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Le navi svizzere in un mare a forza 10

Il Lausanne di Suisse-Atlantique.
Il "Lausanne" di Suisse-Atlantique. DR

In assenza di controlli regolari, i cargo battenti bandiera svizzera rischiano di essere inseriti nella lista nera delle navi ad alto rischio. Per evitarlo, Berna ha preso un provvedimento inedito: permettere a queste navi di cambiare temporaneamente bandiera.

Si chiamano “Lavaux”, “Romandie”, “Moléson”, “Lausanne”, “Geneva” o “Aventicum” e sono registrate al porto di Basilea, dove però non getteranno mai l’ancora viste le loro dimensioni e il loro tonnellaggio. Nel 2016 la marina svizzera disponeva ancora di 50 navi da carico di proprietà di sei armatori. In meno di quattro anni, il loro numero è sceso a 20 per soli tre armatori: Suisse-Atlantique a Losanna, ABC Maritime a Nyon e Zurich Reederei.

La flotta elvetica potrebbe presto andare a fondo se nulla sarà intrapreso a Berna e Basilea, dove ha sede l’Ufficio svizzero della navigazione marittima. “Questa crisi si sta aggravando e c’è il pericolo che la flotta battente bandiera svizzera scompaia del tutto entro il 2023 se non si adottano misure d’emergenza a brevissimo termine”, ha recentemente sottolineato l’Associazione svizzera degli armatori (Swiss Shipowners Association), che ha appena pubblicato un libro bianco per lanciare l’allarme.

La flotta d’alto mare ha accumulato milioni di perdite negli ultimi anni a causa del marasma in cui si trova il trasporto marittimo. L’anno scorso un armatore della Svizzera tedesca è stato confrontato con gravi difficoltà economiche. Poiché i suoi cargo erano assoggettati alla fideiussione della Confederazione – una garanzia che permette all’armatore di contrarre crediti a un tasso d’interesse più favorevole, dall’1 al 2% per la costruzione di una nuova nave da carico, in cambio di un’eventuale requisizione in tempi di crisi o di guerra – Berna ha dovuto confiscare la sua dozzina di navi e metterle in vendita a un prezzo più basso.

La perdita è stata di 204 milioni. Lo scorso luglio, l’armatore di 66 anni è stato condannato a 5 anni di carcere. Il Tribunale penale economico del Cantone di Berna lo ha giudicato colpevole di frode e di amministrazione infedele.

Sfuggire alla lista nera

I problemi della marina rossocrociata sono però di più ampia portata e gli stop imposti alle navi svizzere nei porti europei sono diventati molto più frequenti. Gli accordi internazionali impongono infatti una serie di controlli, senza i quali le navi battenti bandiera svizzera vengono respinte.

Date le dimensioni ridotte della flotta, i controlli nei porti lontani sono diventati aleatori. A causa del basso numero di ispezioni effettuate sulle sue navi negli ultimi tre anni, la bandiera marittima svizzera, attualmente sulla lista grigia dell’Organizzazione marittima internazionale, rischia di finire in quella nera, ovvero l’elenco delle bandiere le cui navi presentano un rischio elevato. Questo declassamento, valido per almeno i prossimi due anni, sarebbe applicato su tutto il territorio europeo, russo e canadese.

Il Governo svizzero ha quindi appena adottato una misura d’emergenza completamente nuova, modificando un’ordinanza federale: le navi svizzere oggetto di una fideiussione della Confederazione potranno cambiare bandiera, scegliendo ‘colori’ meno esposti. Questo permetterà loro di evitare le conseguenze di una lista nera.

La “Général Guisan” batterà così bandiera delle Isole Marshall, la seconda più importante bandiera marittima al mondo dopo Panama. La “Général Guisan”, di proprietà del principale armatore elvetico Suisse-Atlantique, è in costruzione presso un cantiere navale giapponese nelle Filippine. “È un simbolo forte”, dichiara Jean-Noël André, il patron della Suisse-Atlantique. “Al pari di questo ufficiale dalla forte personalità [il generale Guisan fu comandante in capo dell’esercito svizzero dal 1939 al 1945, ndr], non ci arrendiamo di fronte alle avversità”.

Un secondo cargo, il “Nyon”, è pure in costruzione sull’isola filippina di Cebu. Il varo è previsto nel novembre 2021. Anche questa nave dovrà rispettare norme più severe e più costose per quanto concerne l’inquinamento da zolfo e da NOx (ossidi d’azoto e loro miscele). Il cargo di 64’000 tonnellate dovrebbe anche battere bandiera delle Isole Marshall.

900 navi in mano ad armatori con sede in Svizzera

“Le statistiche doganali sono fuorvianti. Menzionano solo l’ultimo vettore di trasporto, ma il 90% di tutto ciò che consumiamo arriva via mare. È essenziale per la nostra economia. Il trasporto marittimo rappresenta circa 2’000 posti di lavoro diretti, pari allo 0,4% del prodotto interno lordo”, indica Olivier Straub, segretario generale dell’Associazione svizzera degli armatori.

Recentemente è entrato a far parte dell’associazione il colosso MSC, che annovera nella sua flotta alcune tra le più grandi navi portacontainer e da crociera del mondo. La MSC è la seconda compagnia mondiale nella spedizione di container, dietro alla danese Maersk e davanti alla francese CMA. Con sede a Ginevra dal 1978, la Mediterranean Shipping Company, nelle mani della famiglia napoletana Aponte, gestisce una flotta di 550 navi.

L’Associazione svizzera degli armatori, che comprende ormai anche cargo che non battono per forza bandiera svizzera, conta oggi più di 900 navi. Senza accesso diretto al mare, la Svizzera si classifica al quinto rango europeo e all’undicesimo mondiale per quanto concerne il tonnellaggio, davanti a Stati come la Norvegia, Taiwan o la Francia.

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