delle scorte svizzere distrutte 

Anche la Svizzera, che ha ratificato la convenzione nel luglio 2012 dopo un lungo processo di consultazione nazionale, sta distruggendo il suo arsenale di bombe a grappolo, che comprende 201’895 ordigni di quattro tipi diversi, acquistati tra il 1988 e il 2004 in Gran Bretagna e Israele. Queste armi sono state assemblate in Svizzera, dove sono state aggiunti componenti speciali per renderle più affidabili, secondo quanto indicato dalla Coalizione contro le bombe a grappolo. 

Le autorità svizzere hanno reso noto che il 76% delle bombe a grappolo sono state distrutte tra il 2010 e il giugno 2016. Le scorte rimanenti dovrebbero essere completamente eliminate entro la fine del 2018, ossia ben prima della scadenza del 2021. 

La Svizzera è sulla buona strada”, ha dichiarato Mary Wareham di Human Rights Watch, che ha elaborato un rapporto su queste armi. “I lavori proseguono in modo sistematico e preciso, come ci si può aspettare dalla Svizzera”. 

Ultime vestigia 

Secondo i rapporti ufficiali, la Svizzera non ha mai usato o esportato bombe a grappolo. Queste armi non sono neppure state utilizzate per esercitazioni compiute sul territorio elvetico. 

Vi è però da chiedersi perché un paese “neutrale” e con una grande tradizione umanitaria, come la Svizzera, ha accumulato decine di migliaia di ordigni di questo tipo. L’arsenale svizzero è ben più grande di quello di paesi paragonabili, come l’Austria, la Danimarca e la Norvegia. 

“L’acquisto di queste armi era legale fino a quando si è diventati consapevoli dei loro effetti”, rileva Mary Wareham. Da notare che, nel corso del dibattito in Parlamento sulla ratifica del trattato, alcuni rappresentanti dei partiti conservatori hanno affermato che un divieto di queste armi indebolirebbe la difesa svizzera. 

L’arsenale svizzero di bombe a grappolo appare più che altro come una delle ultime vestigia di una politica di difesa delineata per proteggere la Svizzera durante la Guerra fredda, quando vi erano grandi timori di un attacco da parte dei paesi del Patto di Varsavia. 

“Nel 2012, quando la Svizzera ha deciso di ratificare la Convenzione, si è ritenuto che le bombe a grappolo non erano più necessarie per legittimare bisogni di difesa”, rammenta Vincent Choffat, consigliere della Missione permanente della Svizzera presso le Nazioni Unite a Ginevra.


Traduzione di Armando Mombelli

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