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Coronavirus, dubbi sugli impianti di climatizzazione

Finestra aperta
Gli scienziati chiedono che l'Oms raccomandi di arieggiare più attivamente gli ambienti chiusi. tvsvizzera

Un gruppo di 239 scienziati ha lanciato lunedì un appello all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) affinché riconosca che il coronavirus potrebbe propagarsi anche attraverso l'aria ben oltre i due metri e chiedono che l'Oms raccomandi una ventilazione più frequente degli spazi chiusi.

La lettera si rivolge direttamente all’Organizzazione dell’Onu, già criticata per aver tardato di raccomandare le mascherine sanitarie. Stavolta l’accusa è di aver ignorato i diversi indizi di propagazione aerea del covid.

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Coronavirus: le responsabilità dell’OMS

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L’Oms, così come altre organizzazioni sanitarie, ritengono che il covid-19 sia principalmente trasmesso tramite le goccioline di saliva proiettate sul volto delle persone da tosse, starnuti o semplicemente parlando a distanza ravvicinata. Sono goccioline pesanti che cadono a terra in un perimetro di circa un metro.

Da qui la priorità data alla distanza fisica, l’igiene delle mani e le mascherine.

Alcuni studi sul nuovo coronavirus e altri virus respiratori hanno però evidenziato che delle particelle virali sono presenti anche nelle goccioline microscopiche (meno di 5 micron di diametro) dell’aria espirata da una persona contagiata.

Più leggere, possono restare in sospensione in ambienti chiusi per diverse ore e potenzialmente essere inalate da altre persone. Non è stato mai provato che queste particelle potessero provocare un’infezione, ma gli indizi si accumulano.

“Chiudiamo alla comunità medica e agli organismi internazionali competenti di riconoscere il potenziale di trasmissione aerea del Covid-19”, scrivono nella rivista Clinical Infectious Disease di Oxford due scienziatiCollegamento esterno: Lidia Morawska e Donald Milton in un articolo firmato da altri 237 esperti.

Questi ultimi chiedono all’Oms di sottolineare come sia importante e urgente arieggiare più attivamente i luoghi di lavoro chiusi, le scuole, gli ospedali, le case anziani e di installare degli strumenti di lotta come filtri dell’aria più sofisticati e speciali lampade UV nei condotti per uccidere i microbi. Anche senza una prova definitiva che la trasmissione possa avvenire nel modo descritto, la prudenza dovrebbe essere d’obbligo. “L’assenza di prove non è una prova di assenza”, ha insistito Julian Tang, dell’Università di Leicester, uno dei firmatari.

Il centro di prevenzione delle malattie infettive europeo aveva già spiegato il 22 giugno che la climatizzazione poteva diluire il virus presente nell’aria e eliminarlo, ma che un risultato contrario sarebbe possibile in quei sistemi di ventilazione che non rinnovano l’aria ma la riciclano in continuazione.  

La Radiotelevisione svizzera ne ha discusso con Marcel Tanner, della Task Force anti-covid svizzera.

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tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 07.07.2020)

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